LA DIMORA DEGLI DEI – seconda parte
Ecco la seconda parte della rassegna La Dimora degli Dei. Per la prima parte, clicca qui.
I primi templi dell’ordine dorico erano certamente lignei (si veda l’esempio del modello in terracotta dell’Heraion di Argo) e risalgono a metà del VII secolo a.C. quando si iniziavano ad edificare anche i primi templi litici.
Lo sviluppo avviene nell’area peloponnesiaca con l’evoluzione dei capitelli noti come micenei (in cui sono presenti già un pulvino ed un abaco) riscontrabili a Micene nella Porta dei Leoni e nella facciata del cosiddetto Tesoro di Atreo (dove l’hentasis è rovesciata, le colonne hanno il rigonfiamento in alto ad evitare il ristagno dell’acqua in caso di colonne lignee).
Il passaggio evolutivo è graduale in tutti i campi e ravvisabile in piccoli elementi ora divenuti fossili. In forma esasperata, il cosiddetto collarino, realizza una cesura tra colonna e capitello.
A Tirinto, nel primo tempio arcaico con tememos, il Tempio di Artemide che risale al 620-610 a.C., si riscontrano alzati lignei tutti in ordine dorico con le metope in terracotta dipinta, al fine di dare una maggiore policromia: in esse si narrano interessanti vicende mitologiche.
Per giungere ad avere un alzato semi monumentale, si deve giungere al 585-575 a.C. con l’edificazione del Tempio di Artemide a Corfù. Anche questo era con alzato ligneo con capitelli in pietra, integrati da stucco su legno. Pausania afferma che con il deterioramento del legno, le colonne venivano man mano sostituite con materiale litico. Quello di Corfù risulta essere anche uno dei primi templi a riportare una decorazione frontonale. I templi precedenti o quelli ionici stessi, potevano essere completamente con un frontone solo dipinto. Il tempio di Corfù denota una cella allungata di connotazione arcaica, è quasi pseudo diptero, con una necessaria suddivisione interna con dei colonnati (2 o 3 navata).
In questo senso nasce una problematica di tipo culturale: la tripartizione della cella era designata per la presenza del culto a tre divinità: solitamente Artemide, preceduta da Latona e Apollo. Per questi edifici templari, inoltre, è fondamentale il rapporto tra città e territorio. Pur diviso fisicamente, infatti, il tempio era estremamente legato alla città, rispetto ai coevi templi ionici, legati invece al territorio. Il Santuario di Artemide a Corfù, visibile dal porto, dalla cinta muraria, dall’agorà, dominava sul territorio urbano, permettendone il collegamento culturale e cultuale al riempimento decorativo, seppur inadeguato come sintassi formale (si veda immagine). Circa l’alzato, nella trasposizione dal legno alla forma litica che seguirà, le colonne verranno raddoppiate per motivi statici, appesantendo il monumento.
Il Tempio di Hera di Olimpia è certamente uno dei primi esempi di templi dorici in forma litica: la cella è allungata, la peristasi è più stretta lungo i lati, la facciata è più enfatica, l’opistododmo fa da coronamento alla cella allungata; i lati lunghi danno vita ad un particolare colonnato interno solo con navate strutturali; ulteriormente all’interno, invece, è presente un’unica navata con una serie di nicchie forse decorate. Circa il Tempio di Hera ad Olimpia, Plutarco ne descrive proprio questa strana situazione di colonne. Questo sistema ha comunque modo di porre le colonne come corrispondenti con le colonne nelle ante, con una continuità tra celle e peristasi. Il Tempio di Hera di Olimpia si colloca nel grande santuario legato alle Olimpiadi.
Il Tempio di Zeus di Olimpia (470-457 a.C.), in cui fondamentale fu il contributo di Fidia, fornisce il segno del cambiamento nell’ambito di una complessa contestualizzazione nel santuario stesso. E’ oramai fondamentale notare la completa litizzazione con la statua criso-elefantina (oro e avorio…) di Zeus realizzata da Fidia stesso durante il suo esilio. Nell’annosa diatriba che divide gli archeologi, sembra che questa statua sia stata realizzata prima di quella di Athena Parthenos nel Partenone: a supporto di questa ipotesi, in base alle misure giunte a noi, si ritiene che la statua di Zeus sia precedente perché era una statua troppo grande per il suo contenitore-tempio!
