NEW YORK NEW YORK! MARIA ASSUNTA RACCONTA… – prima parte
Un nuovo viaggio, un nuovo racconto. La mia cara amica Maria Assunta Maccarone ci conduce nella Grande Mela, a New York! Buona lettura.
Potrei visitare la stessa città infinite volte e trovare in essa altrettante città, una diversa dall’altra, a seconda della stagione, dello stato d’animo, del motivo della visita, degli incontri inaspettati con le persone anche sconosciute, dei posti frequentati, degli eventi che si presentano, del tempo di soggiorno, dei mezzi di trasporto presi per spostarmi da un punto all’altro, dei colori del cielo, del mare (se c’è), dell’aria che si respira, delle feste e pubbliche manifestazioni del periodo. Un’emozione diversa ti fa vedere la città con occhi diversi ed è impossibile ricreare la stessa situazione ogni volta che si decide di rifare lo stesso viaggio nella stessa città. Il viaggio non è mai lo stesso e la città neanche!
C’è una città che mi ha regalato moltissime emozioni in un solo viaggio e tornandoci più volte nello stesso periodo dell’anno mi ha fatto sentire sempre a casa. Sin da bambina sognavo di vederla, di alzare gli occhi al cielo e finalmente incontrare i suoi grattacieli. L’ho perfino disegnata più volte. Una città che da sempre mi affascina e mi fa sognare e mi regala sempre posti nuovi da visitare. New York!
Decidiamo di partire per New York sapendo che il dollaro è basso e che possiamo restare più tempo con gli stessi soldi, ma naturalmente dobbiamo risparmiare ulteriormente perché gli hotel costano tantissimo per le nostre tasche e così decidiamo di affittare un appartamento e di vivere per un po’ come “veri” newyorkesi!
Ci mettiamo subito alla ricerca e dopo vari tentativi troviamo un grazioso monolocale a Manhattan sulla 96-esima, Upper East Side, vicino a Central Park, a due isolati dalla quinta strada! Acquistiamo “online” anche il New York Pass per cercare di vedere quanto più possibile e spendere meno. Il resto del viaggio decidiamo di trascorrerlo in Florida, ma di questo parlerò un’altra volta.
Sono già stata negli Stati Uniti percorrendo tutta la Route 66 e visitando anche San Francisco, mai a NY, due volte solo di passaggio e pensare di trascorrere lì ben 12 giorni, in appartamento come se fossi una di loro, vivendo appieno la città, mi sembra un sogno! Un’emozione davvero unica per me che sogno da sempre di vivere questa esperienza, come se fossi destinata lì per qualche strano motivo.
Emozionatissima atterriamo all’aeroporto di JFK e con un taxi ci dirigiamo all’indirizzo che ci ha scritto il nostro “host”. E’ notte ed il tassista ci chiede se siamo sicuri che è l’indirizzo giusto perché nella zona non si vede nessuno a quell’ora. Facciamo di si con la testa scendendo dall’auto e cercando in giro il numero del palazzo. Si, è quello davanti a noi, ma sul citofono solo numeri e non sappiamo quale fare così mandiamo un messaggio col cellulare al padrone di casa che ci dici di aspettarlo qualche minuto. Infatti dopo sette – otto minuti arriva una graziosa ragazza che di newyorkese ha poco e niente, ci consegna le chiavi dell’appartamento e ci guida fin al monolocale. E’ proprio come ce lo aspettiamo: piccolo, accogliente e con tutto ciò che serve per un viaggio breve. Ci consegna la biancheria pulita e ci dice di chiamarla qualora avessimo qualche difficoltà. Ci saluta e sparisce nel corridoio stretto e lungo dell’edificio.
Felicissimi, ci sistemiamo e ci addormentiamo e non vediamo l’ora di andare alla scoperta della città: ci sono talmente tante cose da vedere che non sappiamo da dove cominciare!
Al mattino iniziamo a girovagare “a zonzo” nella zona per fare colazione e comprare qualcosa nei supermercati. C’è una fermata della metro proprio vicino al nostro appartamento e negozietti, bar e appartamenti di lusso con tanto di portiere in divisa che accoglie gli inquilini sul tappeto rosso. Un ospedale poco lontano e in poco men che non si dica ci ritroviamo a Central Park, vicino ad uno dei laghi, il più grande dire dal quale si scorge una parte della città.
Passeggiare per Central Park è rilassante: pur essendo travolti da mille emozioni, si è immersi completamente nella natura che ci fa sembrare, come d’altra parte in ogni posto in America, di vivere dentro uno dei tanti film americani che abbiamo visto migliaia di volte in televisione sin da bambini. Ma la voglia di prendere la metropolitana ed iniziare a padroneggiare le mappe è troppa; decidiamo così, dopo un’oretta, di tornare a casa e lasciare la spesa. E’ l’inizio di agosto e fa un caldo asfissiante soprattutto sotto le stazioni della metro perché vecchie e poco arieggiate, ma si passa dai quasi 50°C gradi a meno di 18°C non appena si apre il vagone della metro. La metro di New York è veramente uno spasso se non ci fossero tali escursioni termiche: cantanti, suonatori, ballerini, poeti, attori ad ogni angolo e su ogni vagone si esibiscono lasciando spesso le persone esterrefatte per così tanta bravura che ti chiedi come sia possibile che non sono ancora diventati famosi! In realtà sono tanti, troppi! Talmente bravi che alcuni passeggeri chiedono il bis mettendo nel cappello per raccogliere i soldi anche pezzi da venti dollari! Quasi tutte le stazioni sono decorate con murales di ogni tipo, stili e colori diversi. Scendiamo a Times Square, incrocio tra la Brodway e la Seventh Avenue. Tutti la conoscete o almeno una volta avete visto l’immagine del posto ma essere lì nella baraonda è davvero uno schianto! Sembra tutto un sogno ed è ancora giorno per apprezzare gli “spectaculars“, insegne luminose animate che a causa della piccola dimensione della piazza e la loro densità, poco c’è da invidiare a Las Vegas! Ci dirigiamo verso Brodway. Di gente in giro ce n’é davvero tanta e ci divertiamo come bambini a fotografare i personaggi di cera di Madame Tussauds e le locandine degli spettacoli dei vari teatri. Scopriamo da quelle parti un locale dove si spende poco e si mangiano benissimo le costolette di maiale alla brace: un locale enorme stile western con centinaia di posti a sedere e camerieri simpatici che ci spiegano come sono organizzati per servirci al meglio. Durante il soggiorno torniamo più volte nella piazza solo per vivere alcune ore da quelle parti ed incontrare la gente più “strana” del pianeta. E’ uno spasso, credetemi!
