NUOVE SCOPERTE DALLA CORNOVAGLIA
Un team di archeolog dell’Australian National University (ANU) ha scoperto un tumulo dell’età del bronzo, molto probabilmente un tumulo funerario, su una collina della Cornovaglia che si affaccia sul Canale della Manica e si appresta a effettuarne il completo scavo archeologico.
Il sito risalirebbe alla fine del III millennio a.C. ed è stato scoperto per caso quando l’archeologa dell’ANU, Catherine Frieman, docente presso la ANU School of Archaeology and Anthropology, che stava conducendo indagini geofisiche su un sito noto fuori dal villaggio di Looe in Cornovaglia, è stata contattata da un contadino riguardo a un possibile sito in un campo vicino .
Racconta la Fieman che il contadino ha loro indicato la presenza di un cumulo di terra sulla sua proprietà ma nessuno è riuscito a spiegargli cosa fosse e, così, è venuto a cercare informazioni al gruppo australiano, chiedendogli di dare un’occhiata e poter monitorare il cumulo misterioso.
Il team di archeologi ha eseguito, quindi, delle opportune indagini preliminare geofisiche grazie all’ausilio dell’attrezzatura in loro possesso e sull’area indagata di circa 1.600 metri quadrati hanno trovato un fossato circolare di circa 15 metri di diametro con una singolo ingresso orientato a sud-est e un nutrito gruppo di buche nel mezzo.
Secondo la Frieman, gli antichi tumuli nel Regno Unito sono sempre riferibili a luoghi di sepoltura, anche se in Cornovaglia possono variare e potrebbero non contenere resti umani. Infatti, sempre in Cornovaglia, i resti umani si trovano solo in circa metà dei tumuli scavati, mentre non si hanno notizie degli altri individuati, rispetto ad altri luoghi della Gran Bretagna.
Il lavoro della Frieman ha completamente ribaltato la teoria condivisa che i tumuli della Cornovaglia non fossero circondati da fossati, confermando che 90% dei monumenti indagati ha un fossato.
Il team australiano di archeologi, coadiuvati dalla Fieman, avvierà le attività di scavo già nei prossimi giorni e avrà solo due settimane di tempo per completare l’indagine archeologica.
Il loro scopo è di esaminare le unità stratigrafiche negative riferibili a buche che avrebbero potuto contenere pali di strutture in legno all’interno del fossato oppure potrebbero essere fosse con tipologia di inumazione a incinerazione, abbastanza comune in altri tumuli della Cornovaglia. Secondo la Frieman i resti umani incinerati rinvenuti nei vasi ceramici presenti delle fosse potrebbero chiaramente raccontare numerosissime informazioni sugli individui del gruppo umano presente nel tumulo.
Nelle passate esperienze la Frieman ha rinvenuto numerosi manufatti deposti a corredo delle varie sepolture e inumazioni a incinerazione: utensili di pietra, come coltelli di selce e asce, macine in pietra e residui di granaglie sono stati recuperati nelle vicinanze dei tumuli di Cornovaglia, ma, occasionalmente, non sono mancati manufatti d’oro e ornamenti realizzati in materiale esotico.
La Frieman ritiene che la vicina costa sia stata importante per le popolazioni stanziate nelle vicinanze: il commercio e lo scambio dei metalli nell’età del bronzo, ha attribuito diverso potere a chi potesse possederlo: inoltre, l stagno è una famosa risorsa della Cornovaglia ed è stato esportato durante tutta l’Età del Bronzo in tutta l’Europa occidentale.
Grazie alle attrezzature in possesso del team, sono state effettuati degli interessanti rilievi geofisici; le attività di scavo saranno, invece, patrocinate dal Discovery Early Career Researcher Award (DECRA), grazie al contributo del College of Archaeology and Anthropology dell’ANU e in collaborazione con la Cornwall Archaeological Society, l’unità archeologica della Cornovaglia e con il supporto del National Trust che possiede e gestisce il sito.
Attendiamo i risultati dello scavo!
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: Australian National University