giovedì, 21 Novembre 2024
Scavi&Restauri

NUOVE TRACCE ARCHEOLOGICHE DELLE DISTRUZIONI DI GERUSALEMME

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Il versante orientale del tradizionale Monte Sion è un ricco palinsesto archeologico di distruzioni ed edifici: una porzione di sito densamente stratificato è incastonato tra la strada soffocata dal traffico che serpeggia intorno alla Città Vecchia di Gerusalemme e di fronte alle mura meridionali della Città Vecchia ottomana. Al suono di clacson costanti, campane della chiesa, pellegrini che cantano e preghiere del muezzin, gli archeologi hanno portato alla luce strati archeologici di tutte le epoche che risalgono a molte migliaia di anni fa.

Il Monte Sion potrebbe essere considerato un incubo stratigrafico costellato di frammenti di ceramica e un numero incredibile di piccoli reperti in una “stratigrafia inversa”, con strati cronologici fuori ordine e abbastanza per far rabbrividire qualsiasi archeologo.

La ceramica è solitamente utile per la cronologia ma, in questo caso, la ceramica dell’Età del Ferro, ascrivibile tra VIII al VI secolo a.C., compare in quasi tutti gli strati fino all’era ottomana.

A svelare le complessità del Monte Sion è un team archeologico internazionale guidato da Shimon Gibson dell’Università della Carolina del Nord, a Charlotte, con Rafi Lewis, docente presso l’Ashkelon Academic College e presso l’Università di Haifa.

Attualmente si scavano pozzi profondi e ogni piccolo strato di sedimento o cambiamento nel suolo è ovviamente ben documentato, con tutti i reperti catalogati.

È la prima volta che state trovate tracce, in contemporanea, della distruzione del Secondo Tempio da parte dei Romani nell’anno 70 c.C. e, un paio di metri più in basso, della distruzione del Primo Tempio e della città da parte dei Babilonesi, nel 586 a.C.

Nel corso della sua vita, Gerusalemme ha visto molti conflitti. Oltre ad essere stata completamente distrutta due volte, è stata anche assediata 23 volte, attaccata 52 volte e catturata o riconquistata 44 volte, ma il Monte Sion è unico, uno dei pochi siti con segni di tutte le distruzioni subite nelle immediate vicinanze.

Tra le tracce dell’attacco del 586 a.C. da parte dei Babilonesi ci sono punte di freccia in bronzo e ferro e un gioiello, probabilmente un orecchino in oro e argento, il cui abbandono può attestare una sorta di panico che seguì l’attacco babilonese.

Dall’attacco romano dell’anno 70, il team ha portato alla luce muri crollati con pietre che hanno subito un processo di calcificazione a causa dell’intenso calore delle fiamme, con conseguenti crolli e distruzioni di affreschi, i cui frammenti sono stati rinvenuti.

Interpretare la storia del Monte Sion, a sud di Gerusalemme, è, dunque, un vero e proprio grattacapo dove le nuove costruzioni sono sorte sopra quelle vecchie e lo strato più basso sarà inevitabilmente il primo. A Tell Megiddo, ad esempio, gli archeologi hanno rinvenuto strati di insediamenti dalla Prima Età del Bronzo fino alla distruzione della città nell’Età del Ferro. A Gerusalemme, invece, potrebbe esserci della confusione.

Secondo Gibson, come oggi il paesaggio architettonico urbano subisce pesanti variazioni con l’uso dei bulldozer, nell’antichità, usando strumenti semplici e spostando terra e macerie con i carri, ridepositando e spostando pietre da costruzione, scavando per stabilire solide fondamenta per gli edifici, riutilizzando pietre dai muri e tagliando gli strati precedenti, avveniva la stessa cosa!

Gerusalemme è oggetto di indagini archeologiche da oltre 150 anni. Lo stesso Monte Sion era già stato indagato da grandi archeologi come Kathleen Kenyon negli anni ’60 e da Magen Broshi negli anni ’70 e i detriti di scavi precedenti sono stati un’altra fonte di confusione.

La campagna di scavo del 2023 ha permesso di portare alla luce nuovi manufatti: un raro peso di 4 sicli con iscrizione,  di forma semisferica e realizzato in calcare rosa lucido, un secondo peso di mezzo siclo inscritto, un beka, più bianco e leggermente più consunto dal tempo. Entrambi i reperti sono stati trovati quando il team ha identificato, per la prima volta in questo settore, lo strato dell’Età del Ferro, rivelando anche pavimenti di coeve strutture.

Gibson ritiene che quando la Kenyon osservò la ceramica dell’Età del Ferro sul Monte Sion negli anni ’60, pensò che fosse stata “riportata” come nel terreno di riempimento, proveniente da altro sito della città, supponendo un’estensione della centro urbano dell’Età del Ferro molto ristretta, che non includesse il Monte Sion. Per Gibson le teorie della Kenyon sono insostenibili: si dovrebbero immaginare stuoli di individui  che trasportino sacchi di terra e cocci sul Monte Sion semplicemente per distribuirli sul terreno… Che, personalmente, ritengo non impossibile!