A Corinto, nel 540 a.C., è edificato il Tempio di Apollo: mostra ormai volumi maggiori nelle colonne e nei capitelli, in cui i pulvini maggiori saranno il modello per i templi della Magna Grecia. In questa evoluzione, non può mancare il Tempio di Athena Aphaia ad Egina (510-490 a.C.), in cui le forme sono evolute, la cella è meno allungata; l’epistodomo e il pronao sono ormai differenti, è presente una rampa di accesso. Si è compiuta, per i frontoni, una certa organicità, con un tema unico nella rappresentazione. Nella cella è presente una sorta di matroneo con tripartizione strutturale e decorativa, con sovrapposizione di piccole colonne (caratteristica ripresa anche dei templi della Magna Grecia).
Parallelamente, in Magna Grecia, si sviluppa un ordine dorico con peculiari caratteristiche, simili in tutta l’area. Alla fine ispireranno anche la madre patria completando il canone dorico. I tentativi di sperimentazioni furono dovuti, per lo più, ad una sorta di propaganda politica in cui i templi successivi dovevano essere sempre diversi dai quelli precedenti.
A Siracusa, colonia corinzia subentrata al possesso euboico, nel Tempio di Apollo (570-560 a.C.) si riscontra una cella, ancora ben conservata, con interessanti colonne arcaiche. L’hentasis è piuttosto esasperata, con i rigonfiamenti posti in basso nelle colonne e un collo piuttosto allungato, vestibolo posteriore (forse utilizzato per le offerte), dalla facciata più sottolineata, con rampa d’ingresso, ma tutto senza un’organicità tra interno ed esterno, solo le colonne in antis sono parallele.Il tempio è situato sull’isola di Ortigia, nella zona bassa delimitata da un grosso temenos, proprio lungo la via che conduce all’Acropoli dove troneggia il Tempio di Athena, la cui prima costruzione risale alla prima metà del VI secolo a.C., la seconda, invece, tra il 480 e il 470 a.C., eretto in onore della vittoria dei Siracusani sui Fenici.
Il Tempio di Athena ripercorre le strutture planimetriche classiche, con una particolare cella allungata anche per quel periodo (480 a.C.). Parallelamente è eretto un Tempio ionico dedicato ad Artemide ma il Tempio di Athena è un esempio stupendo di luogo di culto tanto, da essere utilizzato fino nell’attuale chiesa barocca.
A metà VI secolo a.C. viene edificato il Tempio di Hera a Paestum, enneastilo (l’ennesima sperimentazione dell’ordine dorico), detto anche Basilica. La soluzione planimetrica adottata è caratterizzata dall’assialità centrale, con cella a due navate e due ingressi e vestibolo posteriore. La bipartizione è forse realizzate per due differenti culti. Il tempio mostra caratteristiche arcaiche ma con hentasis esasperata, con grande spazio attorno alla cella. Segna il vero inizio dell’ordine dorico in Magna Grecia. In seguito viene edificato il Tempio di Cerere/Athena, sempre a Paestum. Ha una cella in antis, è prostilo e con doppia scalinata di accesso e con un doppio piano, come una sorta di tempio nel tempio.
Paestum presenta tre stadi dell’ordine dorico: il Tempio di Hera, senza alcuna esasperazione ottica, il Tempio di Athena e il secondo Tempio di Hera che riportano il triglifo angolare modificato, la differenziazione tra gli intercolumni ed il doppio colonnato, come nel Tempio di Athena di Egina. Tutta quest’area sacra è posta all’interno della città dove è presente anche un sacello arcaico, forse la tomba del fondatore, legato a saghe particolari, come il ciclo troiano. E’ comunque situato a ridosso dell’area sacra.
Fuori Paestum, a Poseidonia, vi è il cosiddetto Heraion del Sele, un piccolo sacello che presenta una certa austerità con diverse sperimentazioni architettoniche e una serie di metope e triglifi rappresentanti una Iliupersis, vista dall’occhio dei Troiani.
