martedì, 3 Dicembre 2024
Archeologia&Dintorni

Il ritratto greco

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Un altro argomento fondamentale per gli studi archeologici classici è il ritratto greco, da quelli riproducenti tratti somatici idealizzati a quelli, in epoca più recente, con le reali fattezze dei personaggi protagonisti della storia delle polis greche .

gruppo-dei-tirannicidiFino al periodo dei Tiranni (VI-V sec. a.C.)  la rappresentazioni artistiche sugli uomini erano riferite a immagini tipizzate, rispondenti ad un’idea di bellezza concettualizzata e fino al IV sec. a.C. inoltrato, era vietata l’esposizione pubblica di immagini di singoli. La produzione di statue ebbe qualche eccezione nei gruppi rappresentanti ideologie civili, politiche o religiose. Solitamente i ritratti idealizzati erano destinati ad eroi, al fondatore della città o ai Tirannicidi e potevano essere conservate anche nel teatro. Un esempio fu quello dei Tirannicidi, Armodio e Aristogitone: secondo Aristotele le statue dei Tirannicidi sono le più antiche, quasi a sfatare la tesi che la ritrattistica greca fisiognomica esistesse da prima del IV sec. a.C. Il gruppo statuario dei Tirannicidi (oggi esistente solo in copia romana) è solitamente un insieme di 2/3 persone che non interferiscono nelle loro azioni (quindi in questo caso non si potrebbero definire gruppo…). L’originale in bronzo, eretto dopo la cacciata dei tiranni era stato realizzato da Antenore e requisito dai Persiani. Gli orgogliosi cittadini dell’Attica, che ci tenevano a mostrare la loro vittoria non solo a ricordare la cacciata dei Tiranni, ne fecero erigere altre copie da Kritios e Nesiotes, sempre in bronzo. Gli Ateniesi decisero di rappresentare Conone (strategòs ateniese che sconfisse Sparta durante la Guerra di Corinto) quale simbolo della democrazia e che aveva liberato la città dall’egemoinia spartana. La statua, simile a quella dei Tirannicidi, fu esposta nell’Agorà, il luogo d’incontro pubblico e assembleare per antonomasia. La statua del tirannicida Conone, oltre che sull’agorà, fu posta anche in copia sull’Acropoli, quale dono votivo. Diverse sono le copie romane di un ritratto/testa – solitamente i greci non tagliavano il busto o la testa – in cui si riconosce Conone o Alcibiade (denominata testa tipo Pastoret, conservata a Copenaghen). Pausania descrive molto bene il ritratto di Alcibiade, simile al ritratto danese, perché da lui osservato su un mosaico pavimentale proveniente e conservato a Sparta, quale copia della statua originale. Nella testa, comunque, si nota un carattere quasi soprannaturale, con gli occhi oltre l’osservatore, capelli lunghi (non una moda del IV secolo a.C.) e la testa leggermente girata. L’elmo corinzio è di tipo arcaico, proprio ad indicare l’appartenenza ad un passato eroico. Il volto ha un’espressione sovrumana, con gli occhi aperti e verso l’alto. Non è un ritratto fisiognomico, è un eroe senza volto!

Del filosofo Socrate esistono due tipi di ritratto (A e B), realizzati in numerose copie. Il tipo A è più veritiero (una copia romana su originale del 380 a.C. è conservata a Napoli) ed è stato commissionato dagli amici di Socrate stesso per essere posizionato nella Stoà ateniese. Il ritratto è molto fisiognomico, anche se nel 380 a.C. Socrate era già morto. E’ un ritratto di ricostruzione, ad honorem, un ritratto privato le cui caratteristiche corrispondono a ciò di cui anche Socrate dice di se stesso. Da questo deriva il ritratto tipo B situato, in origine, nel Pompeyon di Atene, voluto dalla polis a espiazione della ingiusta condanna conferita a Socrate. E’ meno caratterizzante e sicuramente attribuibile al maestro Lisippo (una copia romana è conservata ad Atene). Gli archeologi hanno studiato due ipotesi circa la provenienza della testa del ritratto di tipo B: una ipotesi la riferisce ad una statua posta in posizione seduta, tipo la statua del cd.  “Filosofo di Copenaghen”; un’altra ipotesi, invece, riferisce il ritratto ad una statua in piedi, stante, come la piccola statua conservata al British Museum e di provenienza egiziana. A sostegno della prima ipotesi, vi è un affresco recentemente rinvenuto a Efeso e in altri vari mosaici e rilievi (si veda il la classica iconografia del mosaico dei Sette Savi). La differenza tra i due tipi di ritratto è comunque nell’orientamento della testa. La tipo B potrebbe, quindi, essere una derivazione ellenista dell’originale. Una caratteristica della statuetta di Londra è che mostra il mantello sul corpo fin oltre le ginocchia e una parte sulla spalla. E’ in una posizione assolutamente classica! Il maestro Lisippo ha avuto come maestro Policleto, maestro della ponderazione. Quindi questa statuetta potrebbe essere l’esatta copia della statua lisippea, un ritratto di ricostruzione, privato, utilizzando caratteristiche note.

