I MODELLI ARCHITETTONICI ROMANI NELLE PROVINCE
Nel periodo repubblicano compreso tra il III ed il II secolo a.C. anche alle cosiddette province giunsero le influenze dell’architettura romano/italica.
TAPPE STORICHE DELLA ROMANIZZAZIONE TRA III E I SEC. a.C.
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Solo la Grecia resistette, cristallizzata nelle sue forme architettoniche, alla prima romanizzazione e solo in età imperiale le manifestazioni stilistiche romane presero definitivamente piede. Ma come la Grecia, anche l’Africa orientale e l’Egitto, solo in periodo traianeo, subirono l’importante influenza della potenza romana. La Gallia, invece, è soggetta a un complesso iter in cui la Gallia Narbonense fu fondamentale per lo sviluppo degli ordini architettonici nuovi, nella fattispecie nella sperimentazione dell’ordine corinzio.
La Penisola Iberica fu, invece, una delle prime province a mostrare i segni di una completa romanizzazione. Sagunto, che visse l’epica battaglia tra Punici e Romani (221 a.C., seconda guerra punica, ndr), mostra le prime attestazioni della romanitas con la presenza di due templi di cui però sono scarse le attestazioni. Uno dei due è di tipica architettura romana, con rapporto 5 a 6, alto podio, cella tripartita, con ante prolungate, spesso paragonato ai tempi di Cosa e Luni, attestabile al II secolo a.C. Altri importanti siti iberici sono a Cartegena (Cartago Nova) e Cerro che hanno in comune di essere templi romani di ispirazione greca.
A Cartagena il tempio è in stile ionico, periptero. Cerro ha un tempio ottastilo, pseudoperiptero con una pianta rettangolare di ispirazione romana e un tempio minore distilo, in antis, a cella singola. Per entrambi, la suggestione architettonica ha chiamato in causa Ermogene di Priene come ispiratore o nella sola progettazione dei modelli ispanici.
Se in età imperiale i templi furono frutto della propaganda della classe patrizia, in precedenza, nel II secolo a.C., i costruttori si ispirarono ai costruttori romani della capitale. Il Santuario di Munigua in Betica presenta una forte influenza dai santuari laziali: si riscontra uno sfruttamento dei terrazzamenti per posizionare ampie “terrazze sacre”. Nell’edificio 2, si ha una porticus duplex, una gradinata eniciclica con evidenti tratti di romanizzazione italica, forse costruita da romani ivi trapiantati.
Importantissima centro ispanico fu anche Ampurias (Emporion, di fondazione focea): suddivisa nella città vecchia sul mare, Palepolis, e una nuova ed enorme città romana costruitale alle spalle. Ingloba tre esempi di templi edificati nel II a.C., tetrastili, prostili, di evidente influenza romana. Uno è quello di Zeus Serapide, bipartito, frutto del sincretismo romano e punico. Gli altri due templi sono situati ai margini delle fortificazioni, in un’area scoscesa simile a Tivoli, per cui molto aderenti ai modelli laziali. Il Capitolium presenta tratti romani a tutti gli effetti, ossia un tempio tetrastilo, prostilo, con scalinata incassata, ampia cella, il tutto preceduto da una piazza e contornato da una porticus triplex.
Baelo Claudia, in Andalucia, possiede un tempio triplice, o meglio, tre templi separati ma affiancati molto simili al complesso di Brixia (Brescia), dove un tempio a cella trasversale è suddiviso in triplice cella. Baelo Claudia è la terza evoluzione di questa trasformazione. I templi, edificati tra II e I secolo a.C., mostrano una grande aderenza ai canoni romani (come ad esempio, l’alto podio).
La Gallia Narbonense, come indicato, è il cantiere della sperimentazione dell’architettura romana. A Glanum, sono stati edificati due tempi tetrastili chiamati gemini, prostili, contornati da una porticus triplex; già dal II secolo a.C. utilizzano il marmo e il nuovo ordine corinzio romano, ampiamente utilizzato a Roma, le cui caratteristiche prevedevano un capitello tozzo, con due corone sotto altrettanto tozze che, in seguito, saranno realizate più slanciate. Tra i due tempi non c’è alcuna differenza cronologica perché nella costruzione della piazza del foro non ci sono differenze di spazi.