Selinunte è fondamentale per l’architettura dorica. La città è dominata da diverse aree cultuali, caratterizzata da due parti: la necropoli fuori dalla città e l’acropoli dominante, due aree cultuali a loro volta. Nell’acropoli le fasi si susseguono con una esasperazione esagerata e i templi risultano spesso incompleti. I Templi C e D, più antichi (precedenti al VI secolo a.C.), mostrano celle allungate. Il Tempio C (del 500 a.C. circa), ha una decorazione metopale con fondo più scavato e rappresentazioni molto veritiere. I Templi A e O (entrambi di V secolo a.C.) mostrano, invece, una nuova evoluzione: sono peripteri nonché esastili. L’area sacra est comprende tre templi dei quali il Tempio G (530 a.C. circa), pseudo periptero, con cella ed ingresso tripartiti, non è mai stato portato a compimento (come ad Agrigento).
Il doppio ordine del Tempio E ricorda le sperimentazioni di Egina e Paestum, con epistodomo, senza vestibolo, con metope a compimento della catena evolutiva decorativa che passa dalle decorazioni del Sele a quelle del Tempio G, fino al Tempio E, molto più leggere e precise! Il Tempio F è una sperimentazione di un tempio pseudo periptero in cui le colonne ad est mostrano una sorta di balaustre perimetrali. Ad ovest è situato, invece, il Santuario della Melophoros, divinità ctonia associata a Dèmetra che, quindi, si poneva da garante tra gli indigeni ed i coloni greci. Il temenos era monumentalizzato, ispirando, in seguito, i santuari di edificazione italica (Ercole Curino, Tivoli, Palestrina).
Secondo Pindaro, Agrigento “[…] era la più bella città dei mortali […]” ed i templi ivi presenti ne erano il motivo di questa sontuosa dedica. La cosiddetta Valle dei Templi domina la città e il suo territorio, dall’alto del suo crinale. Questa scelta fu determinante perché l’intervisibilità permetteva di padroneggiare sull’area da cui si era visti. La linea evolutiva dell’architettura dorica agrigentina, parte dal Tempio di Ercole (fine VI secolo a.C.) in cui l’hentasis delle colonne è legata alle prime sperimentazioni. L’Olimpieion (del 480 a.C. circa) è, anch’esso incompiuto. Si tratta, comunque, di un tempio pseudo periptero con muro portante decorato con i cosiddetti Telamoni, che sorreggono l’architrave del tempio stesso (simile al Tempio G di Selinunte). Siamo di fronte ad una grande cella con due piccoli ingressi laterali.
Il Tempio di Hera Giunone (450 a.C. circa), conferma che lo studio dei rapporti metrici è ormai definitivo fino a compiersi qualche anno dopo nel Partenone. Il Tempio della Concordia (440 a.C. circa) è il più conservato tra tutti grazie all’edificazione di una chiesa nella cella del tempio: sono presentitutte le varie correzioni ottiche. Del V secolo a.C. è anche il Tempio di Castore e Polluce, oggi visibile nella versione romana.
A Metaponto (colonia achea), nell’area sacra si affiancano un tempio dorico ed uno ionico, in una monumentalità ispirata da altri popoli: si riscontrano, infatti, influssi architettonici provenienti da Samo ed Efeso. Dal VII secolo a.C. l’area era situata all’aperto, con un sacrario di pietre sacre (l’Area sacra degli Argoi Lithoi). Nel territorio dell’imponente temenos si trova un altro tempio dorico, arcaico e monumentale, con colonne slanciate, intercolumnio ampio: le cosiddette Tavole Palatine.
A Cirene, il monumentale Tempio di Zeus (500-480 a.C., è il tempio della home page di questo blog!), mostra le esasperate caratteristiche architettoniche classiche dei templi dorici. E’ situato nell’area sacra settentrionale, nei pressi dell’ippodromo costruito sfruttando la cava dell’area sacra del Tempio di Zeus. Le fasi ravvisabili sono due: il tempio adrianeo, in marmo, realizzato in copia all’omonimo tempio di Olimpia e quello più antico, con triplice suddivisione dell’interno. Nel tempio si riscontra un epistodomo, un pronao ed alcune fondamentali correzioni ottiche.
Ma il completamento dell’ordine dorico si raggiunge con l’Hephasteion di Atene (450-445 a.C.), ma sarà argomento di un prossimo articolo.
Daniele Mancini