NUOVI STUDI SUI RAPPORTI TRA EGIZIANI E FILISTEI
Gli studi sugli antichi rilievi egiziani del XII secolo a.C. hanno diffuso una nuova luce su un mistero che archeologi e storici hanno discusso per decenni: l’origine dei Filistei e degli altri Popoli del Mare che hanno infestato il vicino Oriente durante la tarda Età del bronzo.
La ricerca archeologica ha suggerito che gli enigmatici Filistei potrebbero essere stati una popolazione indigena del Medio Oriente, piuttosto che una tribù piratesca delle isole Egee, come considerato dagli studiosi più eminenti. Avrebbero anche svolto un ruolo di primo piano nell’improvviso e inspiegabile collasso di alcune grandi civiltà intorno al XII secolo a.C., tra cui l’impero degli Ittiti e i Micenei, ma avrebbero messo in seria difficoltà anche il regno egiziano post Ramses II.
Ben-Dor Shirly Evian, il curatore di archeologia egizia presso il Museo d’Israele a Gerusalemme, la cui ricerca di dottorato all’Università di Tel Aviv è stata pubblicata la scorsa settimana sull’Oxford Journal of Archaeology, afferma che non si debba pensare ai Filistei e agli altri Popoli del Mare come un’norme coalizione di combattenti del Mediterraneo che hanno navigato distruggendo tutto a modo loro. Lo studio di Evian reinterpreta gli antichi papiri egiziani del regno di Ramses III, noti ai ricercatori e che hanno formato le basi di ciò che sappiamo della storia antica sui Popoli del Mare, di cui i Filistei erano solo un gruppo.
Il Papiro Harris, una sorta di biografia di Ramses III scritta sotto suo figlio e successore Ramses IV, narra che il faraone ha sconfitto i “Peleset“, come gli Egiziani chiamavano i Filistei e gli altri Popoli del Mare, all’inizio del suo regno (intorno al 1190 a.C.) e li ha condotti come prigionieri nelle sue terre. Gli storici hanno usato questo documento per spiegare come i Filistei si siano stabiliti per la prima volta sulla pianura litoranea meridionale di Canaan, dove vi sarebbero stati “deportati” dagli Egiziani; acquisita l’indipendenza, quando il controllo egiziano su Canaan è terminato qualche decennio dopo, sono divenuti quella malvagia tribù anti israelita descritta nelle pagine della Bibbia.
Ma c’è un problema con questa interpretazione: secondo Evian, nel papiro si afferma letteralmente che i nemici sconfitti sono stati “portati come prigionieri in Egitto”, non a Canaan o nelle roccaforti egiziane in quel territorio! Sembrerebbe, quindi, che alcuni studiosi avrebbero troppo frettolosamente interpretato i testi egiziani per adattarli alla narrazione biblica. Secondo questa, i Filistei hanno vissuto in cinque città principali (la pentapoli filistea): Gaza , Ekron, Gath , Ashkelon e Ashdod e Gaza è stata una roccaforte egiziana, per cui si è fatto presto a “insediare” i Filistei nella città ma, spiega Evian, il papiro è stato scritto nel XII secolo a.C. mentre la Bibbia risale a diversi secoli più tardi! Evian aggiunge che il reinsediamento dei prigionieri nel cuore dell’impero, piuttosto che in aree periferiche come la terra di Canaan, è stata una comune pratica dell’allora governo dei Faraoni.
Un altro papiro dal tempo di Ramses narra che il faraone avrebbe mobilitato 100 filistei e 200 guerrieri Sherden, un altro dei Popoli del Mare, per aiutare ad affrontare una ribellione libica a ovest dell’Egitto. Secondo Evian, questo avrebbe senso solo se i guerrieri sarebbero stati vicini piuttosto che a Canaan…
I rilievi presso il Tempio di milioni di anni di Ramsess III a Medinet Habu raccontano, invece, come gli Egiziani abbiano sconfitto i Filistei e gli altri Popoli del Mare: le decorazioni descrivono le campagne belliche del faraone, nella fattispecie due grandi battaglie, una via terra e una via mare, avvenute contemporaneamente. I rilievi non forniscono nomi dei luoghi ma gli studiosi sono concordi nell’affermare che gli scontri siano avvenuti nel Sinai settentrionale e presso il delta del Nilo. Ma non tutti sono d’accordo.
Evian confuta anche questa teoria: sarebbe affascinante pensare a un un attacco coordinato via terra e via mare contro i Popoli del Mare in un periodo in cui non esisteva una comunicazione immediata tra le truppe così lontane. Inoltre, aggiunge, i rilievi di Medinet Habu non sono collegati; sono interrotti da una scena di caccia ai leoni con Ramses protagonista, suggerendo che le due battaglie siano avvenute, probabilmente, in luoghi e tempi molto diversi. Inoltre, la scena di battaglia via terra è accompagnata da crudeli raffigurazioni di cattura di donne e bambini.
