martedì, 3 Dicembre 2024
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LA NUOVA PRIMAVERA DELL’ARCHEOLOGIA ASSIRA IN IRAQ

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Gli archeologi hanno sentore di un rinvenimento eccezionale solo quando sotto i loro strumenti, ad esempio, compaiono i resti di una scultura assira di 2.700 anni fa e se il manufatto sia stato rinvenuto, per l’ultima volta, decenni prima. Documentata la sua presenza già nel corso del XIX secolo e portata alla luce nei primi anni ’90, la statua imponente è stata successivamente riseppellita per proteggerla dai tumulti nel nord dell’Iraq che minacciavano il sito.

Nel 2023, la situazione politica nella regione si era stabilizzata, consentendo agli archeologi di un team iracheno-francese di operare tranquillamente e sotto quasi dieci metri di detriti, i dettagli raffinati di una figura meravigliosa riemersero gradualmente.

File di piume delicatamente sovrapposte, i riccioli pendenti della barba di un uomo e gli zoccoli divisi di un toro, tutti abilmente scolpiti in alabastro bianco splendente. La scultura, alta quasi 4 metri e pesante quasi 20 tonnellate, è la raffigurazione di un lamassu, una divinità assira con una testa umana e un corpo di toro alato.

Considerati gli intensi eventi che si erano verificati intorno al sito, era già abbastanza eccezionale che la scultura fosse rimasta in così buone condizioni. Pascal Butterlin, archeologo dell’Università Paris 1 Panthéon-Sorbonne conferma che il lamassu era scomparso tra trincee anticarro e bunker e, in questa sitazuione, è un miracolo che non sia stato ulteriormente danneggiato. Mancava solo la testa della statua, ma i funzionari iracheni sapevano che era stata furtivamente saccheggiata nel 1995 e spezzata in parti per essere contrabbandata fuori dal paese. I pezzi della testa del lamassu sono stati recuperati con successo e sono attualmente esposti all’Iraq Museum di Baghdad.

Il lamassu un tempo fungeva da guardiano protettivo presso una porta dell’antica città di Dur-Sharrukin, vicino alla moderna Khorsabad. Dur-Sharrukin avrebbe dovuto essere la più grande città dell‘Impero neo-assiro che, alla fine dell’VIII secolo a.C. , divenne la più grande che il mondo avesse mai conosciuto. La città fu costruita da Sargon II (regnò dal 721 al 705 a.C. ) e il nome Dur-Sharrukin significa “fortezza di Sargon”, per essere la nuova capitale del suo fiorente regno.

Il re costruì sontuosi palazzi, templi ornati e possenti mura difensive. La sua splendida città, tuttavia, ebbe vita breve. Nel 705 a.C. , appena un decennio dopo aver fondato Dur-Sharrukin, mentre la città era ancora in costruzione, Sargon morì sul campo di battaglia. Suo figlio Sennacherib (regnò dal 704 al 681 a.C. ) ereditò il trono e abbandonò presto il progetto del padre.

Nel corso della loro storia, che risale a circa il 2600 a.C. , gli Assiri avevano costruito una serie di capitali, a partire da Ashur, poi Kalkhu, l’antico nome di Nimrud, e poi Dur-Sharrukin. Dopo la morte del padre, Sennacherib decise di creare un’altra nuova capitale perché “Sargon II sarebbe morto ignominiosamente in battaglia e quindi Khorsabad è considerato un posto sfortunato.

Sennacherib avrebbe seguito le orme del padre come costruttore e, nella nuova capitale, che si trovava 15 km a sud di Dur-Sharrukin ed era due volte più grande, i palazzi erano ancora più grandi, le opere d’arte più grandiose e le mura più alte. Nell’Antico Testamento, era un luogo noto per l’avarizia e l’indulgenza, mentre nelle fonti greche e romane, era descritto come un sito leggendario di dimensioni e ricchezze senza pari. Questa era Ninive!

Gli archeologi riscoprirono Ninive nel XIX secolo e intrapresero scavi del sito che sarebbero continuati per 150 anni. Tuttavia, all’inizio del XXI  secolo, l’attività archeologica era cessata.

Situata sulla riva orientale del fiume Tigri, vicino alla moderna Mosul, Ninive, come Dur-Sharrukin, ha subito danni catastrofici a causa della guerra moderna e del vandalismo, soprattutto quando Mosul fu occupata dall’isis tra il 2014 e il 2016. Parti del sito e dei suoi monumenti furono persino rasi al suolo intenzionalmente dai bulldozer ed è anche minacciata dall’espansione urbana incontrollata che sta invadendo l’antica città.

Nel 2010, un rapporto pubblicato dal Global Heritage Fund, un ente di controllo culturale, ha avvertito che Ninive era sull’orlo di essere irrimediabilmente perduta. Tuttavia, con la calma della situazione politica negli ultimi anni, si è verificata una rinascita archeologica e diversi progetti di ricerca internazionali hanno unito le forze con l’Iraqi State Board of Antiquities and Heritage (SBAH).

Come direttore del programma Iraq Heritage Stabilization Program, Michael Danti dell’Università della Pennsylvania, tenta di mitigare gli effetti dei recenti conflitti e di aiutare a conservare i siti danneggiati. Il suo team iracheno-americano ha recentemente valutato l’iconica Porta Mashki di Ninive come una delle più grandi porte che un tempo incombevano sulle formidabili mura della città. Originariamente distrutta nel 612 a.C. dai nemici di Ninive, la Porta Mashki è stata ricostruita dalle autorità irachene negli anni ’70.

È stata demolita di nuovo nel 2016, insieme alla Porta Adad e parti delle mura, questa volta da mani moderne. Attualmente, il team di Danti sta lavorando per ricostruire nuovamente la porta. Come parte di questo processo, hanno condotto nuovi scavi che hanno comportato la rimozione di un’enorme quantità di detriti e in un ambiente ipogeo, il team ha scoperto una serie di pannelli scolpiti riutilizzati che rappresentano alcune delle più belle opere d’arte assire trovate in città da un secolo.

I pannelli risalgono al regno di Sennacherib e furono probabilmente commissionati per essere esposti in quello che il re chiamava il suo “Palazzo senza rivali”. Sennacherib, come altri sovrani assiri, documentò i suoi successi, sia in forma testuale che figurativa, e i rilievi appena scoperti sembrano raffigurare la campagna militare del sovrano nel 701 a.C. contro il Regno di Giuda, un evento registrato nella Bibbia.

Attestano un’epoca in cui i neo-assiri erano una delle persone più ricche, feroci e potenti del mondo e sono un ricordo di un’epoca in cui Ninive era il gioiello del loro impero. I rilievi sono solo un esempio degli straordinari ritrovamenti emersi durante il rinnovato lavoro archeologico nel sito e nei suoi dintorni.

 

tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Iraq Heritage Stabilization Program

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