PROVE ARCHEOLOGICHE DELLA CONQUISTA BABILONESE DI GERUSALEMME TROVATE SUL MONTE SION
Ricercatori archeologi dell’Università della Carolina del Nord hanno annunciato una significativa scoperta avvenuta nella campagna 2019 durante gli scavi archeologici in corso sul Monte Sion, a Gerusalemme: manufatti attribuibili alla conquista babilonese della città, tra il 587 e il 586 a.C.
La scoperta è di un deposito stratigrafico che comprende accumuli di cenere, punte di freccia risalenti al periodo, nonché frammenti di vasi dell’età del ferro, lucerne e un importante gioiello del periodo, un orecchino d’oro e argento. Sono state rinvenuta anche anche segni di una significativa struttura dell’età del ferro associata, ma l’edificio, sommersa dagli strati dei periodi successivi, deve ancora essere scavata.
Il Mount Zion Archaeological Dig, co-diretto da Shimon Gibson, docente di storia dell’UNC di Charlotte, da Rafi Lewis, docente senior dell’Ashkelon Academic College, da James Tabor, docente di studi religiosi dell’UNC e da un team dell’Università di Haifa, da oltre un decennio ha realizzato numerose scoperte relative ai numerosi periodi storici della città antica, incluso il rinvenimento di prove del sacco della città perpetrato durante la prima crociata (1099 d.C.).
La scoperta attuale è una delle più antiche su Monte Sion e forse la più importante nel suo significato storico, poiché la conquista babilonese di Gerusalemme è un momento importante nella storia ebraica.
Il team ritiene che il deposito archeologico appena trovato possa essere datato all’evento specifico della conquista a causa del mix unico di manufatti e materiali trovati: ceramiche e lucerne poste fianco a fianco con le prove dell’assedio babilonese, rappresentato dal legno bruciato, da ceneri e una serie di punte di freccia in bronzo e ferro di tipo scitico, tipiche di quel periodo.
I ricercatori sostengono che a causa della posizione del sito su Monte Sion, possono essere eliminate varie altre spiegazioni alternative per la presenza dei manufatti, sostengono: conoscendo la posizione dell’antica cinta muraria, si è certi di trovarsi all’interno delle mura; inoltre, questa non era una zona di scarico, ma il quartiere sud-occidentale della città dell’Età del Ferro che tra l’VIII secolo a.C. si estendeva dall’area della “città di David” a sud-est fino alla collina occidentale, attuale luogo di scavi.
I depositi di cenere, ovviamente, non sono prove certe dell’attacco babilonese in sé, ma lo sono molto di più nel contesto con altri materiali. Infatti, la combinazione dello strato di cenere con numerosi manufatti, punte di freccia e vari altri ornamento personali, indica una tipologia di distruzione, perché, solitamente, nessuno abbandona gioielli d’oro e nessuno ha punte di freccia tra i propri rifiuti domestici.
Le punte di freccia conosciute come “punte di freccia di tipo scitico” sono state trovate in altri siti di conflitto attribuibili al VII e al VI secolo a.C. e sono conosciute anche in siti al di fuori di Israele. Erano abbastanza comuni in questo periodo e sono note per essere usate dai guerrieri babilonesi. Questa potrebbe essere la prova della conquista della città da parte di Babilonia, perché l’unica grande distruzione attribuibile a Gerusalemme per questo periodo è la conquista del 587/586 a.C.
I manufatti in argilla aiutano ulteriormente a datare la scoperta: le lucerne rinvenute sono quelle tipiche del periodo del tipo lucerna pizzicata a base alta. Gli archeologi descrivono gli strati come tipici di una confusione creata da eventi catastrofici: oggetti domestici, lucerne, frammenti di terracotta e punte di freccia, con un gioiello che potrebbe essere stato perso e seppellito nella distruzione, scoperta rara nei siti oggetto di conflitto.
Il gioiello, inaspettato e raro, è apparentemente un elemento di un orecchino o un pendaglio a nappa, con una parte superiore in oro a forma di campana. Sotto c’è una parte d’argento fatta a forma di grappolo d’uva, un’ottima indicazione della ricchezza degli abitanti della città al momento dell’assedio. L’unica altra scoperta di gioielli, a Gerusalemme, di questo periodo è stata fatta molti nel 1979 in una tomba dell’età del ferro a Ketef Hinnom, fuori città
Secondo Gibson, l’edificio potrebbe appartene a una abitazione importante e di prestigio posta in una posizione ideale, in quanto è vicina alla vetta occidentale del monte con una bella vista che domina il Tempio di Salomone e il Monte Moriah, a nord-est.
