LE NECROPOLI DI TEBE: LA VALLE DEI RE
Nell’arco dei circa cinquecento anni di durata del Nuovo Regno (1550-1070 a.C), la maggior parte dei sovrani dell’Egitto fu inumata a Tebe, all’interno di tombe ricavate nella roccia della Valle dei Re. Dei trentadue governanti appartenuti alle dinastie XVIII, XIX e XX, almeno ventisei furono sepolti qui. Si ricorda che la Valle accoglie, ad oggi, sessantaquattro sepolcri numerati, ventuno dei quali vennero collocati in ordine topografico da John Gardiner Wilkinson nel 1827, mentre da allora in avanti le tombe rimanenti furono sistemate in ordine di scoperta[1].
A questi sepolcri sono da aggiungere due dozzine di tombe a pozzo il cui scavo venne iniziato e quasi immediatamente abbandonato per ragioni ignote. Le tombe non reali nella Valle dei Re appartennero a diversi ufficiali, a membri della famiglia reale e a sacerdoti[2].
La Valle dei Re, chiamata dagli arabi Biban el-Moluk (ossia “le porte dei re”) per via degli ingressi di alcune tombe che si aprono nelle pareti rocciose della valle, è un profondo uadi che incide gli strati calcarei che compongono la catena libica, con orientamento prevalente nord-ovest. Gli antichi egiziani la indicavano in diversi modi come ta sekhet àat, ossia “la grande prateria” oppure come “la bella scala dell’Occidente”, ma il suo nome ufficiale era “la grande e augusta necropoli dei milioni di anni di Faraone Vita Forza Salute nell’Occidente di Tebe“[3].
Alla valle, lunga qualche chilometro, si accede oggi, percorrendo una grande strada asfaltata che segue il tracciato dell’antico sentiero utilizzato in epoca faraonica e conosciuto come “il cammino dove Ra tramonta”. Dopo un primo tratto la valle si divide in due rami: quello occidentale è detto Valle dell’Ovest, o anche Valle delle Scimmie, e ospita quattro tombe di cui due reali, appartenenti ai faraoni Amenothep III (WV 22) e Ay (WV 23), mentre il ramo principale, lungo il quale corre il prolungamento della strada di accesso, è quello che contiene le restanti tombe. La Valle dei Re è sovrastata dalla Cima Tebana, che i locali chiamano el-Qurn, “il corno”, a causa della sua dalla curiosa forma piramidale; anticamente il monte era identificato con la dea-serpente Mert-seger, “Colei che ama il silenzio”[4].
A questo motivo religioso e rituale se ne aggiunse certamente uno più pratico per la scelta di questo particolare luogo: grazie alla sua posizione e alla sua conformazione topografica, questa valle era di difficile accesso e in ogni caso facilmente controllabile dai Megiaiu, gli uomini dello speciale corpo di polizia incaricato della sorveglianza delle necropoli.
E’ difficile stabilire chi fu realmente il primo faraone a farsi inumare nella valle, anche se apparentemente il primato spetterebbe a Thutmosis I, titolare della tomba KV 38. Questa tomba, però, potrebbe essere stata preparata in seguito, all’epoca di Thutmosi III, che vi avrebbe trasferito il sarcofago del primo dei thutmosidi; ipotesi suffragata dagli oggetti in essa rinvenuti, che risalgono proprio all’epoca di Thutmosi III. Una delle tombe più antiche, se non la più antica, è certamente quella gigantesca e insolita voluta da Hatshepsut per se stessa e per suo padre Thutmosi I (KV 20). In questo caso non si può escludere che l’ipogeo fosse stato in origine preparato per lo stesso Thutmosi I e che Hatshepsut avesse ingrandito il progetto preesistente[5].
In ogni caso, a partire dall’epoca di Hatshepsut e di Thutmosi III la Valle dei Re divenne il luogo di sepoltura dei faraoni tebani e continuò a servire come necropoli reale fino alla fine della XX Dinastia, precisamente fino all’epoca di Ramses XI, che fu l’ultimo faraone sepolto nella Valle[6].
Contrariamente a quanto si crede, gli ingressi delle tombe reali non erano nascosti, ma chiaramente visibili e la polizia della necropoli, oltre a sorvegliare la strada di accesso alla Valle, ispezionava regolarmente gli ingressi delle tombe per verificare che i sigilli, apposti al momento della sepoltura, fossero intatti.
Purtroppo, ben presto tutte queste precauzioni si rivelarono vane. Infatti in un periodo difficile e insicuro, di instabilità politica e sociale, come quello che sopravvenne alla fine del regno di Ramses III e che peggiorò fino alla fine della XX Dinastia, la grande quantità di tesori ammassata nelle tombe provocò sempre più frequentemente furti e spoliazioni. Fu deciso perciò di non utilizzare più questo sito, ormai troppo noto ai ladri e ai saccheggiatori, e i sacerdoti spostarono le mummie reali in luoghi più sicuri e discreti (come la cachette di Deir el-Bahari, DB 320) per salvarle dalla profanazione.
Dai papiri relativi ai furti commessi nelle tombe all’epoca della XX Dinastia, come il Papiro Mayer B, il Papiro Salt 124 e il Papiro Abbott, sappiamo che a quell’epoca molte tombe private e reali erano già state violate: la tomba di Tutankhamon rappresenta una fortunata eccezione perché venne ricoperta dai detriti dello scavo della tomba di Ramses IV, situata sopra al suo ingresso. Il silenzio calò sulla Valle per molti secoli, fino all’epoca tolemaica, quando arrivarono i primi “turisti” greci e romani[7].
L’interesse degli Europei nei confronti della Valle dei Re solo recentemente si è associato alla preoccupazione di proteggere le tombe. Molti sepolcri vennero colmati anche dai detriti trasportati dalle improvvise inondazioni provocate dalle piogge, materiale alluvionale che si è riversato al loro interno forse una dozzina di volte negli ultimi tre millenni. Spesso lo sgombero di queste macerie è stato trascurato, peggiorando così i danni arrecati dalle inondazioni alle pareti decorate.
L’interesse nei confronti della valle aumentò dopo la scoperta, nel 1922, della tomba di Tutankhamon (KV 62), ma la preoccupazione per la tutela delle tombe non prese piede che negli anni Novanta del XX secolo, risolvendosi nello scavo accurato delle tombe KV 5, KV 10, KV 14 e KV 16, e negli studi avviati per la conservazione della KV 17[8]. Solo una manciata di tombe è stata interamente studiata, poche sono state adeguatamente documentate e pubblicate, ancora meno hanno beneficiato di valide misure protettive[9].
Nelle recenti indagini nella Valle sono venute alla luce anche una KV 63, KV 64 e, forse, una KV 65!
Daniele Mancini
Per ulteriori approfondimenti e bibliografia:
[1] THOMAS, E., The Royal Necropoleis of Thebes, PRINCETON, 1966, p. 159
[2] WEEKS, K. R., (a cura di), La Valle dei Re. Le Tombe e i Templi funerari di Tebe Ovest, VERCELLI, 2001, p. 113
[3] SILIOTTI, 2004, p. 12
[4] REEVES-WILKINSON, 1998, p. 88-90
[5] SILIOTTI, A., La Valle dei Re, VECELLI, 2004, p. 13
[6] THOMAS, 1966, p. 165
[7] SILIOTTI, 2004, p. 16
[8] BONGIOANNI, A., Luxor e la Valle dei Re, VERCELLI, 2005, pp. 171-173
[9] WEEKS, 2001, p. 123