Naturalmente non si può andare a NY e non visitare i musei più spettacolari del mondo. Vogliamo visitare il “Metropolitan Museum of Art” come primo, ma la fila è lunga chilometri, gira perfino dentro Central Park, la gente è sotto il sole da ore. A malincuore decidiamo di ritornarci con la speranza di trovare meno gente. Nel Pass è compresa anche la visita ad uno dei musei più incredibili che io abbia mai visto, un museo di arte medioevale realizzato dentro un monastero costruito esso stesso di parti di chiese e monasteri raccolti da tutta Europa. Incredibile per come è stato realizzato e l’ennesima conferma che chi ha i soldi può tutto o quasi. Un certo John Davison Rockefeller jr volle regalare alla città di NY ed al Metropolitan un’attrazione particolare e decise di acquistare dei pezzi unici nel vecchio continente e lo realizzò, grazie ad un curatore tedesco, in più di dieci anni. Ho provato un misto di stupore e di rabbia per tale pezzi esposti egregiamente e sistemati come meglio non si poteva, ma vedere manufatti della nostra storia dove non avrei mai immaginato che fossero…eh si, un po’ di rabbia l’ho provata. Più che altro per quelli che non hanno saputo resistere al profumo dei soldi e aver venduto reperti di inestimabile valore solo per togliere “uno sfizio” a qualcuno che di soldi non sa cosa farne! Il museo è situato a nord di Manhattan, in un parco ed è meraviglioso arrivare fin là. E’ tra le attrazioni meno visitate, ma è, a mio avviso, imperdibile. Ho trovato perfino una statua lignea rappresentante San Nicola di Bari portata via da una chiesa di Monticchio (AQ), arazzi e finestre bifore dall’Olanda, tappeti dalla Germania, altari dalla Francia, calici impreziositi di pietre preziose dall’Inghilterra, oggetti sacri dall’Italia e ancora tanto, tantissimo da tutta l’Europa, capitelli, affreschi, volte, colonne, interi chiostri.
Decidiamo, dopo la minuziosa visita, di tornare a casa in autobus per vedere Harlem almeno una volta. Arriviamo vicino casa vicino al parco e non possiamo fare a meno di attraversarlo di nuovo, ma sta arrivando il buio e allora è meglio stare in giro per il centro. Per cui ci avviamo costeggiando il parco, sulla 5th Avenue e piano piano arriviamo davanti al famoso Empire State Building, una volta il grattacielo più alto del mondo diventato mitico per la scena del film di “King Kong”. Anche lì la fila è enorme, ma sta per iniziare a piovere e cosa possiamo fare? Decidiamo di entrare stando in fila sperando che smetta di piovere prima di arrivare all’ottantaseiesimo piano dove si trova la terrazza panoramica.
Quello che si prova affacciandosi dall’alto è un’emozione indescrivibile. La vista della città è incredibilmente scioccante! Non ho mai visto nulla di simile! Non riesco a distogliere gli occhi, ma resto lì immobile, infreddolita dal vento e dalla pioggia e non mi decido a tornare dentro la sala.
Il giorno dopo abbiamo tre ore di tempo ed appena sette chilometri da percorrere per arrivare fino al porto a prendere il battello per visitare l’intera baia e decidiamo di prendere l’autobus. Pessima trovata: l’autobus è molto lento, si ferma ogni isolato e si ferma ancora tra un isolato e l’altro per attendere al semaforo. L’autista non è solo autista: tutti salgono davanti in fila indiana e lui fa anche i biglietti, dà informazioni, aiuta le persone disabili a salire aprendo la pedana, osserva nel frattempo lo specchietto per assicurarsi che nessuno nel frattempo sia entrato da dietro, sgrida le persone se non si comportano come dovrebbero e si assicura che tutti stiano bene prima di rimettersi in viaggio, ogni volta, ad ogni fermata. Arriviamo di corsa in ritardo al molo per imbarcarci e siamo costretti ad aspettare il battello del pomeriggio. Allora esploriamo la zona e cerchiamo un supermercato dove si comprano anche piatti già pronti da scaldare al microonde, insalatone, panini, torte al cioccolato, frutta a poco prezzo. Naturalmente andare tutti i giorni a pranzo e a cena al ristorante è costoso perché, oltre ai prezzi esposti, dovete aggiungere le tasse, il servizio e le mance che in America sono obbligatorie.
Nel frattempo visitiamo anche una nave da guerra e ci imbarchiamo insieme ad altri due italiani, conosciuti al porto. Il panorama della città dall‘Hudson è favoloso. Arriviamo fino all’isola dove si trova la Statua della Libertà e giriamo anche oltre. Emozioni su emozioni. Il sogno di vivere NY si è avverato!
Maria Assunta Maccarone
Foto di Maria Assunta Maccarone