034milziadetemistocleL’Erma di Milziade, con relativa iscrizione, è stata ritrovata a Ravenna nel 1936 ma risulta già conosciuta nel Rinascimento ma poi scomparsa. L’originale bronzeo è di metà V secolo a.C. e sembra collegato al maestro Fidia che creò, in base alle fonti, un dono votivo a Delfi dalla statua di Milziade, vincitore a Maratona. Anche qui mancano i tratti fisiognomici, ma si notano i tratti di un personaggio importante: i capelli con la frangia, la barba ricca e fluente, anche un brandello di mantello. Che sia Milziade, si desume dall’iscrizione in greco e da un epigramma che lo inneggia e ne descrive la radiazione da Atene. L’iscrizione è comunque apocrifa e posteriore (gli ateniesi mai avrebbero redatto una iscrizione con i dati personali del generale!). Dell’Erma di Ravenna esistono altre tre copie e vi sono affinità (per datare l’originale) con vari ritratti simili (incluso quello famoso di Platone). Pausania ricorda che esistevano tre ritratti originali di Milziade: uno posto nel Prytanèion ad Atene, visto e descritto da Pausania stesso, con abiti civili e toga; un altro, in posa militare, vicino alla statua di Temistocle dove sembrano un romano e un trace; il terzo ritratto si trovava nel Teatro di Dioniso ad Atene, in cui il Milziade delfico è rappresentato come uno stratega e prototipo delle copie successive. La statua di Ravenna è copia di quella situata al Prytanèion. Con questo tipo di ritratto è ancora rappresentata una personalità importante.

Il ritratto di Platone, realizzato da Silanio (oggi al Louvre), è molto simile, come indicato sopra, a quello di Milziade. Platone non era un eroe e sulla statua originale vi era indicato anche il nome. Il ritratto originale era stato commissionato dal persiano Mitridate, non un greco. Il ritratto fornirà l’imprinting per tutte le successive statue di filosofi.

Il ritratto politico dei Tragici (Sofocle, Eschilo ed Euripide) era originariamente posizionato nel Teatro di Dioniso per volere di Licurgo già dalla seconda metà del V secolo a.C. Di quello di Sofocle non si hanno molte copie. Quello di Eschilo esiste in una copia presso il museo di Napoli; mentre di Euripide, si ha una copia personalizzata assolutamente diversa dalle altre figure e più antica delle altre!  Ma il ritratto più plausibile di Euripide è nell’unica copia conservata presso il museo di Napoli.  Il ritratto di Sofocle conservato  nei Musei Vaticani è ben descritto da Otto Benndorf, con una precisa rappresentazione del bello e del buono in riferimento alle statue onorarie e politiche ateniesi. Il ritratto di Sofocle sarà l’ultimo ritratto politico della polis ateniese, dopodiché ci sarà l’esaltazione del singolo prodotta dall’Ellenismo.

In generale, la mancanza di fisiognomica, ha spesso prodotto diversi problemi di identificazione, all’assegnazione del nome del personaggio al ritratto o alla statua. Inoltre, le rappresentazioni artistiche ritrattistiche nelle polis del V secolo a.C.  avevano la tendenza a mantenere la rappresentazione libera da tratti individuali. Ad esempio, secondo quanto riportato da Eschine, l’affresco della Battaglia di Maratona posto nella Stoà di Atene è anche ricordato perché il dêmos non accettò che fosse inserito il nome di Milziade, che aveva condotto vittoriosamente la battaglia, nell’affresco: la battaglia era stata vinta dalla polis! Quindi si idealizzavano i volti ma non l’identità fisiognomica. Anche Tebe fu sede di un simile episodio.

