NUOVE NOTIZIE SULL’ANTICO VINO ITALICO
Qualche mese fa ho scritto dei rinvenimenti di tracce del più antico vino italico. Oggi vi aggiorno sullo stato della ricerca.
Buona lettura.
Monte Kronio o Monte S. Calogero è una piccola altura di poco meno di 400 metri di altitudine, situato in provincia di Agrigento, nella Sicilia sud-occidentale. Tra le sue viscere, nasconde un labirintico sistema di caverne, pieno di vapori sulfurei caldi che, ai livelli più bassi, raggiunge la temperatura media di 37 gradi centigradi e il 100% di umidità, rendendo quasi impossibile lo stazionamento umano.
Nonostante tutto, coloro che hanno visitato le grotte di Monte Kronio fin da 8000 anni fa hanno lasciato tracce tangibili del loro passaggio, manufatti dell’età del rame, tra cui molti in terracotta, ma anche inumazioni con resti scheletrici.
Gli archeologi e gli antropologi sono impegnati in attenti studi sulle pratiche rituali legate a resti e oggetti rinvenuti, sugli eventuali sacrifici che facevano leva sui gas che si levavano dalle viscere della montagna, una sorta di santuario preistorico dove venivano eseguite le pratiche di purificazione o oracolari, sfruttando le proprietà purificanti e inebrianti dello zolfo.
Abbiamo già visto, inoltre, che da piccoli campioni di terracotta, tratti dagli antichi manufatti, le recenti analisi hanno condotto al sorprendente risultato che i contenitori conservassero del vino. Una scoperta che potrebbe produrre altre implicazioni sulla storia dei gruppi umani che frequentavano quelle grotte.
Un gruppo internazionale di studiosi guidato da Davide Tanasi, professore associato presso il Dipartimento di storia della University of South Florida, ha utilizzato tecniche chimiche all’avanguardia per caratterizzare il residuo organico.
- Spettroscopia di risonanza magnetica nucleare (NMR), per ottenere le proprietà fisiche e chimiche degli atomi e delle molecole presenti.
- Microscopia elettronica a scansione con spettroscopia a raggi X a dispersione di energia (SEM/EDX) e alla riflettanza totale attenuata, per ottenere immagini di eccezionale risoluzione e non solo.
- Spettroscopia a raggi infrarossi in trasformata di Fourier (ATR FT-IR), per l’analisi elementare e la caratterizzazione chimica dei campioni.
Questi metodi di analisi sono distruttivi: il campione si esaurisce quando i test sono eseguiti: è necessario essere estremamente attenti nello studio dei minuscoli campioni prelevati. Quattro dei cinque campioni di terracotta analizzata contenevano un residuo organico: due con residui di grassi animali, un terzo con residui vegetali, una sorta di liquido parzialmente assorbito dalle pareti dei vasi; il quarto, puro vino d’uva di 5.000 anni fa!
La letteratura scientifica sulle bevande alcoliche nella preistoria sono molto chiare: i campioni di Monte Kronio rappresentano il vino più antico conosciuto finora per l’Europa e la regione del Mediterraneo. Un’incredibile sorpresa, considerando che l’Anatolia meridionale e la regione transcaucasica sono tradizionalmente ritenute la culla della domesticazione dell’uva e della viticoltura precoce. Alla fine del 2017, una ricerca simile su campioni di ceramica neolitica della Georgia, ha respinto la scoperta della presenza di tracce di puro vino d’uva ancora oltre, fino al 6.000-5.800 a.C.
La notizia del “vino più antico” ha catturato l’attenzione del pubblico quando sono stati pubblicati i primi risultati. Ma quello che i media non sono riusciti a trasmettere sono le enormi implicazioni storiche che una tale scoperta potrebbe rivestire nelle culture siciliane dell’età del rame.
Da un punto di vista sociale, la prova della presenza del vino implica che li gruppi umani avevano iniziato a coltivare le viti in epoche non sospette. La viticoltura richiede specifici terreni, climi e sistemi di irrigazione e gli archeologi non avevano, fino a questo punto, incluso tutte queste strategie agricole nelle loro teorie sui modelli di insediamento delle comunità siciliane dell’età del rame. E’ necessario che i ricercatori approfondiscano maggiormente i modi in cui questi gruppi potrebbero aver trasformato i paesaggi in cui vivevano.
La scoperta del vino di questo periodo ha un impatto importante anche sulle precedenti conoscenze dei commerci tra Sicilia e Mediterraneo. La scoperta di una produzione di vino, quindi, potrebbe facilmente ricondurre allo scambio con i manufatti in metallo di provenienza egea rinvenuti nei dintorni di Monte Kronio.
Tradotto e riadattato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: The Conversation