INDIVIDUATO SITO PALEOLITICO DI ARTE RUPESTRE NELLA PENISOLA IBERICA ORIENTALE, CUEVA DONES
Oltre un centinaio di raffigurazioni e incisioni rupestri, che si ritiene databili almeno a 24.000 anni or sono, è stato trovato in una grotta lunga 500 metri a Cueva Dones, un sito situato a Millares vicino a Valencia, in Spagna.
Il sito della grotta è ben noto e spesso visitato da escursionisti ed esploratori, ma l’esistenza di pitture rupestri del Paleolitico è passata inosservata fino a quando i ricercatori delle Università di Saragozza, Università di Alicante e dell’Università di Southampton hanno realizzato l’emozionante scoperta nel giugno 2021.
I risultati di uno studio sull’arte rupestre di Cueva Dones, che ne evidenziano il vero significato, sono ora pubblicati sulla rivista Antiquity.
Aitor Ruiz-Redondo, docente di Preistoria presso l’Università di Saragozza e affiliato di ricerca presso l’Università di Southampton conferma quanto siano splendide e rare le raffigurazioni individuate, compreso un uro, una sorta di bovino ormai estinto, che conferma quanto la Spagna sia il paese con il maggior numero di siti di arte rupestre del Paleolitico, la maggior parte di essi è concentrata nel nord della Spagna, mentre l’Iberia orientale è un’area in cui finora sono stati documentati pochi di questi siti.
Dopo i primi rinvenimenti, sono arrivate altre sorprese: una volta iniziata un’indagine sistematica adeguata, i ricercatori si sono resi conto che si trovavamo di fronte a un importante sito di arte rupestre, come quelli che si possono trovare altrove nella Spagna cantabrica, nel sud Francia o Andalusia.
Il gruppo di ricerca ha documentato minuziosamente, finora a Cueva Dones, oltre un centinaia di raffigurazioni. Il gran numero di motivi e la varietà delle tecniche coinvolte nella loro creazione rendono la grotta il più importante sito di arte rupestre del Paleolitico sulla costa mediterranea orientale della Penisola iberica. Si tratta, probabilmente, della grotta paleolitica con il maggior numero di raffigurazioni individuate in Europa dai tempi di Atxurra (Bizkaia), nel 2015.
Lo studio evidenzia che ci sono almeno 19 rappresentazioni di animali confermate, tra cui cervi, cavalli e uri e, insolitamente, la maggior parte delle raffigurazioni sono state realizzate utilizzando l’argilla.
Aitor Ruiz-Redondo ritiene che animali e segni venivano raffigurati semplicemente trascinando le dita e i palmi, ricoperti di argilla, sulle pareti. L’ambiente umido della grotta faceva il resto: i ‘dipinti’ si asciugavano abbastanza lentamente, impedendo che l’argilla collassasse rapidamente, mentre altre parti erano ricoperte da strati di calcite, che le hanno preservate fino ad oggi.
Sebbene la raffigurazione su argilla sia nota nell’arte paleolitica, gli esempi del suo utilizzo e successiva conservazione sono scarsi. Nella Cueva Dones, invece, è la tecnica principale!
I ricercatori affermano che le loro indagini sono in una fase iniziale e ci sono ancora molte aree da esaminare e pannelli da documentare. Quindi, è probabile che riveleranno ancora maggiori elementi durante le prossime campagne di ricerca.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: Università di Saragozza