Nella Collezione Strangford, conservata presso il British Museum, vi è la riproduzione dello scudo della statua crisoelefantina di Athena Parthenos venerata nel Partenone. Nella gigantomachia presente nello scudo  vi sono le rappresentazioni di Dedalo e Tèseo, con le fisionomie di Fidia e Pericle (Fidia è calvo e Pericle indossa una lancia e uno scudo). Quando gli Ateniesi si accorsero di ciò, eliminarono dalla vita della polis i due personaggi: la fama non servì a Fidia a processarlo per empietà: gli Ateniesi non accettavano ritratti fisiognomici, non erano ammessi per ragioni politiche. La loro tipologia di democrazia negava che fossero tessute lodi individuali e da quel momento si persero le tracce di Fidia (forse ucciso o forse inviato in esilio a Olimpia dove avrebbe realizzato la statua di Zeus dell’omonimo tempio). Secondo Demostene, nella sua orazione verso Contro Leptine, gli Ateniesi non rappresentarono mai Milziade o Temistocle, ma solo soldati generici con nomi generici. Sempre secondo Demostene, si hanno diversi ritratti di Temistocle, ma non ad Atene: uno era presente a Melite, dove Temistocle sarebbe stato esule. Questi ritratti sono stati visti anche da Plutarco: questi descrive di un ritratto di un un uomo dallo spirito e dall’apparenza eroici. Ma per Atene vi fu comunque un’eccezione: sul Santuario dell’Acropoli, tra i ritratti votivi, si rinvennero ritratti di personaggi stranieri: Fayllos di Crotone (che aveva equipaggiato una nave che affiancò Atene nella Battaglia di Salamina, contro i Persiani) con un elogio; una statua di Ecfanto di Siracusa, caduto in guerra al fianco degli Ateniesi, realizzata da Kritios e Nesiotes (autori della seconda statua dei Tirannicidi). Ma, come detto, questi personaggi erano stranieri!

perik3Il Ritratto di Pericle (il ritratto per antonomasia del periodo classico) era situato, quale ritratto votivo, sull’Acropoli: alla base era indicato  il nome dello scultore Kresilas. Il ritratto con elmo, capelli corti e caratteri regolari, rappresenta uno stratega, La copia conservata al British Museum è piegata verso dx e, in base al taglio del busto, era una nudità eroica. La statua, anche se votiva, è un chiaro monumento politico  ma non era esposta al pubblico nell’Agorà.

In Asia Minore, in prima epoca arcaica e senza una democrazia, le statue realizzate erano di esaltazione personale: la tradizione orientale era, quindi, nettamente diversa da quella greca. In questa ottica furono scolpite le squadrate statue dei Branchidi (conservate a Londra, British Museum), in origine poste sulla via sacra che portava al Didimeo di Mileto: costituiscono il più ricco complesso di arte arcaica della Ionia asiatica. Sulla base vi è riportato il nome del sacerdote ed un epigramma in cui le iscrizioni parlano in prima persona (spiegano la concezione della personalità che eccelle sugli altri). Altro importante ritratto, rinvenuto da Giovanni Becatti ad Ostia, è la copia romana dell’Erma di Temistocle. Cranio largo, volto irregolare, occhi ravvicinati, bocca grande e carnosa, vero e proprio ritratto fisiognomico individuale. Unisce alle forme iconografiche veritiere, il peso dell’importanza dell’uomo. Temistocle, arconte di Atene e vincitore a Salamina, poi esule e vassallo persiano a Magnesia, era un uomo politico e non poteva essere esposto nell’agorà o in un santuario. L’origine di questa copia romana è probabilmente Magnesia (in Persia) ed è conservata al Museo di Ostia (unica copia).

La statua di Tissaferne, generale persiano, è invece un ritratto personale e non idealizzato. L’originale era stato realizzato a Magnesia antica città della Lidia, di cui il generale era satrapo, dove già vi erano altre statue del generale. Nel 399 a.C. lo spartano Tibron, fuggendo a Cirene, distrusse Magnesia, ma senza lasciare testimonianze delle statue della città. Dalla descrizione dell’orginale, la statua doveva essere un nudo fino alla spada con un martelletto tipo fidiaco. La statua, forte ed incisiva, trova confronti solo in quella dei Tirannicidi (soprattutto col personaggio più vecchio) o ad altre opere attiche simili. Molto probabilmente, a Magnesia, era stato interpellato uno scultore attico per realizzare la statua ed effettuare gli opportuni confronti.

Un’altra testa di stratega, conservata in una copia a Messina e in due copie a Vienna, è fredda, volutamente arcaica ed indurita (soprattutto quella di Messina). Quelle di Vienna sono quasi effeminate nella zona orbitale, ma hanno le caratteristiche dello stratega, con elmo attico tirato all’indietro, barba a ricci e mascellone, bocca carnosa. Presentano occhi incavati, che ne fanno un ritratto meno rigido e patetico. Assomigliano a statue di età severa e a quelle della Magna Grecia. Le forme, volutamente arcaiche, sono di provenienza da un paese conservatore e si riferiscono forse ad uno stratega siciliano, Gerone I (478-466 a.C.), tiranno di Siracusa. Di notevole importanza è il ritratto siciliano di Eschilo (diverso dal ritratto licurgheo) con marcate caratteristiche fisiognomiche: vecchio calvo, viso arcigno e sopracciglia aggrottate, sguardo fosco ed interrogativo. Eschilo è stato molto onorato in Sicilia che nella sua patria di origine!

