giovedì, 21 Novembre 2024
Viaggi&Turismo

MARIA ASSUNTA RACCONTA… LA THAILANDIA DEL SORRISO – seconda parte

Per leggere questo articolo occorrono 9 minuti

Si conclude lo splendido racconto del viaggio in Thailandia. Maria Assunta ci colpisce sempre nei sogni… La prima parte si legge qui.

Buona lettura e buon viaggio!


Arrivati a Bangkok, ci trasferiamo subito dall’aeroporto di Don-Mueang alla stazione centrale dei treni dove dovrebbero aspettarci una coppia di amici romani con il figlio a cui abbiamo trasmesso la voglia di visitare questo bellissimo ed affascinante Paese prima di partire da Roma.

La stazione dei treni è affollata e non riusciamo a trovare i biglietti per partire per arrivare al porto e dirigerci verso l’isola di Kho Tao. Non c’è un posto in nessuna classe di alcun treno nel giro di una settimana e neanche posti in piedi in terza classe. I pulman diretti da quelle parti sono tutti affollati e i posti esauriti! Accidenti, questo proprio non ce l’aspettavamo! Salutiamo i nostri amici che hanno acquistato i biglietti un giorno prima di noi, prima che si esaurissero e cerchiamo un hotel dalle parti della stazione per rinfrescarci, dormire e decidere cosa fare dei prossimi giorni a disposizione.

Decidiamo di andare a visitare la poco distante città di Ayutthaya, antica capitale del Siam.

Il mattino dopo arriviamo in stazione ed acquistiamo per pochi bath, circa 80 centesimi di euro, due biglietti per Ayutthaya in terza classe, unico treno che ci può portare da quelle parti. E’ incredibile il tempo impiegato per uscire dalla città di Bangkok, è incredibile che il treno si fermi ai passaggio a livello e dà la precedenza alle automobili, mai visto una cosa del genere! L’interno del treno è tutto di legno, pochi posti a sedere e non ci sono finestrini con i vetri. Tutto svolazza intorno a noi e gente di ogni tipo sale per scendere nelle stazioni successive. Probabilmente molti sono pendolari.

Il treno si svuota quasi, quando appena esce dalla città: e ora come si fa a capire a quale stazione scendere che tutti i cartelli sono scritti solo thai? Finalmente passa un controllore che naturalmente non parla inglese e gli mostro il biglietto e gli chiedo quante fermate mancano. Lui non mi capisce, ma un signore gentilmente si avvicina e mi dice che anche lui scenderà alla stessa fermata e che quindi mi avvertirà. Lo ringrazio e mi rimetto ad osservare dal finestrino la campagna thailandese.

Arrivati ad Ayutthaya la stazione è affollata e giriamo molto prima di trovare un tuk-tuk, (tipico mezzo di trasporto thailandese, cioè una sorta di apecar adibito a trasporto di persone) che conosce l’indirizzo del nostro hotel, mostrandogli la scritta in inglese su di un foglietto.

Arriviamo in cinque minuti davanti ad un guesthouse tutta di legno con piscina e giardino. Pensiamo che forse non è il nostro hotel ed invece no. Ad accoglierci un signore occidentale moro che parla italiano! Stupiti ed increduli gli chiedo se fosse italiano e la risposta non è così ovvia: è svizzero, ma conosce naturalmente l’italiano ed è lui con la moglie thai di origine cinese a dirigere il piccolo ed ospitale hotel.

Ci invita a togliere le scarpe ed entrare e dopo un breve check-in, ci accompagna in stanza. dopo una doccia veloce usciamo alla scoperta della città. Camminando, arriviamo ad un complesso di templi antichi che testimoniano l’antica civiltà del Siam.

Beviamo una bevanda fresca e ci dirigiamo alla scoperta di uno dei templi più antichi e conosciuti della Thailandia: “Wat Phra Maha Tat” , il tempio col “Buddha nell’albero“. Risale al XIV secolo e la città fu altamente popolata, raggiunse anche un milione di abitanti grazie al suo porto per il commercio di legno, teak, avorio, pelli, seta e tutti i tipi di mestieri. Molti mercanti affermarono che Ayutthaya fu la più splendida città avessero mai visto.

