martedì, 3 Dicembre 2024
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SCHELETRO DI NEANDERTHALIANO IN 3D

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Un team internazionale di scienziati ha completato la prima ricostruzione virtuale in 3D della gabbia toracica del più completo scheletro di Neanderthaliano portato alla luce fino a oggi, potenzialmente gettando nuova luce su come questo ominide si muovesse e respirasse

Il team, composto da ricercatori provenienti da università di Spagna, Israele e Stati Uniti, tra cui l’Università di Washington, si è concentrato sulla gabbia toracica e la colonna vertebrale superiore. Usando le scansioni TAC realizzate su uno scheletro maschile di circa 60.000 anni noto come Kebara 2, i ricercatori sono stati in grado di creare un modello 3D del torace, molto diverso dall’immagine storica di uomo delle caverne tozzo e ingobbito!

Secondo lo studio pubblicato sulla rivista Nature Communications, si potrebbe affermare che l’individuo analizzato avrebbe avuto una maggiore capacità polmonare e una colonna vertebrale più dritta rispetto all’uomo moderno di oggi.

Secondo Asier Gomez-Olivencia, dell’Università del Paesi Baschi, la forma del torace è la chiave per capire come i Neanderthaliani si muovessero nel loro ambiente e come respirassero nel loro equilibrio vitale. Patricia Kramer, docente nel Dipartimento di Antropologia dell’Università di Washington, ritiene che ormai è possibile comprendere come i Neanderthaliani siano riusciti a sopravvivere con le risorse a loro disposizione, come, nonostante le importanti differenze fisiche con i Sapiens, i loro adattamenti aprano la strada al nostro percorso evolutivo.

Gli Uomini di Neanderthal erano ominidi apparsi circa 400.000 anni fa, vivevano principalmente tra l’Europa occidentale e l’Asia centrale. Erano cacciatori-raccoglitori, in alcune zone vivevano nelle caverne e hanno resistito a diversi periodi glaciali prima di estinguersi circa 40.000 anni fa. Studi condotti negli ultimi anni hanno suggerito che i Neanderthaliani e il primo Homo Sapiens abbiano creato degli ominidi ibridi: in molte popolazioni sono emerse prove di DNA di Neanderthaliano.

Negli ultimi 150 anni, i resti di Neanderthaliani sono stati trovati in molti siti in Europa, Asia e Medio Oriente. Questa squadra ha lavorato con uno scheletro denominato  Kebara 2, noto anche come “Moshe”, che è stato trovato nella grotta di Kebara sul Monte Carmelo, nel Nord di Israele, nel 1983. Anche se il cranio manca, i resti del giovane maschio adulto sono considerati uno degli scheletri di Neanderthaliano più completi, mai trovati. Due diverse forme di datazione del terreno circostante, la termoluminescenza e la risonanza dello spin dell’elettrone, riportano a un periodo cronologico compreso tra 59.000 e 64.000 anni or sono.

Scoperte e studi di altri resti di Neanderthal nel XIX e all’inizio del XX secolo hanno dato origine a teorie e immagini di un uomo delle caverne stereotipato e ingobbito. Nel corso del tempo, ulteriori ricerche hanno chiarito scientificamente molti tratti dei Neanderthaliani, ma alcuni dibattiti si sono soffermati sulla struttura del torace, sulla capacità dei polmoni e su quali condizioni i Neandertaliani avrebbero potuto essere in grado di adattarsi o meno.

Nell’ultimo decennio, la ricostruzione virtuale è diventata più comune nell’antropologia biologica e l’approccio è utile con fossili come il torace, anche se le ossa più fragili rendono la ricostruzione fisica difficile e rischiosa. Quasi due anni fa, lo stesso team di ricerca ha creato una ricostruzione virtuale della colonna vertebrale di Kebara 2, il primo passo per aggiornare le teorie della biomeccanica dei Neanderthaliani. Il lavoro del gruppo aveva già affermato la probabilità di una postura eretta, indicando una colonna vertebrale più dritta rispetto a quella degli umani moderni.

Per questo modello del torace, invece, i ricercatori hanno utilizzato sia le osservazioni dirette dello scheletro di Kebara 2, attualmente ospitato presso l’Università di Tel Aviv, sia le scansioni TAC di vertebre, costole e ossa pelviche, sia uno specifico software 3D progettato per uso scientifico, realizzando un lavoro meticoloso, secondo Alon Barash, docente alla Bar Ilan University, in Israele: sono state, infatti, scansite ogni vertebra e tutti i frammenti delle costole e poi rimontarli in 3D.”

E’ stata, quindi, usata una tecnica chiamata analisi morfometrica per confrontare le immagini delle ossa di Neanderthal con le scansioni mediche delle ossa dagli uomini adulti attuali.

La ricostruzione del torace, abbinata alla precedente scoperta della squadra, mostra come le costole che si colleghino alla colonna vertebrale in una singolare direzione verso l’interno, costringendo la cavità toracica verso l’esterno e consentendo alla colonna vertebrale di inclinarsi leggermente all’indietro, con una piccola parte della curva lombare simile alla moderna struttura scheletrica umana.

La colonna vertebrale del Neanderthaliano si trova più all’interno del torace, fornendo maggiore stabilità. Inoltre, il torace è più largo nella sua parte inferiore e questa forma della gabbia toracica suggerisce un diaframma più grande e quindi una maggiore capacità polmonare.

L’ampio torace inferiore dei Neanderthaliani e l’orientamento orizzontale delle costole suggeriscono che dipendono molto dal loro diaframma per respirare, mentre i Sapiens moderni, d’altro canto, si affidano sia al diaframma che all’espansione della gabbia toracica per respirare.

Ricostruire il torace è stato un esercizio per ricominciare da zero, cercando deliberatamente di evitare di essere influenzato dalle teorie passate su come i Neanderthaliani erano conformati fisicamente o come vivevano: le nuove tecnologie nello studio dei resti fossili forniscono, dunque, nuove informazioni per comprendere meglio le specie estinte.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Università di Washington .

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