L’EVOLUZIONE DELLE TECNOLOGIE MILITARI COME INDICE DI TRASFORMAZIONE SOCIALE
Una nuova ricerca condotta attraverso il Complexity Science Hub di Vienna, applicata a un ricco ventaglio di dati storici, ha fatto luce sull’evoluzione delle tecnologia militari, l’uso di armi, armature e fortificazioni nella storia umana.
Peter Turchin, del Complexity Science Hub Vienna (CSH), e un team multidisciplinare di colleghi hanno deciso di testare teorie concorrenti su ciò che avrebbe guidato l’evoluzione delle macchine da guerra nella storia del mondo.
Il loro studio, pubblicato sulla rivista PLOS ONE, verifica l’influenza dell’evoluzione delle tecnologie militari sulla dimensione della popolazione mondiale, dalla connettività tra aree geografiche, dai progressi nelle tecnologie critiche come la metallurgia del ferro o l’equitazione. Al contrario, e in qualche modo sorprendentemente, fattori a livello territoriale, come la dimensione della popolazione, il territorio di riferimento o la complessità dei governi e governanti che si sono succeduti, sembrano non aver giocato un ruolo importante.
Turchin conferma che gli obiettivi dello studio erano due: in primo luogo, si desiderava tracciare un quadro chiaro di dove e quando le tecnologie militari siano apparse nelle società preindustriali; in secondo luogo, si voleva scoprire perché tecnologie importanti siano state sviluppate o adottate in determinati luoghi.
Per le loro analisi, i ricercatori hanno utilizzato Seshat: Global History Databank, un database ampio e in costante sviluppo denso di dati storici e archeologici provenienti da tutto il mondo. Ad oggi, Seshat ha raccolto circa 200.000 voci provenienti da più di 500 società umane che coprono 10.000 anni di storia.
Turchin ha anche avviato e sviluppato ulteriormente il database insieme a un team di antropologi, storici, archeologi, matematici, informatici e scienziati evoluzionisti e per esplorare questi dati, gli autori hanno applicato metodi quantitativi innovativi di modellazione matematica e analisi statistica.
Secondo Turchin, alcune invenzioni militari avrebbero avuto effetti a cascata sull’evoluzione culturale e sociale: ad esempio, l’invenzione del morso e della briglia ha reso più facile il controllo dei cavalli, portando a progressi nelle armi o alla comparsa di arcieri e cavalieri a cavallo e alla necessità di costruire fortificazioni migliori.
Lo studio mostra come questo pacchetto di tecnologie militari sia stato uno dei fattori più importanti che abbiano portato alla nascita di mega-imperi e di religioni mondiali come il cristianesimo, il buddismo e l’Islam.
Per Turchin e il suo team, un ‘mega-impero’ è una società che sostiene decine di migliaia di abitanti, copre milioni di chilometri quadrati di territorio, che abbia cominciato ad apparire in diversi territori dell’Europa e dell’Asia come parte di un processo di crescente complessità sociale guidato dalla competizione tra stati con tecnologie sempre più avanzate e pericolose.
I ricercatori hanno riscontrato forti segnali dell’importanza della produttività agricola: potrebbe essere stato necessario un certo livello di produzione alimentare per il successivo sviluppo delle tecnologie di guerra. Esplorare il ruolo dell’agricoltura per l’evoluzione della tecnologia militare in modo più dettagliato, dunque, potrebbe essere un interessante prossimo passo di ricerca.
Seshat è stato sviluppato per distinguere causa ed effetto nelle teorie dell’evoluzione sociale.
Turchin sottolinea che i metodi sviluppati e i dati raccolti offrano una nuova prospettiva su una moltitudine di questioni aperte, teorie e controversie in vari campi, che vanno dall’archeologia, alla storia, alle scienze sociali e conferma che studi come questo possano contribuire a una comprensione generale di ciò che fa prosperare una società o di come riconoscere i primi segni di deterioramento e collasso della società.
Secondo Turchin, una comprensione fondamentale delle dinamiche sociali, dunque, non è solo di interesse accademico: comprendere cosa conduca alla trasformazione sociale o essere in grado di identificare i ‘punti di svolta’ che portino alla resilienza o alla catastrofe, è cruciale per lo sviluppo sociale futuro.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: Complexity Science Hub