LE DISUGUAGLIANZE SOCIALI DELL’ETA’ DEL BRONZO
Le moderne analisi archeogenetiche forniscono nuove teorie sulla disuguaglianze sociali di 4000 anni fa in cui nuclei di famiglie comprendevano donne straniere e individui di classi sociali inferiori.
Queste disuguaglianze esisteva già nella Germania meridionale del II millennio a.C. e un nuovo studio pubblicato su Science mostra nuove analisi archeologiche e archeogenetiche sulle necropoli dell’Età del Bronzo nella Valle del Lech, vicino ad Augusta.
Lo studio dimostra come gruppi familiari di individui biologicamente legati e status sociale elevato vivevano insieme a donne di egual status sociale elevato ma non biologicamente legate e di origine straniera.
Inoltre, un numero maggiore di individui del medesimo gruppo familiare o della medesima tribù, ma chiaramente meno abbienti, sono stati rinvenuti nella stessa necropoli in piccole tombe associate ai medesimi gruppi familiari.
I ricercatori ritengono che le disuguaglianze sociali erano norma abituale nelle strutture familiari del periodo, in quella regione. L’ipotesi è che persone meno abbienti fossero servi o schiavi asserviti al gruppo familiare di origine.
Nell’Europa centrale, l’Età del Bronzo copre il periodo dal 2200 all’800 a.C. L’acquisita a capacità di fondere il bronzo ha portato a una prima globalizzazione, poiché le materie prime dovevano essere trasportate in diversi luoghi del continente.
Già in uno studio precedente, l’attuale team ha dimostrato che, in quel periodo, la maggior parte delle donne della Valle del Lech proveniva dall’estero e potrebbe aver svolto un ruolo decisivo nel trasferimento delle conoscenze. Le reti sovraregionali, dunque, erano apparentemente promosse grazie a matrimoni e forme di mobilità istituzionalizzate.
L’attuale progetto archeologico-scientifico è realizzato dalla Heidelberg Academy of Sciences, guidato da Philipp Stockhammer della Ludwig-Maximilians-Universitaet (LMU), di Monaco di Baviera, insieme a Johannes Krause e Alissa Mittnik del Max Planck Institute for the Science of Human History, di Jena, e l’Università di Tubingen.
I ricercatori hanno tentato di studiare gli effetti di questa mobilità e altri cambiamenti simultanei avvenuti. Gli scavi a sud di Augusta, che hanno avuto luogo in diversi siti dell’Età del Bronzo e nelle loro necropoli associate, hanno consentito agli archeologi di mettere a fuoco una soluzione senza precedenti, rivelando come il passaggio, dal Neolitico all’Età del Bronzo, abbia influenzato i gruppi familiari del tempo.
Il rapporto tra le correlazioni biologiche e le ricchezze dei gruppi familiari suggerisce una complessa struttura sociale dei gruppi stessi, sviluppatasi, in seguito, anche nella Grecia classica e a Roma.
In epoca romana, infatti, anche gli schiavi facevano parte dei gruppi familiari, ma avevano un diverso status sociale. Gli individui della Valle del Lech dimostrano, invece, da quanto tempo le disuguaglianze sociali fossero presenti nelle strutture familiari più antiche.
I risultati del presente studio sono stati sorprendenti perché le disuguaglianze sociali esistevano già all’interno di una singola famiglia e sono state mantenute per generazioni. Se i beni di valore presenti in un corredo possono rivelare agli archeologi lo stato sociale del defunto, nella Valle del Lech, armi e gioielli elaborati sono stati trovati solo nelle tombe di donne non locali e membri abbienti dei gruppi familiari.
Questo studio è anche riuscito a ricostruire, per la prima volta, degli alberi genealogici delle necropoli preistoriche, dalle quattro alle cinque generazioni. Gli alberi genealogici includevano solo i lignaggi maschili. perché gli individui di sesso femminile lasciavano presto il gruppo familiare appena raggiunta l’età adulta: le madri, dunque, erano tutte donne che si erano trasferite da lontano.
Johannes Krause, direttore del dipartimento di archeogenetica del Max Planc Institute ritiene che l’archeogenetica offra una visione completamente nuova del passato, rendendo possibile esaminare le regole del matrimonio, la struttura sociale e le disuguaglianze sociali anche nella preistoria.
Gli archeologi del progetto, dunque, sono stati in grado di confrontare il grado di parentela degli inumati con manufatti nel corredo funerario e la posizione delle tombe, mostrando come siano state sepolte le coppie e i loro figli. Sono stati generati dati su tutto il genoma degli oltre 100 resti scheletrici rinvenuti, che hanno permesso di ricostruire l’intero albero genealogico. Solo i membri della famiglia geneticamente non legati sono stati deposti senza corredo funerario significativo, evidenziando come le prime disuguaglianze sociali, all’interno delle singole famiglie, potessero chiaramente esistere!
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: Ludwig-Maximilians-Universitat Munchen