RESTI DI IMBARCAZIONE IN UNA MINIERA NEI PRESSI DEL DANUBIO, DRMNO, SERBIA
Un team di minatori di carbone delle miniere di Drmno, in Serbia, ha portato alla luce i resti di una grande barca di legno di epoca romana utilizzata per rifornire vicini centri fluviali e un quartier generale militare lungo la frontiera dell’impero.
In attesa della datazione al radiocarboni sui resti in legno, gli archeologi serbi stimano nel III o IV secolo d.C. la datazione relativa dell’imbarcazione e suggeriscono che l’antica nave trasportasse rifornimenti lungo piccoli fiumi tra il Danubio e la città romana di Viminacium, capitale della provincia della Mesia Superiore, posta a circa un paio di chilometri di distanza, fondata all’inizio del I secolo d.C.
L’antico relitto è stato portato alla luce alla fine di luglio nella miniera di carbone di superficie di Drmno, vicino a Kostolac, a circa 50 km a est di Belgrado.
I resti di legno furono sepolti in uno strato di limo, a circa 8 metri sotto la superficie, ed è stato rinvenuto durante i lavori di scavo della miniera: il giacimento di carbone viene raggiunto tagliando via ila stratigrafia superiore con un escavatore meccanico e il relitto è stato trovato sulla sezione del taglio.
Gli archeologi del vicino Parco archeologico di Viminacium, gestito dall’Istituto di archeologia di Belgrado, sono accorsi per terminare lo scavo stratigrafico.
I materiali organici, come il legno, di solito subiscono un rapido decadimento se esposti all’aria, ma la sabbia umida ha conservato le assi di legno e sopra contribuendo a preservare l’antica nave. Per evitare che il sole asciugasse i resti, il team di archeologi ha provveduto, giornalmente, a inzuppare il legno con l’acqua contemporaneamente alle operazioni di scavo.
La nave era originariamente lunga circa 20 mt e larga circa 3,5 mt. Il fondo era piatto, come una moderna chiatta, e gli archeologi ritengono che servisse per il trasporto di merci tra il Danubio e Viminacium, forse anche attraverso il sistema di traino dalla riva o spinta a remi o con il vento usando una vela ausiliaria.
Il relitto di Drmno non è la prima nave antica rinvenuta nelle vicinanze: i resti di barche simili sono stati trovati nell’area nel 2020, indicando come la regione fosse parte di un bacino navigabile del vicino Danubio.
Viminacium era un insediamento romano con annessa fortezza militare e, dopo l’87 d.C., divenne la capitale della provincia di frontiera dell’Alta Mesia (Mesia Superiore) dell’Impero Romano.
Era un importante centro commerciale oltre che un centro regionale della cultura romana. Gli archeologi stimano che Viminacium avesse una popolazione stimabile fino a 45.000 abitanti, rendendolo uno dei più grandi insediamenti nei Balcani in quel momento.
Diverse legioni romane avevano base nel forte a causa della notoria bellicosità delle popolazioni a nord, al di là del Danubio. Il centro urbano e il forte furono distrutti dagli Unni nel 411, ponendo fine al dominio romano in gran parte dell’Europa centrale. Viminacium fu ricostruita all’inizio del VI secolo dall’imperatore bizantino Giustiniano il Grande, ma fu nuovamente distrutta nel 582 dall’invasione degli Avari provenienti dalla steppa eurasiatica.
Le rovine di Viminacium sono state scoperte nel XIX secolo e ora è uno dei siti romani più importanti della Serbia, anche se si stima che solo una piccola percentuale sia stata scavata. Gli archeologi hanno portato alla luce decine di migliaia di manufatti, tra cui oggetti realizzati in argento e oro, oltre a tombe riccamente decorate, antiche officine, palazzi, templi, strade, piazze e fortificazioni, terme romane, un circo e un anfiteatro stimato per 12.000 persone nel quale, nel 2021, sono stati scoperti i resti di almeno 13 cani che potrebbero essere stati sacrificati.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: Sve o arheologiji