PORTATI ALLA LUCE I RESTI DELL’ANTICO PORTO DI CHELLAH, VICINO RABAT, MAROCCO
Gli archeologi dell’Istituto Nazionale di Scienze e Patrimonio archeologico del Marocco hanno portato alla luce i resti più antichi di quello che potrebbe rivelarsi un vivace centro urbano portuale, Chellah, vicino alla capitale del moderno Marocco, Rabat. Sono stati effettuati scavi archeologici dai quali sono emersi bagni termali e quartieri popolari che potrebbero attirare, nei prossimi anni, nuovi turisti e studiosi interessati.
I ricercatori dell’Istituto hanno presentato le nuove scoperte effettuate quest’anno a Chellah, un sito patrimonio mondiale dell’UNESCO esteso per oltre tre chilometri quadrati e ritengono che l’area sia stata inizialmente colonizzata dai Fenici e sia emersa come avamposto chiave dell’Impero romano dal II al V secolo d.C. La necropoli fortificata e gli insediamenti circostanti furono costruiti vicino all’Oceano Atlantico, lungo le rive del fi me Bou Regreg. I ritrovamenti includono mattoni in argilla con iscrizioni in neo-punico, una lingua in uso prima dell’arrivo dei Romani in Marocco.
Il sito di scavo principale è stato chiuso per lavori di ristrutturazione dopo la pandemia e gli archeologi hanno lavorato per ampliarlo solo da marzo. La pianta del centro urbano portato alla luce ricalcherebbe la pianta dell’antica Volubilis, le cui rovine sono state ampiamente studiate, sono a circa 180 chilometri a est di Rabat.
Abdelaziz El Khayari, docente di archeologia preislamica presso l’Istituto Nazionale di Scienze e Patrimonio archeologico, ritiene che l’importanza del sito derivi dalla sua posizione di controllo delle acque, rendendolo, probabilmente, un importante sito commerciale per facilitare gli scambi internazionali di materiali tra cui lo splendido e importato marmo italiano e l’esportazione dell’avorio africano. Secondo El Khayari, i nuovi scavi sottolineano la ricchezza del centro urbano preislamico ma spera di poter continuare le indagini nei prossimi mesi.
El Khayari e il suo team di archeologi sottolineano che le nuove scoperte, più lontane dal centro di Chellah, non siano mai state oggetto di studio. Un esempio è la splendida stuta femminile acefala in marmo, forse una divinità o un’imperatrice, avvolta in un morbido panneggio finemente realizzato che potrebbe essere la prima statua del genere scoperta in Marocco dagli anni ’60. Di notevole interesse anche i resti di edifici realizzati con muri di pietra calcarea e mattoni di argilla essiccati al sole.
Mehdi Ben Said, ministro della Gioventù, della Cultura e della Comunicazione del Marocco, è fiducioso sullo sviluppo turistico del sito, posto nei pressi della capitale del Marocco, che diventerà un’attrazione per i turisti locali e internazionali. Il dipartimento ha investito diverse centinaia di migliaia di dollari nello sviluppo del progetto che, comunque, prevede di raddoppiare tale importo negli anni successivi fino al completamento dello scavo.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
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