La cosiddetta Maison Carrè di Nimes mostra che la sperimentazione del corinzio è ormai codificata. Il capitello è molto slanciato (sono trascorsi circa 80 anni dall’edificazione dei templi di Glanum,ndr), il tempio è prostilo, esastilo, pseudoperiptero, con alto podio. Le decorazioni della trabeazione sono molto elaborate con girali d’acanto a fregio continuo, mensole sulle grette e soffitti a cassettoni. A Vienne, il tempio periptero e sine postico di età imperiale, mostra come i capitelli siano ulteriormente evoluti, più slanciati, con un collarino decorativo.
Nella Gallia del nord, il substrato di matrice celtica è molto forte. I templi celto/romani (come quelli di Asterix per intenderci, ndr) si interfacciono in un mondo pregno di culti animalisti, con attestazioni molto particolari. Le celle sono a due piani e la struttura sopraelevata è realizzata in opus cementicium; la planimetria gallica prevede un’unica struttura per la cella, come nel caso di Autun e il suo Tempio di Giano. A Granges del Dimes sono presenti i resti di un tempio con una gradinata, un alto podio, a due piani, il tutto circondato da una porticus.
Anche la Germania presenta interessanti esempi. A Treviri (Augusta Trevirorum, oggi Trier) e dintorni, numerosi sono i templi edificati: una serie di edifici fuori dai villaggi che accompagna il proliferare del culto autoctono dei boschi ha una planimetria standardizzata nella cella, due piani in elevato e tutto all’interno di un temenos. Ad Elst (in Germania Inferior, oggi Olanda) vi è un’ulteriore interpretazione dell’esempio gallico: tempio a due piani con peristasi, tetto spiovente, basso podio, ampia scalinata anteriore.
In Britannia gli adattamenti negli edifici di culto abbracciano a pieno la romanizzazione ma le realizzazioni hanno un alzato ligneo fuso nelle tecniche edilizie locali, come nel caso di Bath.
Anche l’Africa recepisce questi modelli e la Tunisia ne è un esempio prepotente. A Sbeitla è presente un Capitolium triplice e il Tempio di Minerva, il più conservato dei tre, mostra una realizzazione parecchio interessante in opus africanum (con ortostati e diatoni) con aderenza planimetrica ai canoni romani, ma dal substrato punico. A Dougga, il tempio tetrastilo, prostilo, con lati chiusi, è su alto podio, realizzato in opus africanum, rispecchia le caratteristiche locali. E’ posto nel foro ma con assialità non proprio alla romana, in quanto il tempio non è edificato al centro di uno dei lati del foro stesso.
Tra le province romane merita una particolare menzione, per le sue presenze architettoniche e archeologiche, la provincia della Siria. Una delle sue città, Palmira, giunta alle cronache per i disastrosi scempi perpetrati da un sedicente “stato islamico“, necessiterebbe di un articolo a parte.
Comunque nonostante i danni causati in questi mesi siano gravi, buona parte del sito, dal 1980 Patrimonio UNESCO dell’Umanità, è ancora integra.
I templi risentono fortemente dell’architettura romana repubblicana e l’ordine corinzio vi è arrivato già sviluppato. Il Tempio di Bel, successivamente riutilizzato quale chiesa e fortezza araba, presenta forti influssi mesopotamici (merli e portali di influenza persiana), mentre il santuario racchiude il tempio centrale con una porticus quadriplex con le prime attestazioni di arco siriaco, in quasi una trasposizione di un foro monumentalizzato. Il tempio ha il suo ingresso alquanto decentrato; al suo interno, a destra ed a sinistra, sono presenti i cosiddetti talami (sotto delle edicole) che conducono al culto della divinità Bel (dio Sole/Dioniso), richiamando antiche religioni orientali. Il tempio sembrerebbe periptero con influenza planimetrica di tendenza assolutamente orientale.
Concludiamo questa breve analisi con Baalbek dove vi è un santuario progettato in età neroniana e con il Tempio di Giove legato agli antichi culti solari. Il tempio si affaccia su una piazza circondata da una porticus triplex, affiancato da una enorme esedra esagonale.
Daniele Mancini