LE MIGRAZIONI DELL’ETA’ DEL BRONZO HANNO CAMBIATO PANORAMA GENOMICO E ORGANIZZAZIONE SOCIALE ANCHE IN ITALIA
Proliferano gli studi sul panorama genomico dell’Età del Bronzo e, uno di questi, coinvolge anche la penisola italiana: in nuovo studio pubblicato sulla rivista in Current Biology dall’Istituto di Genomica dell’Università di Tartu, in Estonia, ha fatto luce sulla preistoria genetica delle popolazioni nell’Italia moderna attraverso l’analisi dei resti di individui vissuti durante la transizione tra il Calcolitico (Età del Rame) e l’Età del Bronzo, a cavallo tra il III e il II millennio a.C.
L’analisi genomica degli antichi campioni ha consentito ai ricercatori provenienti da Estonia, Università di Oxford e Università di Durham, in Gran Bretagna, Università di Groningen, in Olanda, e Università di Roma “Tor Vergata”, di datare l’arrivo della componente genetica proveniente dalla steppa a 3.600 anni fa nell’Italia centrale, riscontrando anche cambiamenti nella pratica di sepoltura e nella struttura parentelare durante questa transizione. I genomi estratti sono stati studiati nel laboratorio aDNA dell’Università di Tartu.
L’autrice principale del lavoro, Tina Saupe, dell’Istituto di Genomica, conferma che per lo studio sono stati estratti gli aDNA di 50 individui provenienti da quattro siti archeologici situati nell’Italia nord-orientale e centrale, datati al Calcolitico, all’Età del Bronzo Antico e all’Età del Bronzo Medio. Dai dati estratti, a livello di genoma, è stato possibile, dunque, individuare l’arrivo della componente del panorama genomico proveniente dalle steppe asiatiche nella penisola italiana.
Questa componente genetica, la cui origine è stata definitivamente individuate nella steppa del Ponto-Caspio, una steppa situata tra il Mar Nero e il Mar Caspio, è molto comune nell’Europa centrale e settentrionale e presente anche nell’evoluzione genetica degli individui dell’Età del Bronzo italiana, nella fattispecie nelle popolazioni appena a sud delle Alpi.
Francesco Montinaro, coautore dello studio, proveniente dall’Università di Bari, conferma che per l’analisi genetica è stato utilizzato un set di dati provenienti da individui della penisola italiana, della Sicilia e della Sardegna, datati dal Neolitico all’Età del Ferro. Gli studi sui genomi, quindi, insieme ai dati archeologici già disponibili, contribuiranno a fornire una visione più approfondita della genetica e dei cambiamenti demografici durante la transizione avvenuta circa 4.000 anni or sono e comprenderne l’impatto nei secoli successivi.
I ricercatori hanno scoperto che i dati del panorama genomico datati al Neolitico e al Calcolitico della penisola italiana sono più simili agli agricoltori del Neolitico antico nell’Europa orientale e agli agricoltori dell’Anatolia che agli agricoltori dell’Europa occidentale, aprendo un ampio ventaglio di possibilità sulla storia dei due gruppi neolitici in Europa.
Secondo Luca Pagani, docente presso l’Istituto di Genomica e Università di Padova e coautore di questo lavoro, correlando la distribuzione geografica dei siti archeologici e dei genomi studiati e quelli di nuova generazione, il team di ricerca è stato in grado di datare l’arrivo della componente di ascendenza “steppica” ad almeno ~ 4.000 anni or sono nel Nord Italia e ~ 3.600 anni fa nell’Italia Centrale. I risultati non mostrano la presenza di questa componente genomica in individui del neolitico e del Calcolitico ma solo in individui della prima Età del Bronzo e in aumento negli individui del resto dell’Età del Bronzo.
Christiana L. Scheib, responsabile del gruppo di ricerca aDNA presso l’Istituto di genomica all’Univesità di Tartu, conferma che è stato possibile individuare anche un cambiamento nella pratica di sepoltura correlato al cambiamento del codice genetico tra gli individui in due diversi siti, senza individuare, però, alcun cambiamento nei fenotipi degli antichi italiani durante la transizione.
I risultati di questo studio, dunque, dimostrerebbero che il profilo genetico delle popolazioni della penisola italiana sia cambiato con il movimento e l’insediamento di gruppi umani sin dal Neolitico ma spinge i ricercatori a realizzare ulteriori studi di campionamento più denso fino alle più recenti all’Età del Ferro e Impero romano.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini