RIVOLUZIONE ARCHEOLOGICA DEL DNA ANTICO
Ogni cellula di una pianta, di un animale o di un individuo contiene milioni o, addirittura, miliardi, di coppie di basi di DNA, molecole connesse da legami a idrogeno che compongono i mattoni del DNA e DNA antico. Queste coppie di basi costituiscono, collettivamente, il genoma di un organismo, l’insieme completo del suo materiale genetico.
L’esistenza del DNA è stata scoperta per la prima volta più di 150 anni fa e gli scienziati ne hanno identificato solo la struttura negli anni ’50. Lo studio del DNA antico, tuttavia, è ancora agli inizi e il DNA antico è spesso frammentato e fortemente degradato, rendendo difficile, per i ricercatori, estrarre e determinare l’esatta sequenza di coppie di basi in una molecola di DNA, un processo denominato sequenziamento.
Nel 2010, i genetisti hanno mappato con successo per la prima volta un intero genoma di Uomo di Neanderthal. Hanno effettuato la scoperta rivoluzionaria che, nonostante i Neanderthaliani si siano estinti circa 30.000 anni fa, molti individui moderni oggi hanno ancora variazioni genetiche tramandate da questi lontani parenti ominidi.
Quattordici anni dopo, un team di ricercatori ha svelato un genoma appena sequenziato appartenente a un Uomo di Denisova maschio di 200.000 anni fa. Questa specie umana arcaica è stata scoperta recuperando il DNA dai resti nella grotta di Denisova, in Siberia. Gli esseri umani moderni condividono anche del materiale genetico con i Denisoviani.
Studi recenti sul DNA antico hanno rivelato molto di più sul passato umano oltre alle nostre connessioni genetiche con specie umane estinte. Nell’ultimo decennio, gli scienziati hanno sequenziato i genomi di oltre 10.000 individui antichi, alcuni dei quali vissuti più di 400.000 anni fa.
I progressi nelle tecniche utilizzate per estrarre e analizzare il DNA antico hanno permesso ai ricercatori di recuperare e studiare materiale genetico da una gamma sempre più ampia di fonti archeologiche, tra cui qualcosa di apparentemente insignificante come una macchia scura nel terreno contenente, però, fondamentali informazioni per gli archeologi.
Per tracciare i modelli di migrazione umana, indagare sulla domesticazione degli animali e ricostruire paesaggi antichi, gli archeogenetisti continuano a sviluppare metodi innovativi per ricercare il DNA antico. Questi nuovi approcci consentono loro di esplorare argomenti che spaziano dalla popolazione mutevole dell’Impero romano alla discendenza di un cane estinto amato dai popoli indigeni della costa Salish del Pacifico nord-occidentale alle piante specifiche che crescevano nel giardino di un re assiro.
Dunque, spazio agli studi sul DNA antico!
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: Smithsonian National Museum of Natural History