Il giorno dopo prenotiamo un tour lungo il fiume per visitare tutti gli altri templi che risulterebbero lontani a piedi. L’atmosfera è davvero rilassante ed al tramonto il paesaggio è molto suggestivo. Torniamo in hotel e sotto la pioggia scrosciante ci dirigiamo in città a cercare un posto per cenare, ma il monsone questa volta non ci perdona e torniamo indietro dopo aver atteso più di un’ora all’interno di un piccolo centro commerciale. L’unico ristorantino ancora aperto è lungo il fiume vicino, al nostro hotel. Entriamo, ma ordiniamo di fretta perchè sono già le 21.30 e la cucina sta per chiudere.

Finalmente smette di piovere e torniamo a piedi verso la guesthouse. Lino, il proprietario, sua moglie Rita (tipico nome thai, ahah!) ci aspettano e parlano in italiano con u’,altra signora che scopriamo sia insegnante d’italiano, ma è svizzera anche lei. Passiamo la serata con loro a chiacchierare.

Con un minivan l’indomani raggiungiamo la “Città degli Angeli”, Bangkok.

Per arrivare a prendere lo Skytrain, per raggiungere l’hotel, attraversiamo un traffico davvero incredibile in un crocevia di automobili, tuk-tuk, motorini, carretti, pedoni…

E’ sabato e per prima cosa vogliamo visitare il famoso mercato di “Chatuchak” che c’è solo nei fine settimana. Un agglomerato di più di ottomila bancarelle divise in ventisette sezioni diverse in cui si trova ogni cosa tu possa immaginare; ma non ci piace, è troppo turistico e non è più il mercato locale originario. Mangiamo due spiedini e beviamo un Mango smoothies, il nostro preferito e cerchiamo di trovare l’uscita. Impresa ardua come prima volta!

Troviamo nei dintorni un bel parco e ci sdraiamo a goderci l’ombra degli alberi e sorseggiare qualche bevanda fresca. E’ bello osservare le persone per capire le loro usanze, i loro modi di fare, i loro comportamenti. Mi piace e coinvolgo anche Antonio. Passiamo un po’ di tempo, ma verso sera rientriamo in hotel per una breve doccia e ci spostiamo nel vicino piazzale dove fanno street food.

Osserviamo prima e giriamo tutte le bancarelle. La più invitante è una signora di mezz’età che con una wok  molto grande prepara noodles con gamberetti ed erbette. Un bimbo, forse suo figlio, distribuisce foglietti di prenotazione e raccoglie i soldi. Paghiamo anche noi e ci allontaniamo visto che ci tocca spettare più di mezz’ora. Troviamo un posticino a sedere e compriamo il nostro “solito” smoothies al mango, davvero delizioso!

Il giorno dopo è il 12 agosto ed è il compleanno della Regina che in Thailandia rappresenta la mamma di tutti ed è perciò anche la festa della mamma. In tutti i posti, per le strade, nei centri commerciali, nelle vetrine di ogni negozio, nei palazzi, c’è la foto della Regina e la scritta per gli auguri con fiocchi e fiori di ogni tipo. E’ festa nazionale. Ci perdiamo tra le vie a cercare mercatini, negozietti ed osservare ogni sorta di bancarella che spunta dovunque sui marciapiedi. Verso il tramonto ci dirigiamo al “Lumpini Park” dove ci avvolge un’atmosfera armoniosa intrisa di rilassatezza ed energia e dove una dolce musica cinese fa muovere a tempo centinaia di persone all’unisono.

Praticano il “Tai Chi“, antica arte marziale cinese.

Ci muoviamo e passeggiando non credo ai miei occhi: da lontano vedo un preistorico bestione che cammina indisturbato tra la gente. Inutile dirlo, Antonio non fa in tempo a girarsi verso di me per dirmelo che già non mi vede più! E’ un varano. Pare che il Lumpini Park ne ospiti diversi, loro dicono che sono innocui e che sono abituati alle persone. Chissà!

In tarda serata facciamo un salto a Pathong, il quartiere a luci rosse, anche quello fa parte del viaggio, ma torniamo presto in hotel per alzarci presto l’indomani.

