NUOVI STUDI SUI NEANDERTHALIANI DI SHANIDAR, KURDISTAN IRAQENO
Il primo scheletro articolato di Uomo di Neanderthal portato alla luce è stato, per oltre 20 anni, l’individuo scoperto nella Grotta di Shanidar, ai piedi dei Monti Zagros, nella zona del Kurdistan iracheno, uno dei siti più importanti per l’archeologia del XX secolo.
La Grotta di Shanidar è stata scavata tra il 1957 e il 1961 dall’archeologo americano Ralph Solecki che scoprì resti parziali di dieci individui, tra cui uomini, donne e bambini di Neanderthaliani.
Alcuni erano raggruppati insieme, con uno scheletro circondato da resti di antico polline: negli studi successivi, Solecki ha affermato che questo mostrava che i Neanderthaliani seppellivano i loro morti e conducevano riti funerari con fiori.
La “sepoltura dei fiori” è riuscita a catturare l’immaginario pubblica dell’epoca provocando una rivalutazione di una specie, quella dell’Homo Neaderthalensis che, prima della Grotta di Shanidar, si pensava addirittura che fosse muta e animalesca.
Ha anche scatenato una controversia decennale sul fatto che le prove identificate in questo straordinario sito siano effettivamente sintomo di rituali funerari o di sepoltura di qualsiasi tipo e se i Neanderthaliani fossero davvero capaci di tale raffinatezza culturale.
Più di 50 anni dopo, un team di ricercatori ha riaperto la vecchia fossa funeraria Solecki per raccogliere nuovi campioni di sedimenti: ha scoperto ossa del cranio e del torso schiacciate di un altro individuo Neanderthaliano. I ricercatori affermano che la nuova scoperta offrirà un’opportunità, senza precedenti, per studiare, con l’ausilio delle nuove tecnologie, le “pratiche funerarie” di questa specie perduta.
La scoperta, pubblicata sulla rivista Antiquity, è stata denominata Shanidar Z dai ricercatori dell’Università di Cambridge, dell’Università di Birkbeck di Londra e dell’Università di Liverpool John Moores. La ricerca archeologica è stata condotta in collaborazione con la Direzione Generale delle Antichità del Kurdistan e la Direzione delle Antichità per la Provincia di Soran.
Secondo Emma Pomeroy, del Dipartimento di archeologia a Cambridge di archeologia, autore principale dello studio, ritiene che per comprendere meglio come i Neaderthaliani si comportavano con i loro defunti, sarebbe necessario analizzare i reperti risalenti a scavi di 60 o anche 100 anni fa, quando le tecniche archeologiche erano più limitate e non conducevano a risultati così eclatanti.
La Pomeroy sostiene che avere manufatti e reperti rinvenuti in primaria giacitura di tale qualità e da questo famoso sito di Neanderthaliani, consentirà di utilizzare le moderne tecnologie per esplorare tutto, dall’antico DNA a fornire risposte sui metodi di deposizione dei Neaderthaliani e quanto fossero simili ai nostri.
Ralph Solecki è morto l’anno scorso a 101 anni, non essendo mai riuscito a condurre ulteriori scavi nel suo sito più famoso, nonostante diversi tentativi.
Nel 2011, il Governo regionale curdo ha contattato Graeme Barker del McDonald Institute of Archaeology di Cambridge per rivisitare la Grotta di Shanidar. Con il medesimo entusiasmo di Solecki, lo scavo è iniziato nel 2014 per interrompersi immediatamente dopo due giorni, quando l’isis (volutamente in minuscolo…) si è avvicinato troppo. E’ poi ripreso l’anno successivo.
Secondo Barker, lo scopo dello scavo era quello di rinvenire ulteriori sedimenti nei luoghi circostanti ai ritrovamenti degli anni ’50, non aspettandosi affatto di trovare altre ossa di neanderthaliani.
Nel 2016, in una delle parti più profonde della trincea, una costola è emersa nei pressi della parete della grotta, presto seguita da una vertebra lombare, dalle ossa di una mano destra serrata. Tuttavia, prima di poter portare alla luce completamente lo scheletro, è stato necessario rimuovere con cura diversi metri cubi di sedimenti.
Durante le campagne del 2018 e del 2019 hanno scoperto un cranio completo, schiacciato da migliaia di anni di sedimenti, affiancato da ossa della parte superiore del corpo quasi fino alla vita, incluso la mano sinistra posta sotto la testa, come un piccolo cuscino.
Le prime analisi suggeriscono che i resti dell’individuo risalgono a oltre 70.000 anni or sono, il sesso deve ancora essere determinato: l’ultimo individuo scoperto di Neanderthaliano ha i denti di un “adulto di mezza età”.
Shanidar Z è stato condotto, in prestito, ai laboratori archeologici di Cambridge, dove viene conservato e scansionato per realizzare una ricostruzione digitale e per rimuovere gli strati di limo. Il team sta anche lavorando sui campioni di sedimenti provenienti dalla nuova scoperta, alla ricerca di segni di cambiamento climatico in frammenti di ossa di antichi ratti e gusci di lumache, nonché tracce di polline e carbone che, invece, potrebbero offrire informazioni su attività su cibi e sulla famosa “sepoltura dei fiori”.
Secondo la Pomeroy, una pietra posta vicino al cranio di Shanidar Z potrebbe essere stata usata come segnacolo per i Neanderthaliani che depositano ripetutamente i loro morti, anche se sarà difficile determinare il tempo trascorso tra le morti, se settimane, decenni o addirittura secoli.
Il nuovo scavo suggerisce che alcuni di questi corpi siano stati posati in un canale nel pavimento della caverna creato dall’acqua, che poi è stato intenzionalmente scavato per renderlo più profondo: vi sono prove evidenti che Shanidar Z sia stato deliberatamente sepolto in questo canale.
Le scansioni a Tomografie Computerizzata realizzate a Cambridge hanno rivelato l’osso petroso, uno dei più densi del corpo e posto alla base del cranio: è stato rinvenuto intatto, offrendo, così, la speranza di recuperare l’antico DNA dei Neanderthaliani di quella regione calda e asciutta dove si incrociavano, molto probabilmente, i gruppi di ominidi che si riversavano dall’Africa.
Pomeroy conferma che le scoperte degli ultimi anni sui Neaderthaliani mettono in evidenza quanto fossero più sofisticati di quanto si pensasse, dai segni nelle caverne all’uso di conchiglie decorative e degli artigli dei rapaci. Se gli Uomini di Neanderthal avessero usato la Grotta di Shanidar come sito per il ripetuto rito sepolcrale dei loro morti, suggerirebbe una complessità culturale di alto livello.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini