sabato, 23 Novembre 2024
Pubblicazioni&StudiScoperte&SitiArcheologici

IMPRONTE FOSSILI NEANDERTHALIANE SULLA SPIAGGIA DI MATALASCAÑAS, SPAGNA

Per leggere questo articolo occorrono 4 minuti

Nel giugno dello scorso anno, un suggestivo scenario preistorico è stato scoperto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Huelva lungo la spiaggia di Matalascañas (Huelva): le intense tempeste invernali e l’azione delle forti maree hanno messo in luce una vasta area di oltre 6.000 m² che sarebbe stata calpestata oltre 100.000 anni fa. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports.

Il sito costiero spagnolo ha riportato, infatti, un numero enorme di impronte fossili ben conservate di grandi mammiferi vertebrati, tra cui uro, cervi, cinghiali, elefanti, canidi e uccelli acquatici. Tuttavia, tra le tante tracce di animali, un’altra grande scoperta è apparsa agli occhi dei ricercatori, impronte di origine umana.

La presenza di icniti umani (le impronte) è fondamentale per comprendere aspetti legati alla biologia e al comportamento dei nostri antenati. Le impronte forniscono una finestra su alcuni momenti della loro esistenza che sono stati congelati nel tempo, incluso quei dati inestimabili sul numero di individui che le hanno realizzate e, soprattutto, sulle loro caratteristiche biologiche (altezza, età, massa corporea, sesso) e anche biomeccaniche (postura, andatura, velocità).

Rispetto ad altri siti archeologici o paleoantropologici, tuttavia, il numero di siti con questo tipo di impronta è ancora relativamente scarso in tutto il mondo, soprattutto quelli relativi all’Uomo di Neanderthal, ominide a cui si riferiscono le impronte.

La Penisola iberica è ricca di località con resti osteologici (ossa) e tecnologici (industria litica) relative all’Uomo di Neanderthal. Ad esempio, la Costa di Arrábida, in Portogallo, le Grotte Bajondillo e Abrigo 3, a Malaga, la Grotta Vanguard e Gorham, a Gibilterra. Solo un’impronta mal conservata è stata segnalata dalla Baia di Catalán, a Gibilterra, ma la sua attribuzione è dubbia, perché la sua età (28.000 anni) risale a un’epoca in cui i Neanderthaliani erano estinti da tempo in tutta Europa.

Le impronte di Matalascañas sono quindi il primo indiscusso rinvenimento di impronte neanderthaliane trovate nella penisola iberica e sono, ad oggi, le più antiche relative al Pleistocene superiore (il periodo compreso tra 129000 a 11 700 anni or sono).

Sebbene ne siano state identificate molte, è stato possibile classificare con certezza fino a 87 impronte che sono state impresse in un’area paludosa situata vicino alla costa, al riparo dai crinali dunali, in un contesto molto simile a quello odierno.

Lo studio della forma e delle dimensioni (morfometria) delle impronte ha permesso non solo di verificarne la corrispondenza alle caratteristiche dei piedi di questi antichi ominidi, ma anche di stabilire le caratteristiche biologiche e sociali del gruppo.

È stato quindi possibile stimare l’altezza corporea corrispondente a 31 delle impronte, di cui 7 associate a bambini, 15 ad adolescenti e 9 ad adulti. Le 2 impronte più piccole corrispondono a un’età di circa 6 anni, mentre 11 impronte sono riferite a individui tra nel passaggio da infanzia ad adolescenza.

Inoltre, 5 impronte corrispondono ad altezze comprese tra 140 e 155 cm e sono state associate ad adolescenti, secondo il modello studiato. Tuttavia, potrebbero anche essere stati realizzati da individui neanderthaliani adulti di genere femminile o adulti di genere maschile di corporazione più minuta.

Le impronte di Matalascañas sono sparpagliate lungo una fascia NO-SE, ai margini di quella che un tempo era una sorta di palude. La maggior parte delle impronte è orientata perpendicolarmente alla direzione della fascia territoriale indicata, ad indicare movimenti verso la riva per pescare molluschi e crostacei o di caccia per inseguire animali nell’acqua. Probabilmente, non grandi artiodattili (cervi, cinghiali) o proboscidei (elefanti), ma uccelli acquatici o trampolieri o anche piccoli carnivori.

Non si può escludere neppure l’ipotesi la spiaggia di Matalascañas sia stata un’area di sosta o di parte di una rotta migratoria, sebbene la possibilità che un gruppo trasporti un qualche tipo di carico sia difficilmente individuabile dalla sola morfologia delle impronte.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Università di Huelva

Ominidi

 

2 pensieri riguardo “IMPRONTE FOSSILI NEANDERTHALIANE SULLA SPIAGGIA DI MATALASCAÑAS, SPAGNA

  • G. Carlo Pavia

    Veramente affascinante Prof. Mancini!!!! G.Carlo Pavia

    Rispondi
    • Daniele Mancini

      Grazie, Gian Carlo, sempre puntuale. Un caro saluto

      Rispondi

Ciao! Lascia un commento o una tua considerazione. Grazie

error: Il contenuto è protetto!!