giovedì, 19 Settembre 2024
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NUOVO METODO PER ANALIZZARE IL BASALTO

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La pietra e il metallo contengono marcatori chimici unici che possono rivelarne l’origine in base all’analisi e al controllo incrociato con un database. Oggi, per esempio, è possibile quale vulcano abbia prodotto una lama di ossidiana, la fonte del minerale nell’antichità o dove è stato estratto del marmo. Queste indagini si basano si basano sull’analisi chimica della sostanza e su un confronto con i dati sulla composizione di tale sostanza in diverse luoghi del mondo.

Il basalto, tuttavia, è stato spesso  trascurato. Se l’analisi chimica non è un ostacolo, dopo averlo analizzato, non esiste un database per il confronto e diiversi laboratori tendevano a ottenere risultati diversi dallo stesso campione. Gli archeologi, dunque, non potevano stabilire da dove provenisse il basalto nei siti di rinvenimento, né tantomeno se provenisse da più di una fonte, ostacolando la ricerca archeologica.

Un team di ricerca ha dimostrato che il basalto, proveniente da diverse fonti, può essere distinto e raggruppato in modo affidabile anche se le fonti rimangono sconosciute. Mechael Osband del Kinneret Academic College e dell’Università di Haifa, Michael Eisenberg, dello Zinman Institute of Archaeology presso l’Università di Haifa e Jeffrey Ferguson dell’Università del Missouri descrivono la metodologia da loro sviluppata per raggruppare i basalti israeliani  in due siti in base alla composizione. Il loro articolo rivoluzionario è stato pubblicato  sulla rivista Archaeometry.

Lo studio si basa sull’analisi di 96 strutture basaltiche in due siti nel nord di Israele: la città romana di Antiochia-Hippos, in cima alla scogliera del monte Sussita che domina il Mar di Galilea, e il villaggio di Majduliyya, nell’entroterra, a circa 15 chilometri da Hippos.

Majduliyya si trovava nel territorio controllato da Hippos ed entrambe le città si trovavano nei preistorici campi di basalto del Golan.

L’analisi è stata fatta usando la fluorescenza a raggi X, XRF e, secondo Osband, è stato fatto un lavoro sulla composizione del basalto in tutto il mondo, ma le tecnologie sono costose, mentre l’analisi XRF portatile è relativamente economica.

Secondo i ricercatori, lo scopo della ricerca era quello di verificare se si potessero ricevere impronte chimiche ripetibili, se si potesse affermare in modo affidabile che una determinata pietra provenisse dallo stesso posto.

Mentre in precedenza i risultati di laboratorio delle analisi del basalto tendevano a oscillare, il team è rimasto sorpreso nel vedere che non c’era praticamente alcuna deviazione ed Eisenberg e colleghi sono rimasti sorpresi anche dai risultati effettivi, che hanno nettamente diviso le strutture basaltiche di Hippos e Majduliyya in tre gruppi.

Il basalto è una roccia vulcanica grigia o nera. Di solito è a grana fine e può essere pieno di bolle come il tufo. Circa il 90 percento delle eruzioni vulcaniche sono basaltiche e il sud di Israele è stato costruito principalmente utilizzando calcare locale, mentre il nord di Israele è caratterizzato dal basalto nella costruzione perché un tempo c’erano fino a 60 vulcani, oggi nessuno è attivo

In ogni caso, la composizione del basalto negli antichi edifici nel nord di Israele non era mai stata analizzata prima. L’ipotesi del team è che la polis, Hippos, e il villaggio subordinato, Majduliyya, si rifornissero degli elementi architettonici scolpiti dallo stesso luogo. 

Essendo una potente città romana, poi un’influente città bizantina, Hippos aveva una necessità costante per la pietra fresca. La costruzione sarebbe stata in corso più o meno tutto il tempo, secondo Osband e gli scavi condotti da Eisenberg hanno rivelato la città del periodo romano: le sue strade e i suoi templi, una basilica, le terme e un teatro, e dal periodo bizantino, non meno di sette chiese.

Majduliyya d’altro canto non aveva bisogno di pietra lavorata di lusso, fatta eccezione per la sua sinagoga, che risaliva al periodo romano. Una volta terminata la sinagoga, non avrebbe avuto bisogno di altra pietra, salvo per qualche riparazione occasionale.

È vero che tutto a Majduliyya era costruito in basalto, ma la pietra per le abitazioni private era più scadente e non avrebbe potuto competere con la necessità di chiunque di avere bei blocchi lavorati. Quindi Hippos e Majduliyya potevano plausibilmente condividere una fonte comune senza competere tra loro, secondo Osband. Ma non lo fecero.

Secondo i ricercatori, Majduliyya ha estratto il suo basalto, secondo le analisi, in un posto nelle vicinanze; per Hippos, resta da scoprire da dove abbia preso il basalto, probabilmente sarebbe nelle vicinanze, ma non dalla montagna di Sussita o dai suoi dintorni, affermano i ricercatori.

Il basalto è davvero pesante, un elemento pesantemente da spostare nell’era del trasporto tramite bestie da soma, soprattutto in una città montana come Hippos, dove gli abitanti si sarebbero presi la briga di trasportare lastre di basalto per creare cose belle, come i magnifici mausolei disposti lungo la strada principale che portava in città, usando la pietra di migliore.

Teoricamente avrebbero preferito il marmo , ma era un livello completamente diverso di trasporto e costo e in Palestina non vi sono depositi o monumenti in marmo. Tutto il marmo utilizzato in epoca romana e bizantina doveva essere stato importato dall’estero, solitamente dall’Asia Minore, come dimostrano diversi relitti affondanti e carichi di marmo individuati nelle rotte verso Israele.

La popolazione di Hippos, dunque, scelse il basalto in base alla qualità e alla sua idoneità alla scultura, non alla geografia, perché se fosse stato questo il criterio, lo avrebbero scolpito dalla loro montagna. Ma l’analisi dimostra che non lo hanno fatto. Proprio a Hippos, il team ha scoperto che il basalto utilizzato in epoca romana e bizantina proveniva da colate di basalto diverse.

Quando gli archeologi trovano una lastra di roccia, in assenza di altre informazioni (come contesto e stile), probabilmente non riescono a dire quando è stata lavorata o da chi. Una roccia è una roccia ma molte delle lastre di epoca romana recavano i segni dei muratori. Inoltre, molti oggetti basaltici potrebbero essere chiaramente associati alla costruzione bizantina e gli oggetti di Hippos si pensa risalgano al periodo bizantino non provenienti dalla stessa cava di quelli romani, secondo il team.

Quindi, secondo  Osband e il team, la fluorescenza a raggi X è un modo economico e pratico per distinguere il basalto dalle diverse fonti di provenienza, sebben ele cave israeliane non siano state ancora identificate.

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: COLAB

Basalto primitivo

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