La porzione di edificio apparentemente alla sezione dello scavo non portato alla luce sarà completamente scoperto non prima della stagione 2020: appena sotto lo strato di calpestio si trovano due metri di strutture domestiche di età bizantina e romana erette sopra i precedenti ambienti dell’Età del ferro.
La conquista babilonese della città da parte del Re babilonese Nabucodonosor è stata feroce e ha provocato una grande perdita di vite umane, con la distruzione della città, l’incendio delle case, il saccheggio e lo smantellamento del primo tempio di Re Salomone. Il sovrano del Regno di Giuda, Re Sedechia, ha tentato di fuggire dalla città con il suo seguito, ma è stato catturato e portato prigioniero a Babilonia.
La Bibbia ebraica racconta la carestia e la sofferenza che gli abitanti di Gerusalemme hanno subito durante il lungo assedio e la conquista babilonese della città: “1Nell’anno nono del suo regno, nel decimo mese, il dieci del mese, Nabucodònosor, re di Babilonia, con tutto il suo esercito arrivò a Gerusalemme, si accampò contro di essa e vi costruirono intorno opere d’assedio. 2La città rimase assediata fino all’undicesimo anno del re Sedecìa. 3Al quarto mese, il nove del mese, quando la fame dominava la città e non c’era più pane per il popolo della terra, 4fu aperta una breccia nella città. Allora tutti i soldati fuggirono di notte per la via della porta tra le due mura, presso il giardino del re, e, mentre i Caldei erano intorno alla città, presero la via dell’Araba.
5I soldati dei Caldei inseguirono il re e lo raggiunsero nelle steppe di Gerico, mentre tutto il suo esercito si disperse, allontanandosi da lui. 6Presero il re e lo condussero dal re di Babilonia a Ribla; si pronunciò la sentenza su di lui. 7I figli di Sedecìa furono ammazzati davanti ai suoi occhi; Nabucodònosor fece cavare gli occhi a Sedecìa, lo fece mettere in catene e lo condusse a Babilonia.
8Il settimo giorno del quinto mese – era l’anno diciannovesimo del re Nabucodònosor, re di Babilonia – Nabuzaradàn, capo delle guardie, ufficiale del re di Babilonia, entrò in Gerusalemme. 9Egli incendiò il tempio del Signore e la reggia e tutte le case di Gerusalemme; diede alle fiamme anche tutte le case dei nobili”. (2 Re 25: 1-9).
L’assedio babilonese di Gerusalemme è durato a lungo e anche se la popolazione era disposta, Re Sedechia non ha voluto rendere omaggio a Nabucodonosor e il risultato è stata la distruzione della città e del Tempio.
Ogni anno gli Ebrei, a Gerusalemme e in tutto il mondo, pregano e digiunano in ricordo della distruzione del primo tempio ad opera dei Babilonesi con conseguente esilio degli abitanti della città a Babilonia e anche la distruzione del secondo tempio, nel 70 d.C., per mano delle legioni romane guidate da Tito. Per ricordare la devastante distruzione del Tempio, gli ebrei si riuniscono nelle sinagoghe in tutto il mondo e nella piazza antistante il Muro del Pianto a Gerusalemme, per pregare e piangere su Tisha B ‘Av (il nono giorno del mese ebraico di Av) secondo il calendario ebraico, che quest’anno è corrisposto all’11 agosto.
Il sito del Monte Sion si trova all’interno del parco Sovev Homot gestito dalla Israel Nature and Parks Authority. Altri resti dell’antica città sono stati scoperti durante la stagione 2019, tra cui ipogei con volta a botte del periodo di Erode il Grande, una strada bizantina realizzata a continuazione sud-ovest della strada principale della città romana. conosciuta come Cardo Maximus, un fossato di difesa, che correva di fronte alle fortificazioni, che ha cercato di ostacolare i Crociati quando hanno attaccato Gerusalemme nel 1099.
La complessa sequenza architettonica di Monte Sion è stata accuratamente mappata da un team di archeologi guidato da Steve Patterson, sempre dell’Università della Carolina del Nord.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: University of North Carolina a Charlotte; Mont Zion AD