RICCHE TOMBE DEL TARDO BRONZO RINVENUTE A METSAMOR, ARMENIA
Un team di archeologi polacco-armeno, condotto da Ashot Piliposian, dell’Istituto di archeologia ed etnografia dell’Accademia Nazionale delle Scienze dell’Armenia, e Krzysztof Jakubiak della Facoltà di Archeologia dell’Università di Varsavia, ha portato alla luce una ricca tomba durante gli scavi a Metsamor, in Armenia, risalente al XIII secolo a.C., contenente i resti di due individui, probabilmente una coppia di un uomo e una donna, con i resti di tre collane d’oro.
Metsamor è uno dei siti archeologici più famosi dell’Armenia, situato a diverse decine di chilometri a ovest di Yerevan.
Gli inumati sono stati rinvenuti in tombe a cista, la tomba in cui i resti del defunto sono deposti in una sorta di cassetta di pietra, affiancate dai resti di un letto funerario in legno. Secondo gli antropologi, le ossa erano ben conservate, si riferiscono a individui deceduti all’età di 30-40 anni.
Secondo Jakubiak, la morte degli individui resta, per ora, senza una specifica causa ma tutto indicherebbe che siano morti nello stesso momento, perché non ci sono tracce di profanazione o riapertura della tomba successive, permettendo che gli archeologi rinvenissero il ricco corredo di ori.
La tomba risale alla Fine della Tarda Età del Bronzo (fine XIV – inizi XIII secolo a.C., quando l’Egitto era governato da Ramses II. All’interno della tomba, gli archeologi hanno trovato anche un centinaio di perline e ciondoli d’oro simili a croci celtiche, oltre dozzine di pendenti in corniola che, secondo Jakubiak, avrebbero dovuto costituire delle preziose collane.
La tomba conteneva anche una dozzina di vasi di ceramica completi e un’unica bottiglietta/fiaschetta in maiolica di importazione siriano-mesopotamico.
Nell’enorme necropoli di Metsamor, la cui area si estende per circa 100 ettari, sono state finora esaminate circa 100 tombe, ma solo alcune di esse non sono state saccheggiate. Secondo i ricercatori, le tombe di questa area funeraria erano realizzate a forma di tumuli: le ciste, infatti, erano ricoperte da una grande quantità di terra che. però, non hanno lasciato nessuna traccia giunta fino a oggi.
Molti sono i dubbi sulla popolazione che viveva a Metsamor nella seconda metà del II millennio a.C.: la mancanza di testi scritti, lascia presupporre che gli individui che abitavano il grande insediamento fortificato non erano alfabetizzate e rende estremamente difficile per gli archeologi identificarli.
Jakubiak osserva che Metsamor era un insediamento molto grande con una cinta muraria composta da enormi blocchi di pietra che circondando la cosiddetta cittadella sulla collina. Alla fine del II millennio a.C., aggiunge Jakubiak, non esisteva nella regione nessun altro insediamento paragonabile per importanza e dimensioni.
Metsamor è un sito archeologico protetto dalle locali leggi di vincolo archeologico e gli scavi nella sua area sono portati avanti dal 1965.
Durante il suo periodo di massimo splendore del centro, dal IV al II millennio a.C., l’insediamento avrebbe occupato una superficie di oltre 10 ettari; durante la prima età del ferro, dall’XI al IX secolo, Metsamor crebbe fino a quasi sfiorare i 100 ettari di estensione e sull’acropoli sarebbero stati eretti diversi circondata complessi templari con sette santuari che ne avrebbero fatto uno dei centri culturali e politici più importanti della valle di Araks. Il luogo fu abitato ininterrottamente fino al XVII secolo.
Dall’VIII secolo a.C., invece, Metsamor faceva parte del Regno di Urartu (il regno biblico di Ararat), conquistata dal re Argishti I (786 – 764 a.C.). Durante il suo regno, i confini si estero fino alla Transcaucasia, l’area dell’odierna Yerevan. Gli archeologi polacchi, che scavano a Metsamor dal 2013 in base a un accordo con il Ministero della Cultura della Repubblica di Armenia, hanno portato alla luce le evidenze archeologiche di quel periodo nelle campagne degli anni precedenti.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: Science in Poland