IL PRIMO MAGGIO DEL MONDO EGIZIO…
Per tutto il mondo dei lavoratori il Primo Maggio è una data inobliabile: è il giorno della Festa del Lavoro!
In questa sede non mi occupo di una disamina storica-politico-sindacale di come e perché sia nata questa festa ma mi preme sottolineare che il conseguimento della regolamentazione dell’orario di lavoro sia la base di un importante e fondamentale diritto dell’uomo, quello di lavorare.
Anche il mondo antico, che si pensa sia stato un mondo schiavista e senza regole, ha nella civiltà egiziana un significativo episodio di civiltà riportato nel cosiddetto Papiro dello Sciopero, conservato a Torino presso il Museo Egizio, documentando la prima imponente astensione dal lavoro del mondo! Da fonti provenienti dal villaggio operaio di Deir el-Medina si apprende che verso la fine dell’età ramesside dovette verificarsi nel Paese una crisi economica di notevole portata, accompagnata da un aumento dei prezzi, dalla scarsità o dal ritardo nell’approvvigionamento delle razioni alimentari che costituivano la paga dei dipendenti statali.
Siamo nel periodo del regno di Ramses III (1182-1151 a.C.) e gli ultimi anni del suo regno furono caratterizzati da profonda incertezza. Secondo alcuni studiosi, le difficoltà non erano direttamente imputabili a motivi di ordine economico, ma a un indebolimento dello stato di fronte al clero e alle proprietà templari, cui era stato conferito eccessivo potere. La situazione non migliorò neppure sotto i successori quando, anzi, il fenomeno dell’inflazione assunse anche rilievo politico e si verificarono abusi nella raccolta e nella redistribuzione dei viveri, appropriazioni indebite dei cereali nei templi, il saccheggio di tombe regie e private, frequenti scioperi degli artigiani.
«Anno 29, sesto mese, giorno 10. Oggi la squadra ha attraversato i cinque posti di blocco della necropoli gridando: “Abbiamo fame! Sono già trascorsi diciotto giorni di questo mese!”. Gli uomini sono andati a sedersi nel retro del tempio funerario di Menkheperra (Tuthmosis III, ndr)».
Queste sono le parole con cui inizia il Papiro dello Sciopero, redatto dallo scriba Amennakht in scrittura ieratica all’epoca sicuramente durante la XX dinastia, fra il 1185 e il 1070 a.C. ll manoscritto descrive la prima astensione dal lavoro di cui si abbia notizia. A metterla in atto furono nel 1153 a.C. gli artigiani di Deir el-Medina, villaggio abitato dagli addetti alla preparazione delle tombe della Valle dei Re, durante il ventinovesimo anno di regno del faraone Ramses III.
A suscitare il malcontento era stata l’ irreregolare consegna delle razioni alimentari dovute come pagamento per il lavoro svolto; la protesta si manifestò con la pacifica interruzione delle attività lavorative. Dopo essersi recati all’interno del recinto del tempio, i lavoratori attesero quindi l’evolversi degli eventi: i sacerdoti avvisarono immediatamente il visir a Tebe, il quale inviò uno scriba e sei funzionari per ascoltare le rivendicazioni.
In gergo moderno si direbbe che le parti si sedettero al tavolo delle trattative…
Gli scioperanti ascoltarono le ripetute esortazioni alla ripresa dei lavori invocate dai messi regi, ma non cedettero: «“Abbiamo argomentazioni per il faraone!” – ribadirono – e trascorsero il giorno in questo luogo e passarono la notte nella necropoli. ll giorno successivo si trasferirono nel tempio funerario di Ramses II penetrando fin nel sacrario, rivendicando: “E’ a causa della fame e della sete se siamo arrivati a questo punto: non abbiamo vesti, ne unguenti, ne pesci, ne verdure. Scrivete questo al faraone, il nostro buon signore, e scrivetelo al visir, il nostro superiore, affinché ci vengano consegnate le provviste”».
Le richieste furono accolte pressoché subito, ma la situazione non fu riportata definitivamente alla normalità.
II giorno 28 dell’ottavo mese solo l’intervento straordinario del visir To riuscì a mitigare un ennesimo sciopero causato, questa volta, dal mancato approvvigionamento di viveri: «Questo è ciò che disse il visir To: “[…] Non ho forse fatto tutto ciò che un uomo come me può fare? Per quanto non ci sia nulla nei granai, vi ho consegnato ciò che ho potuto reperire”. E lo scriba della tomba Hor ribadì: “Vi e stata destinata mezza provvigione: la distribuirò io stesso”».
Ma le agitazioni non si placarono: durante il giorno 2 del nono mese un ulteriore sciopero fu organizzato. A scatenarlo era stata la consegna di razioni alimentari ridotte, appena due sacchi di grano; la situazione apparve disperata che addirittura il caposquadra Khonsu si schierò con i lavoratori, suggerendo ai suoi operai di manifestare fino ai magazzini del porto, in modo che il visir stesso fosse avvisato. Questa volta, però, lo scriba della necropoli non fu accomodante e ricorse a minacce: «Non andate al porto! Vi ho appena dato due sacchi di grano, e se ci andrete, dimostrerò che siete in torto davanti a qualunque tribunale al quale vorrete appellarvi!».
Gli artigiani si accontentarono dei due sacchi di grano ma una decina di giorni dopo oltrepassarono nuovamente i posti di blocco, gridando: «“Abbiamo fame!” E si sedettero nel recinto del tempio funerario di Baenra – Meryamon (Merenptah, ndr)». Poi si appellarono al sindaco di Tebe, in quel momento in visita al tempio, che inviò un suo funzionario ad annunciare: «Ecco, vi ho portato cinquanta sacchi di grano per la vostra sussistenza fino a quando il faraone non vi farà consegnare le vostre razioni».
II testo non reca testimonianza di ulteriori scioperi, forse Ramses dispose la regolare distribuzione delle razioni: i lavoratori procedessero nella realizzazione dei monumenti funerari che, di li a poco, il faraone sarebbe andato a occupare perché assassinato, probabilmente, da una congiura di palazzo: fonti scritte testimoniano addirittura il ricorso alla magia nera per eliminare il sovrano.
Ogni mondo è paese e, come scrisse Benedetto Croce, “Ogni vera storia, è storia contemporanea”!
Ah, dimenticavo: e sfatiamo la leggenda metropolitana che gli egiziani erano tutti schiavi…
Daniele Mancini
Per ulteriori approfondimenti:
K.A. BARD, Archeologia dell’antico Egitto, Roma 2013
R. SCHULZ, M. SEIDEL, Egypt: The World of the Pharaohs, Ullmann, 2010
Grazie! Sono stati 4 minuti più gradevoli della giornata! 🙂
Grazie a te, Serena; lieto di rileggerti. Un caro saluto
E’ veramente un articolo interessante che dimostra come oltre 3000 anni di storia non hanno cambiato molto il mondo!
Complimenti all’autore.
Caro Giancarlo, grazie per leggermi.