Nel museo di Sparta è conservato il busto di un guerriero, forse Leonida, con un grande elmo e le paragnatidi (coperture delle guance) a forma di ariete. Il personaggio ha la barba, senza baffi, è in movimento e presenta una torsione verso sinistra (proveniente, quindi, da un frontone o da un duello statuario), è di età primo severa (V secolo a.C.). Rispetto alle altre, è contemporanea dei busti di Milziade o Temistocle ed  è somigliante anche al ritratto del re spartano Pausanias: oggi è conservato in sei copie (da Roma ad Oslo). La copia di Roma mostra la posizione originale della testa e forse, la statua intera poggiava su una lancia nella mano sinistra. Il ritratto di Oslo è molto fisiognomico e più simile alle teste votive laconiche. Le guance scavate, la fronte rugosa, gli occhi avvizziti, sono le caratteristiche. Se l’arte laconica perseguiva tendenze realistiche, ad Atene si ricercava colto del bello! Sempre dal mondo laconico, precisamente, dal  Santuario arcaico di Artemide Orthia a Sparta, utilizzato fino ad età romana, sono state rinvenute varie maschere da indossare, o appendere, in riti orgiastici o misteriosi. L’uso di queste maschere ha la sua massima fioritura nel VI secolo a.C. e rappresentano ritratti molto fisiognomici. Il ritratto del re laconico Archidamo III, che venne in aiuto ai tarantini nel 328 a.C., è rivolto verso destra, indossa una corazza, i capelli sulla fronte, volutamente scompigliati, sono asimmetrici (asimmetria ignota in Attica), forse dovuta anche al copista romano.

Un apprezzabile lavoro di fattura greco orientale è una gemma firmata da Dexamenos di Chios. La gemma, databile 445/400 a.C., mostra il profilo di un uomo barbato e una fisiognomica molto comune. Il naso non è un classico greco. E’ un evidente ritratto personale e si avvicina molto all’ambiente settentrionale dell’Asia Minore. Dallo stesso territorio proviene il ritratto di Ermarco di Mitilene, dove si ha una diversa concezione del ritratto. In generale, se nella Laconia si rappresentava realismo violento, nel nord dell’Asia minore, invece, una sorta di forma da pensatore con mitezza di sguardo e riposo del viso, caratteristico dell’ambiente nord eolico, erano le caratteristiche fondamentali. L’Ermarco è una copia di un ritratto di Lesbo del IV secolo a.C. quando Ermarco, appunto, lasciò la sua patria per seguire Epicuro ad Atene.

Nella nostra carrellata di ritratti non possono mancare questi ultimi elementi. La statua di Metrodoro di Lampsaco, filosofo, ha gli stessi elementi psicologico-individuali dell’Ermarco ed evidenzia un nuovo stile del temperamento, a base dell’insegnamento della filosofia epicurea. Quindi l’Omero tipo Monaco-Gliptoteca: è il primo dei ritratti dei pensatori creati a posteriori quale desiderio di riesumare i lavori letterari del pensatore stesso ed offrendo, contemporaneamente, similitudini religioso-sentimentali della personalità riprodotta. E’ probabile che tutte le biblioteche romane antiche avessero una copia del busto di Omero. L’unico fattore concreto del ritratto è la presenza caratteristica degli occhi chiusi, a riproduzione della cecità di Omero. Da Cirene, sotto il tempio di Apollo, è stato rinvenuto, in ottime condizioni, un ritratto di V secolo a.C. rappresentante un uomo barbato e giovane, copia dell’originale in bronzo (distinguibile dalla fattura dei capelli), con diadema o scarabeo (simbolo di regalità) su fascetta frontale. Si riferisce al ritratto di Arcesilao IV ultimo re (nonché poco di buono)  di Cirene (470-450 a. C.), astioso e portatore della tirannia. La repubblica che l’ha sostituito (440 a.C.), ha evidentemente occultato tutti i simboli della tirannia, tra cui le raffigurazioni dei tiranni. Infine Atene: come indicato nel V/IV secolo a.C.  il ritratto non era affatto considerato non per mancanza di capacità nella realizzazione, ma perché nonera affatto contemplato per questioni politico-sociali: era una democrazia strana, con una voluta mancanza dell’esaltazione del singolo anche se meritava. Gli eroi e i pensatori potevano essere rappresentati nei ritratti pubblici, solamente come tipologia di persona. Diversa era la situazione dal IV secolo a.C. in poi per i ritratti privati e Socrate, ad esempio, ha un ritratto particolareggiato con modello idealizzato da Lisippo (si veda sopra). Attorno ad Atene, invece, dove i poteri sono in mano ad un re o un tiranno, il culto sul singolo è maggiore, con l’esaltazione di distinguerlo dagli altri. Lisippo (vissuto oltre i 90 anni), prima scultore della polis ateniese, con Alessandro Magno diventa scultore di corte e da scultore idealizzante passa alla ritrattistica del monarca. Siamo arrivati all’Ellenismo!

 

Daniele Mancini

 

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