LA “SCARSA” DIETA DEI BRITANNI ROMANI DEL TARDO ANTICO
I ricercatori dell’Università di Bradford hanno mostrato per la prima volta un legame tra la dieta dei britanni romani vissuti tra il I e il C secolo d.C. e i loro tassi di mortalità, ribaltando una convinzione precedentemente sostenuta sulla qualità della dieta romana.
Utilizzando un nuovo metodo di analisi, i ricercatori hanno esaminato i dati isotopici stabili, i rapporti di particolari sostanze chimiche nel tessuto umano, dal collagene osseo di centinaia di britanni romani, insieme alle stime sull’età della morte degli individui e un modello di mortalità stabilito.
Il campione di dati comprendeva oltre 650 individui provenienti da vari siti archeologici di tutta l’Inghilterra. I ricercatori del Museum of London, la Durham University e la University of South Carolina hanno scoperto che i rapporti isotopici di azoto più elevati nelle ossa erano associati a un rischio maggiore di mortalità, mentre rapporti isotopici di carbonio più elevati erano associati a un rischio di mortalità nella norma.
Le popolazioni archeologiche urbane romano-britanniche caratterizzate da rapporti isotopici di azoto più elevati, in precedenza si pensava indicassero una dieta migliore o di alto livello. Tuttavia, prendendo in considerazione i rapporti isotopici del carbonio, nonché i tassi di mortalità, è emerso che l’azoto potrebbe anche registrare uno stress nutrizionale a lungo termine, come la denutrizione.
I ricercatori hanno anche identificato le differenze nel sesso, con i dati che mostrano che gli uomini avevano in genere rapporti più elevati di entrambi gli isotopi, indicando una dieta generalmente migliore rispetto alle donne.
Julia Beaumont, dell’Università di Bradford ritiene che gli isotopi stabili all’azoto e al carbonio cambiano nella stessa direzione se la dieta è migliore con il consumo di più carne o alimenti marini. I rapporti isotopici che vanno in direzioni opposte indicano che l’individuo è stato sottoposto a stress nutrizionale a lungo termine. Questo è stato confermato nello studio dei rapporti isotopici del carbonio che sono diminuiti o aumentati dove è stata osservata una mortalità più elevata.
Durante lo stress nutrizionale, se l’assunzione insufficiente di proteine e calorie, l’azoto all’interno del corpo viene riciclato per produrre nuove proteine, con un conseguente aumento del rapporto degli isotopi di azoto nei tessuti del corpo.
Beaumont ha aggiunto che non tutti gli individui studiati della Britannia romana erano di alta condizione sociale: il livello di schiavitù era enorme e gli schiavi erano alimentati con una dieta limitata.
La ricerca di Bradford mostra che combinando i dati degli isotopi di carbonio e azoto con altre informazioni, come il rischio di mortalità, si ottiene una cruciale e accurata comprensione degli studi dietetici, necessari a monitorare gli antichi stili di vita con una moderna visione.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
L’articolo è pubblicato su Annals of Human Biology