NOVITA’ SULLE ORIGINI DELLA MAGNA GRECIA
La tradizione di studi storico – archeologici indica che i flussi colonizzatori greci verso l’occidente , verso la cosiddetta Magna Grecia, sono principalmente tre, ionico (in rosso), dorico (in azzurro), fenicio (in verde). Se in oriente non vi è un netta cesura tra proto-colonizzazione e pre-colonizzazione, in occidente la pre-colonizzazione inizia nell’VIII secolo a.C., con movimenti commerciali, fondazione di empori e proseguendo con colonie dalle cronologie ben distinte. I flussi ionici e dorici partirono anche dalle già affermate colonie orientali dell’Asia minore.
Gli Eubei furono i primi a muoversi verso occidente per fondare la colonia di Pithecusa (Pithekoussai, Ischia), che rimase sempre un porto franco anche grazie alla sua posizione! Le città di partenza della colonizzazione erano Calcide ed Eretria che effettuavano anche frequenti e proficui commerci con le colonie orientali . Nella seconda metà dell’VIII secolo, i colonizzatori approdarono a Cuma (di fronte a Pithecusa) che ebbe, invece, una fondazione euboica di carattere calcidese.
Pithecusa fu il primo emporio della Magna Grecia, di fondazione euboica (sia calcidese che eretriese). Dopo la sua fondazione, nel 775/770 a.C. e dopo la guerra per la pianura di Lelanto, l’alleanza Calcide/Eretria termina e la prima andò da sola a fondare nuove colonie a occidente: valide fonti archeologiche testimoniano che la presenza di materiali calcidesi ed eretriesi sono solo a Pithecusa, mentre materiali riferibili a Calcide sono presenti nelle altre colonie. Pithecusa, grazie alla Baia di S. Montano, possiede un attracco naturale, adatto a proteggere la flotta che giungeva presso l’isola. L’acropoli era situata su Monte Vico e gli unici scavi effettuati tra il 1952 e il 1982, anche se limitati, hanno riportato alla luce molti materiali. Tra questi vi è un orlo di cratere, stile tardo – geometrico, con la rappresentazione di una famosa scena di naufragio, molto più viva delle altrettanto famose scene ateniesi. La Necropoli di S. Montano, invece, ha fornito materiali euboici di entrambe le città, materiali corinzi di importazione e materiali corinzi fabbricati in situ.
Tra questi, famosa è la cosiddetta Coppa di Nestore, nome improprio perché rinvenuto in una tomba di un adolescente; nell’iscrizione della coppa si cita Nestore invogliato ai piaceri dalla dea Afrodite: il tutto potrebbe essere tratto dall’omero Iliade di cui, però, ancora non esisteva una vera trascrizione delle sue opere. Il riferimento alla poesia orale e il richiamo ai piaceri di Afrodite, è comunque palese. Ma gli studiosi hanno dato due versioni circa il vero significato della coppa: Emanuela Fabbricotti afferma che non esiste alcun riferimento ad un ragazzo e la coppa è stata semplicemente riutilizzata in un contesto funebre; un’altra posizione attesta, invece, che era allora in voga in Grecia e nel mondo classico l’amore omo-erotico tra la figura del colto studioso anziano che iniziava ai piaceri il discepolo adolescente, il quale avrebbe ricevuto in dono la coppa: il dibattito è interessante per la questione dell’unirsi degli uomini nel simposio arcaico di carattere asistocratico. In un altro antico frammento compare il nome di chi ha realizzato il relativo vaso con un alto uso della scrittura greca arcaica. A Pithecusa sono stati rinvenuti anche materiali di provenienza orientale, segno tangibile della convivenza con altre culture.
La fondazione di Cuma (dopo la citata battaglia di Lelanto), è avvenuta grazie ai Calcidesi e ai Pithecusani intorno al 735 a.C. E’ la più antica colonia della penisola italica, precedente anche Sibari. I resti archeologici dei monumenti rinvenuti, però, sono per lo più romani che hanno completamente sfruttato quelli greci. L’acropoli conserva pochi e importanti resti greci ed è cinta da mura di VI secolo a.C., su un declivio naturale. Il Tempio di Zeus/Giove, di cui resta l’inglobamento nella realtà cristiana, ha il Tempio di Apollo ai suoi piedi, all’interno della cinta di mura di seconda fase. Il Tempio di Zeus aveva un peristasi con una cella in antis. La cella era la prima aula cultuale arcaica e la litizzazione è avvenuta nel VI secolo a.C., con rispetto di tutte le fasi architettoniche tipiche. Il Tempio di Apollo, divinità protettrice della colonizzazione euboica, mostra i tipici fregi di VIII secolo a.C. Anche Cuma possedeva possibilità portuali importanti per lo sfruttamento dei commerci e il molo era protetto naturalmente.
Dal 2007, a Cuma si riscrive la storia. Dagli scavi in corso nell’antica città emerge un nuovo quadro degli avvenimenti relativi alla sua fondazione. Le ricerche dirette dal docente di archeologia e storia dell’arte greca Matteo D’Acunto dell’Università di Napoli L’Orientale sotto l’egida della Soprintendenza archeologica della Campania, hanno restituito importanti testimonianze materiali che potrebbero cambiare le cose: i resti di un abitato dei primi coloni greci della metà dell’VIII secolo a.C.
Proprio questa scoperta e quella di un affascinante corredo da simposio in ceramica colloca l’avvento degli Eubei in un orizzonte sempre più vicino a quello di Pithecusa: la colonizzazione della piana cumana a quanto pare, sarebbe avvenuta ancora prima di quanto si pensasse. Ma non è tutto. Dallo strato sottostante è emersa anche un’insolita sepoltura a incinerazione, pratica inconsueta all’interno della cultura locale dell’epoca, che solitamente seppelliva i defunti semplicemente inumandoli, confermando l’indole di emporio e colonia dei due centri magno greeci. Secondo D’Acunto i coloni euboico/pithecusani si sono spinti sulla terraferma poco dopo aver fondato Pithecusa, cancellando con violenza l’abitato indigeno. Le indagini estensive del sito dimostrano che i coloni cominciarono a disegnare la città già agli inizi del VII secolo a.C., impostando una complessa pianificazione urbana che resterà invariata anche nei secoli successivi. Non mancheranno altre sorprese archeologiche sulla Magna Grecia!
Daniele Mancini
colonizzazione Mediterraneo e Magna Grecia