giovedì, 21 Novembre 2024
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LISTA EFEBICA ATENIESE “NASCOSTA” TRA LE COLLEZIONI ARCHEOLOGICHE SCOZZESI

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Una tavoletta in marmo con un’iscrizione in greco antico, conservata nelle collezioni dei National Museums of Scotland, è stata recentemente “ri-scoperta” come una lista efebica ateniese! La curatrice Margaret Maitland e il team del progetto Attic Inscriptions in UK Collections scoprono, dunque, nuove informazioni sull’iscrizione e sulla società ateniese, fino ad oggi inedite.

Il singolare rinvnenimento rappresenta una nuova importante fonte di informazioni sulla società ateniese della metà del I secolo d.C. Questo fu un periodo cruciale per Atene poiché si adattò sotto Roma, che aveva definitivamente conquistato la penisola greca nel 146 a.C. Ad Atene, tuttavia, fu permesso di continuare ad operare come città-stato indipendente.

Le iscrizioni di questo periodo sono relativamente rare, con solo una ventina di iscrizioni efebiche sopravvissute, rendendo sorprendente il fatto che appartengano allo stesso periodo e coorti come la lista efebica conservata all’Ashmolean Museum di Oxford .

La lista efebica riportavano i nomi dei giovani inseriti nell’efebato, una sorta di istituto educativo della durata di un anno  da intraprendere ai diciotto anni e destinato a preparare i giovani cittadini alla vita da adulti come membri della comunità. Questa pratica risalirebbe al IV secolo a.C.

Peter Liddel, dell’Arts and Humanities Research Council che ha sponsorizzato il progetto Attic Inscriptions in UK Collections , ha chiesto di visionare un manufatto  un oggetto della collezione scozzese, ipotizzando che si trattasse di un calco dell’oggetto conservato all’Ashmolean. La sorpresa fu enorme quando visionò quell’iscrizione marmorea riutilizzata, incisa grossolanamente che doveva essere dello stesso periodo di quella di Oxford ma ancora sconosciuta agli studiosi dell’antica Atene.

L’iscrizione del National Museums of Scotland elenca un gruppo di amici che attraversarono insieme l’efebato ateniese durante il regno dell’imperatore romano Claudio (41-54 d.C.). L’elenco aveva lo scopo di commemorare i rapporti che avevano stretto nella speranza che sarebbero durati per tutta la vita. Il senso di cameratismo all’interno della coorte efebica è palpabile nel riferimento ai giovani come “compagni efebi” e “amici”. Molti efebi sono indicati con forme familiari dei loro nomi e l’anfora raffigurata nella parte superiore del manufatto fa riferimento alla competizione atletica, strettamente legata alle idee di mascolinità e identità greca in questo periodo.

Il confronto con l’iscrizione dell’Ashmolean dello stesso anno rivela che questo elenco rappresenta solo un sottoinsieme della coorte efebica che probabilmente contava 100-200 individui. L’efebo iscritto, Attikos figlio di Philippos, si presenta come la figura centrale della sua cerchia sociale privilegiata, determinando chi sarebbe diventato uno dei “compagni efebi e amici”. Attikos, infatti, ha fatto incidere il suo nome nel prologo dell’iscrizione, accanto a quello dell’arconte di Atene e al sovrintendente (kosmetes) dell’efebato.

È noto che la maggior parte degli efebi che sono entrati nell’efebato, sia per questa lista che per quella dell’Ashmolean, appartenevano a famiglie aristocratiche di alto rango. In entrambi gli elenchi, sono nominati per primi, mostrando una gerarchia implicita all’interno della cerchia, sia Attikos che il redattore della lista Ashmolean che, ovviamente, si sono sforzati di rivendicare e pubblicizzare stretti legami con membri chiave dell’élite ateniese.

Il manufatto fornisce la prima prova dell’inclusione di non cittadini nel sistema educativo ateniese durante il periodo romano, del I secolo d.C. L’elenco è diviso in due sezioni con uno spazio in mezzo: i nomi riportati in fondo sono non cittadini, come residenti stranieri e ex schiavi liberati, a indicare una sorta di antica ‘iniziazione di accesso’. Precedenti studi hanno confermato che tali individui furono introdotti nel sistema educativo ateniese in periodi molto precedenti e anche successivi ma questa è la prima fonte che documenta l’avvenimento nel I secolo d.C.

In quei casi, precedenti e successivi, i non cittadini sono chiaramente designati come partecipanti di seconda classe, etichettati come “stranieri” o “arruolati secondari”. Questo elenco è più diplomatico, indicando la differenza di status solo attraverso il distanziamento. Insieme ad altre forme, come l’uso di nomi più familiari e l’esclusione dei nomi dei padri degli efebi, il manufatto sembra essere stato concepito per inviare un contraddittorio messaggio sull’inclusione sociale e sull’egualitarismo. Ironia della sorte, questo avvenne durante un periodo della storia ateniese in cui la disuguaglianza sociale era maggiore che mai e in rapido aumento!

Uno degli sviluppi chiave ad Atene nel periodo imperiale fu l’incorporazione di espressioni di lealtà e venerazione dell’imperatore romano in tutti gli aspetti della vita pubblica, in particolare nell’efebato. Questo può essere visto nel riferimento al Cesare (cioè l’imperatore Claudio) nella riga finale dell’iscrizione, in lettere più grandi di quelle usate altrove nel testo.

Attraverso questi vari dettagli, l’iscrizione ci offre una preziosa istantanea della sociologia e delle ideologie di un gruppo di élite ateniesi nel I secolo d.C.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: National Museums of Scotland

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