giovedì, 21 Novembre 2024
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LA FINE DELL’IMPERO ACCADICO ATTRIBUITA A RIGIDI CAMBIAMENTI CLIMATICI

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Lo studio dei coralli fossili fornisce nuove prove che frequenti shamals invernali, le aride tempeste settentrionali di polvere, e una stagione invernale fredda prolungata hanno contribuito al crollo dell’antico Impero accadico, in Mesopotamia.

Il breve Impero accadico, che ha governato la Mesopotamia tra i XXIV e il XXII secolo a.C., è stato il primo a riunire quelle terre, prosperando grazie allo sviluppo dell’irrigazione nell’agricoltura. 

Gli insediamenti accadici sembrano, però, essere stati improvvisamente abbandonati circa 4.200 anni fa, causando il crollo dell’impero. Inoltre, l’area non sarebbe state reinsediata prima dei successivi tre secoli.

Studi meno recenti hanno teorizzato che la caduta dell’Impero accadico sia stata dovuta a causa della siccità improvvisa e di turbolenze civili, ma nuovi studi confermano che dinamiche di carattere climatico hanno causato diffusi problemi agricoli, portando alla decimazione della popolazione.

I ricercatori dell’Università di Hokkaido, quelli del KIKAI Institute for Coral Reef Sciences dell’Università di Kyushu e dell’Università di Kiel hanno effettuato ricostruzioni paleoclimatiche della temperatura e dei cambiamenti idrologici delle aree intorno al sito archeologico di Tell Leilan, il centro dell’Impero accadico.

Hanno campionato sei coralli fossili di porites provenienti dal Golfo dell’Oman e databili a circa 4100 anni fa. I campioni sono stati analizzati mediante datazione al radiocarbonio e geochimicamente trattati per confermare che non sono stati significativamente modificati dal loro stato attuale.

I dati sui coralli sono stati quindi confrontati con campioni di coralli moderni e le informazioni meteorologiche. Sebbene sia normale che l’area di rilevamento riceva una quantità significativa di precipitazioni in inverno, i dati sui coralli suggeriscono che, durante il periodo del crollo dell’impero, l’area ha sofferto di significativi periodi di siccità. I dati prima e dopo il crollo sono inoltre paragonabili ai dati dei coralli moderni, mostrando che i picchi di siccità sarebbero stati improvvisi e intensi.

Le prove fossili mostrano che ci fu una prolungata stagione di shamal invernale accompagnata da frequenti periodi di freddo secco. L’impatto delle tempeste di polvere e la mancanza di precipitazioni avrebbe causato gravi problemi agricoli che potrebbero aver condotto all’instabilità sociale e alla carestia, entrambi fattori che sono stati precedentemente associati al crollo dell’impero.

Secondo Tsuyoshi Watanabe, del Department of Natural History Sciences dell’Università di Hokkaido, sebbene il crollo dell’Impero accadico sia ulteriormente attribuibile anche all’invasione della Mesopotamia da parte di altre popolazioni, i campioni fossili analizzati sono finestre nel tempo che mostrano che le variazioni climatiche hanno contribuito in modo significativo al declino dell’impero.

Ulteriori ricerche interdisciplinari aiuteranno a migliorare la comprensione delle connessioni tra i cambiamenti climatici e le società umane del passato.

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Hokkaido University

Biblioteca di Mari

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