L’EVOLUZIONE DELLA DOMESTICAZIONE DELLA VITE E DELL’UVA, UN NUOVO STUDIO
Quando, dove e come la vite sia stata domesticata, se la vite domestica, vinifera, fosse sviluppata dalla vite selvatica, sylvestris, sono stati e sono ancora temi di un lungo dibattito scientifico tra gli studiosi dell’antico e non.
Le prime ricerche suggerivano che la vite domestica si fosse sviluppata dal suo progenitore selvatico circa 8000 anni fa nell’Asia occidentale ma ulteriori ricerche hanno prodotto risultati diversi, quelle che suggerivano la trasformazione da sylvestris in vinifera avvenuta 15.000 anni fa, altri studi che indicavano, addirittura, 400.000 anni or sono!
Le impressionanti lacune in queste teorie riflettono la difficoltà di svelare la storia della vite e dell’uva. Oggi esistono migliaia di varianti perché, a quanto pare, i primi agricoltori migrarono con le loro viti, che si sarebbero mescolate con quelle dei luoghi dove sono arrivati.
La straordinaria ricerca ha compreso anche varianti esotiche, conservate in collezioni private di viti, come spiegano Yang Dong, della Yunnan Agricultural University, in Cina, e altri 78 autori della ricerca.
La vite, dunque, è stata domesticata non una ma due volte, in due eventi separati ma simultanei, nel Caucaso e nel Vicino Oriente circa 11.000 anni fa. Secondo i ricercatori, nel Caucaso, l’uva da vino è arrivata per prima mentre nel Vicino Oriente la vite è stata domesticata per essere mangiata, facendo nascere la prima differenza fra un’uva da tavola e un’uva da vino e i diversi tipi di coltivazione sulla base della destinazione d’uso finale.
Dallo studio si evince che, in seguito al domesticamento del Vicino Oriente, l’uva da tavola avrebbe “invaso” l’Europa quando i primi agricoltori si sono diffusi dall’Anatolia. In Europa, queste nuove viti da tavola, incrociate con varianti selvatiche locali, avrebbero creato nuove varianti e con l’aumentare delle migrazioni dei gruppi umani e delle loro viti, le varianti di uva si sarebbero ulteriormente diversificate.
I ricercatori ritengono che le oscillazioni della glaciazione durante il Pleistocene causarono gradualmente la divisione delle popolazioni di sylvestris in due popolazioni vegetali in Asia, quella orientale e quella occidentale, circa 400.000 anni fa. Quando i ghiacciai sono scesi di nuovo, la popolazione occidentale di viti si è divisa di nuovo circa 56.000 anni fa. Il risultato furono popolazioni separate di sylvestris in quei territori che oggi sono Israele e Caucaso.
Da queste due popolazioni di sylvestris, due popolazioni umane diverse avrebbero domesticato la vite circa 11.000 anni fa e creato la vinifera.
Nello studio si è dimostrato che non è proprio una coincidenza che le varianti selvatiche, sviluppate a 1.000 chilometri di distanza, subissero un domesticamento in parallelo nella preistoria, confermando quanto i gruppi umani andassero in giro alla ricerca di nuovi territori migliori dove vivere.
Tuttavia, il domesticamento della vite di 11.000 anni fa avrebbe preceduto l’emergere dell’agricoltura, come accaduto per il fico.
Secondo i ricercatori, una concomitanza tra lo sviluppo della società umana e lo stabilizzarsi del clima verso temperature più miti, ha condotto i raccoglitori del tempo a sviluppare l’agricoltura ma con il clima ancora instabile, i raccoglitori precedenti sono stati costretti a domesticare quello che consumavano come raccoglitori allo scopo, anche, di adoperare alcuni prodotti, come l’uva, per fermentarli e renderli una bevanda. Non è un caso che anche la birra risalga a un periodo simile della preistoria.
Il consumo di bevande derivanti da frutti o alimenti fermentati, dunque, suggerisce quanto l’uomo abbia sempre desiderato raggiungere dei piacevoli stati di esaltazione. Lo studio qui presentato esalta ulteriormente quanto siano stati importanti la vite e l’uva e ringraziamo l’Era Glaciale, che ha diviso le popolazioni ancestrali dell’uva, i primi agricoltori che hanno viaggiato fino alla fine del mondo come lo conoscevano con le loro viti in mano e noi stessi che abbiamo sempre amato concerderci tra le braccia di Bacco…
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: The Karlsruhe Institute of Technology