Secondo Evian queste immagini, precedentemente interpretate come ulteriori testimonianze di una migrazione di massa dei popoli sottomessi, sono in realtà l’iconografia standard utilizzata per identificare alcune località in Siria e nel vicino Oriente, delle vere e proprie convenzioni artistiche. Sono poste esternamente al tempio e, quindi, non leggibili dalla maggior parte dei visitatori dl luogo sacro.
Una conferma ulteriore del luogo dove sia avvenuta lo scontro terreste è fornito da un’iscrizione nel tempio stesso: i Popoli del Mare sono descritti come un flagello, la cui base sarebbe stata posta ad Amurru (Siria settentrionale), trampolino ideale per attaccare e devastare l’Impero Ittita, da Alashiya (l’isola di Cirpo), a Carchemish (tra Siria e Turchia) , ad Arzawa (anatolia suboccidentale). Evian ritiene non esatte le azioni compiute dai Popoli del Mare contro gli Ittiti e osserva che l’Impero Ittita è caduto già da decenni prima delle campagne di Ramses III, mentre Carchemish è una delle poche città che non sia stata distrutta durante i bui periodi dell’età del bronzo (importanti ritrovamenti archeologici confermano che la città abbia vissuto anche durante il I millennio a.C., ndr).
Ramses III, quindi, avrebbe cercato di giustificare la sua decisione di andare in guerra o avrebbe trasformato i suoi nemici in più potenti di quelli che avrebbero dovuto essere per rendere la sua vittoria più importante. Se è così, il suo sforzo di propaganda ha funzionato bene, tanto che migliaia di anni dopo, queste iscrizioni costituiscono ancora la base per vedere i Popoli del Mare come una macchina militare potente che ha spazzato, in stile barbarico, tutto quanto si trovasse sulle sue vie lungo il Mediterraneo.
Evian suggerisce che se la pirateria dei Popoli del Mare e le varie guerre avrebbero contribuito solo in parte a indebolire i grandi imperi dell’epoca, è necessario guardare altrove per stabilire le principali cause del collasso dell’età del bronzo: dalla crescente complessità di queste civiltà, alle difficoltà dei poteri centralizzati di affrontare le guerre e sostenere il proprio Stato. Nel 2013, uno studio condotto dall’Università di Tel Aviv ha aggiunto, invece, anche le variazioni climatiche alle possibili cause di caduta e distruzione delle grandi civiltà del “bronzo”, mostrando un lungo periodo di siccità nella tarda età del bronzo che potrebbe aver spinto migrazioni di massa e conflitti.
Le origini dei Filistei: secondo Evian sembra probabile che i popoli che Ramses III ha sconfitto, potrebbero essere stati semplicemente tribù provenienti dalla Siria o dall’Anatolia che hanno riempito il vuoto creato dalla caduta dell’Impero Ittita. Una provenienza levantina per i Filistei è ulteriormente sostenuta dal fatto che le iscrizioni di Medinet Habu identificano i Popoli del Mare come teher , (letteralmente, carico, ndr), lo stesso termine riservato per descrivere guerrieri siriani o anatolici alleati con gli Ittiti durante la battaglia di Kadesh, il grande scontro che avrebbe permesso a Ramses II, un secolo prima, nel 1274 a.C., di consolidare i confini settentrionali del Regno egiziano, ai confini con l’attuale Siria. Evian è certo di affermare che i Filistei non sono mai stata una tribù sconosciuta!
Alcune scoperte archeologiche sembrano anche sostenere questa versione. La presenza in siti filistei di ceramiche in stile egeo, da tempo considerata una prova della loro origine greca, è ora stata dimostrata essere un’imitazione locale della terracotta cipriota. Nel frattempo, la scoperta a Tel Tayinat , nella Turchia sudorientale, di numerose iscrizioni che si riferiscono al regno di “Palastin” o “Palasatini“, suggerisce anche che i Filistei siano subentrati nel territorio come potenza neo-ittita, nella parte settentrionale, per poi migrare a sud quando gli egiziani hanno perso il controllo di Canaan, a metà del XII secolo. Tutto questo non significa che l’ipotesi egea abbia perso completamente il suo peso: un team di archeologi, nel 2016, ha scoperto la prima necropoli filistea presso Ashkelon e ha descritto le sepolture come tipicamente egee.
Aren Maeir, professore di archeologia presso l’Università Bar-Ilan che dirige lo scavo a Tell es-Safi, il sito dell’antica Gath, afferma, dunque, che la cultura filistea emersa nella zona di Canaan sia il probabile risultato di varie influenze culturali e ondate migratorie provenienti da diverse località del Mediterraneo. Infatti, nella cultura materiale dei primi Filistei vediamo caratteristiche di provenienza greca, cipriota, cretese e anatolica occidentale. Maeir, inoltre, concorda con Evian che i Filistei siano apparsi prima di quanto precedentemente dedotto e che sianostati ingiustamente caratterizzati come invasori particolarmente guerrieri e nel territorio cananeo hanno continuano ad esistere pacificamente accanto agli israeliti.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: Oxford Journal of Archaeology