NEANDERTHALIANI E SAPIENS USAVANO TECNOLOGIA LEVALLOIS, DA SHUKBAH, PALESTINA
Secondo Jimbob Blinkhorn, del Pan-African Evolution Research Group, i siti in cui i resti ominidi sono direttamente associati ai manufatti litici rimangono una rarità, ma lo studio sia dei resti che degli strumenti è fondamentale per comprendere le occupazioni degli ominidi della Grotta di Shukbah e nel resto della regione.
La Grotta di Shukbah fu scavata per la prima volta nella primavera del 1928 da Dorothy Garrod che rinvenne un ricco deposito di breccia contenente ossi animali e strumenti di pietra in stile musteriano, spesso concentrati in focolari ben segnalati. Ha anche identificato un molare ominide grande e unico. L’esemplare è stato conservato in una collezione privata, per la maggior parte del XX secolo, dove non sono mai stati permessi studi comparativi con metodi moderni. La recente re-identificazione del dente, presso il Natural History Museum di Londra, ha portato a un nuovo lavoro dettagliato sulle collezioni di Shukbah.
Clement Zanolli, dell’Université de Bordeaux, ritiene che già la Garrod avrebbe immediatamente segnalato quanto fosse caratteristico questo dente. Oggi, grazie alle nuove analisi, ne sono state esaminate dimensioni, forma e struttura attraverso una ricostruzione 3D sia esterna che interna del dente, confrontandole con quelli di Homo Sapiens dell’Olocene e del Pleistocene e altri campioni di Neanderthaliani.
Lo studio ha permesso di comprendere come il dente appartenesse a un bambino neanderthaliano di circa 9 anni, segnando, per la specie di ominidi, l’estensione più meridionale fino ad oggi conosciuta.
Secondo Blinkhorn, sebbene le collezioni di utensili in pietra provenienti da Shukbah abbiano accennato alla presenza della tecnologia Levallois nubiana, solo nell’indagare sui manufatti rinvenuti in diversi siti, il team di ricerca ha identificato molti più manufatti prodotti utilizzando i metodi Levallois nubiani, suggerendo, per la prima volta, dunque, un’associazione diretta con i resti di Neanderthaliani e che non è più possibile creare un unico e semplice collegamento tra questa tecnologia solo con l’Homo Sapiens.
Simon Blockley, della Royal Holloway di Londra, ritiene che questo studio evidenzi una più vasta gamma geografica delle popolazioni di Neanderthal e una loro flessibilità comportamentale, emette anche una nota di cautela che mostra quanto non esistano collegamenti specifici tra particolari ominidi e specifiche tecnologie di realizzazione di utensili in pietra.
La prossima scoperta di stanziamenti neanderthaliani sarà l’Africa? Attendiamo fiduciosi!
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Professor Mancini, sempre grazie di farci rivivere con i suoi articoli con i nostri antenati !!! G. Carlo Pavia
CArissimo Gian Carlo, puntuale nei tuoi commenti sempre cordiali e gentili.
Cher Daniele
Merci de toujours nous tenir au courant des dernières et importantes découvertes exceptionnelles
Comme dirait Marguerite Yourcenar, il n’y pas d’avenir sans le passé.
Très cordialement, Armelle d’Hendecourt.
Chère Armelle, merci beaucoup de m’avoir lu