La giornata è molto afosa e una delle più calde da quando siamo in Thailandia, ma non vediamo l’ora di incominciare. Ci rechiamo al molo del fiume per prendere il battello sul Chao Praia, fiume di Bangkok e decidiamo di scendere per prima all’ultima fermata, al Palazzo Reale detto anche “Grand Palace“: una meraviglia! Nonostante sia immenso, il caldo è torrido e l’umidità è alta, è sovraffollato di turisti, è talmente ben organizzato da farti dimenticare ogni cosa e farti apprezzare tutto dai musei, ai giardini, alla residenza del Re, la sala del Trono.

Ogni fatica è ben ripagata. Il “Phra Borom Maha Ratcha Wang” altro nome del palazzo, è la residenza ufficiale dei reali della Thailandia dal 1785. Il complesso è suddiviso in quattro parti e ciascuna ha un meraviglioso giardino con edifici di architettura piuttosto interessante. Oltre ai palazzi residenziali ci sono le sedi dei Ministeri, del Tesoro, della Guardia Reale. Nel cortile centrale c’è il palazzo che ospita la sala del trono. Il “Wat Phra Kaew” è un complesso di templi di varie epoche che racchiude il “Buddha di smeraldo” così chiamato per il colore, ma in realtà è un unico pezzo di giada.

Cerchiamo l’uscita e dopo vari tentativi, la troviamo. Ci rinfreschiamo in un piccolo bar e sorseggiamo una bevanda fresca; uscendo ci ritroviamo letteralmente fluire tra le persone che sono centinaia. Tra la folla scorgo un viso conosciuto: “Marco! Marco!” lo chiamo e lui si gira: il mondo è davvero piccolo! E’ il coordinatore del viaggio in Messico, Guatemala e Belize che ho fatto nell’ormai lontano 2006. Scambiamo qualche parola, mentre la folla ci allontana e ci salutiamo alzando le braccia. Che sorpresa!

Ci dirigiamo verso il tempio del “Buddha sdraiato”, il “Wat Pho” che è poco distante. C’è molta fila e ci regalano una bottiglietta di acqua fresca prima d’entrare. Il tempio è famoso oltre che per la statua enorme del Buddha, per la prima scuola di massaggio Thai, la più antica che oggi ospita anche una scuola di farmacia, di medicina thai e di erboristeria.

TRascorriamo molto tempo al suo interno perchè rapiti dal suono dei gong, delle campane, delle monetine che tintinnano all’interno di grosse ciotole che raccolgono le offerte per i monaci e per la manutenzione del tempio. I profumi degli incensi e dei fiori ti trasmettono pace e rilassatezza e ci si sente ammaliati da una così tanta pace, che non riesci ad uscire.

Sarei rimasta lì per molto, Antonio mi chiama e mi invita ad uscire, rompendo l’incantesimo! C’è una bancarella poco distante ed una graziosa signora che sorride e porge riso, verdure e qualche spiedino su un piccolo vassoio che adorna con fiori di frangipane. Ne acquistiamo due e ci sediamo lungo il fiume per goderci ancora l’atmosfera.

Ripartiamo col battello e questa volta ci dirigiamo al “Wat Arun” il tempio simbolo di Bangkok! In parte è in fase di ristrutturazione e si fa fatica salire i gradini che sono molto ripidi. Al tramonto sul Chao Praia lo spettacolo è da non perdere.

Ultima tappa prima di riprendere il volo per l’Italia è la visita alla Chinatown. Sembra davvero di essere in Cina. E’ il posto più caotico di Bangkok, pieno di carretti, bancarelle e “cineserie” autentiche. Ci perdiamo nei negozietti di tè, di teiere e di tazzine, osserviamo nelle vetrine di erboristerie cinesi ogni sorta di parti di animali e di radici.

In realtà vogliamo visitare il tempio dove si trova il Buddha d’oro più grande del mondo: il  “Wat Traimit“. In realtà la statua è dorata e pesa più di cinque tonnellate, alta tre metri, molti la venerano perchè credono sia dotata di poteri magici.

Il mattino successivo il trenino ci porta verso l’aeroporto e con un po’ di tristezza nel cuore lasciamo Bangkok, guardando dal finestrino lasciamo scorrere come in un film le immagini dei ricordi che questo viaggio ci ha lasciato con la certezza che un giorno ci saremmo tornati!

Maria Assunta Maccarone

Maria Assunta

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