L’unica opzione, oggi, è quella di scavare diligentemente secondo i moderni metodi di stratigrafia, documentando tutto costantemente.

Quindi, il team è stato in grado di identificare l’identità cronologica di una strada di pietra dopo aver rimosso le pietre del selciato e trovato sotto di esse un frammento di ceramica con iscrizione greca e anche otto monete. Le ceramiche risalgono al tardo periodo bizantino, probabilmente la strada è stata realizzata all’epoca di Giustiniano, nella metà del VI secolo, secondo Gibson, quando nella zona si stavano effettuando pesanti lavori di urbanizzazione al momento della costruzione della massiccia Nea Ekklesia, a nord del sito.

Durante la costruzione della strada, gli operai bizantini avrebbero versato tonnellate di riempimento contenente materiale dell’Età del Ferro e dell’Era romana prima di gettare le fondamenta della strada stessa.

Per quanto concerne le mura di Gerusalemme nel V secolo a.C., indicate cadenti sulla base di alcuni scritti biblici, il Secondo Libro di Esra, secondo Gibson e sulla base dei risultati degli scavi del Monte Sion, i dati cronologici offerti nel Libro sacro non sembrerebbero corretti perché sul Monte Sion è stata trovata molta ceramica del tempo degli Achemenidi (539-332 a.C.). In effetti, però, sembrerebbe che Neemia abbia restaurato parti delle mura e delle porte originali dell’Età del Ferro associate al Monte Sion, non solo alla Città di Davide, con una grande opera di riutilizzo architettonico.

Quando gli Asmonei vennero a ricostruire Gerusalemme intorno al 140 a.C., dopo la rivolta dei Maccabei, intrapresero attività di costruzione simili a quelle di Neemia e fanno restaurato ancora la cinta originale dell’Età del Ferro con i restauri del periodo persiano, conservando, parzialmente, la memoria della città distrutta dai Babilonesi.

Le soprese del Monte Sion non finiscono qua: al centro del sito, sotto livelli di mura e riempimenti di macerie, gli archeologi hanno identificato un mikveh intatto, un bagno di purificazione rituale e, dietro di esso, un ambiente forse utilizzato per nascondersi dai Romani.

Inoltre, all’interno dei livelli dell’Età del Ferro, il team ha scoperto un grande contenitore di ceramica semi sepolto, ossi divinatori risalenti al periodo tardo bizantino e primo islamico, tra VI e XI secolo che secondo Lewis, attestano il carattere multiculturale della Gerusalemme tardoantica multi religiosa.

I reperti archeologici del Monte Sion relativi al periodo crociato appartengono a due diversi episodi di sangue, secondo Lewis: la conquista di Gerusalemme da parte dei Fatimidi musulmani, a metà del 1099, al tempo della prima crociata e un episodio legato a Re Baldovino III.

Quando i Crociati attaccarono Gerusalemme per poi massacrare tutti durante una furia di quattro giorni con l’eccezione degli individui rifugiati nella cittadella, ebrei, musulmani e cristiani, hanno sul terreno lasciato reperti di ogni tipo, dal fossato riempito, a punte di freccia e pendenti a croce, tra cui uno di bronzo che mostrava danni causati da una spada oscillante.

Circa Baldovino III, dopo aver subito una reggenza dalla madre Melisenda, figlia di Baldovino II, assediò il Monte Sion per estromettere l’ingombrante madre  generale e assediò Gerusalemme per 10 giorni prima di divenire unico re di Gerusalemme, ma lasciando dietro di sé uno strato di distruzioni e cenere pieno di punte di freccia e altre tracce di combattimenti.

Queste tracce furono ulteriormente sigillate dalla ripresa di Gerusalemme da parte delle forze ayyubidi di Salāḥ al-Dīn Ibn Ayyūb (Saladino) con il posizionamento, nella zona, all’inizio del XIII secolo, di un mercato del pesce con un’attività collaterale di vendita di uova di gallina. Negli strati del mercato scavati, sono stati individuati grandi quantità di gusci d’uovo di pollo e lische di pesce.

Dunque, sotto il mercato ayyubide è stato identificato uno strato di distruzione e combustione generato dal conflitto tra Melisenda e suo figlio Baldovino III. Al di sotto, il fossato fatimide tagliato irregolarmente e che sostenne la conquista crociata di Gerusalemme nel 1099. Più in basso, edifici e una strada del periodo bizantino/islamico, ancora più in profondità, ambienti con volta a botte ben conservate ed altri edifici bruciati dell’anno 70. Al di sotto, le distruzioni dei Babilonesi nel 586 a.C.

Le prossime campagne mireranno a individuare gli strati al di sotto di quello di distruzione del Primo Tempio…

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Mount Zion Archaeological Project

 

 

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