STUDIO SULLA RESILIENZA SOCIALE TRA ETA’ DEL BRONZO ED ETA’ DEL FERRO IN GEORGIA
Un progetto condotto dalla Cranfield University, in Inghilterra, incluso scavi archeologici presso il sito della fortezza nel sud della Georgia, mira a scoprire le motivazioni per le quali le comunità in quest’area avevano maggior resilienza rispetto ad altre parti del mondo alla fine dell’Età del Bronzo, un periodo di cambiamento significativo, intorno al 1200 a.C.
Il progetto Surviving the Crisis Years: The Foundations of Societal Resilience in the Caucasus at the End of the Bronze Age è guidato da Nathaniel Erb-Satullo , docente di Scienze Archeologiche presso la Cranfield University, in collaborazione con Dimitri Jachvliani, archeologo del Georgian National Museum di Tbilisi. Al progetto parteciperanno anche l’osteoarcheologo della Cranfield, Nivien Speith, e un’ampia gamma di partner specializzati della Cornell University, dell’Università della Pennsylvania e dell’Università di Oxford.
Durante la cosiddetta “crisi del XII secolo a.C.” e le sue conseguenze, la maggior parte delle aree del Medio Oriente ha vissuto un periodo di enorme sconvolgimento con il crollo di imperi, cambiamenti climatici, carestie, raccolti mancati, guerre e migrazioni.
Il Caucaso (l’attuale Georgia, Armenia e Azerbaigian) sembra, al contrario, essere stato isolato da questo caos, mostrando solo un cambiamento graduale nella cultura materiale e nei modelli di insediamento. E’ probabile che la regione sia sfuggita completamente al più ampio sconvolgimento che potrebbe anche non aver avuto lo stesso impatto culturale, economico e politico sulle comunità della zona, a dimostrazione che le popolazioni erano più resilienti di altre aree.
Secondo Erb-Satullo, la chiave per comprendere il motivo secondo il quale la transizione dall’Età del Bronzo all’Età del Ferro sia diversa nel Caucaso, è quella di studiare le comunità fortificate che caratterizzano il paesaggio durante questo periodo. Il team si è impegnato a cercare tracce della Tarda Età del Bronzo attraverso l’esame di aree tematico-culturali come la ceramica, i rituali di sepoltura, le pratiche agricole, gli strumenti e le strutture sociali e comprendere cosa possa trovarsi alla base dell’apparente resilienza di quelle popolazioni.
Il sito della fortezza di Dmanisis Gora, nella regione di Kvemo Kartli, in Georgia, sarà studiato a tappeto da un team internazionale composto da oltre 30 ricercatori che lavoreranno allo scavo archeologico del sito. Il team include anche studenti e laureati di Cranfield, archeologi georgiani e specialisti di numerose università del Regno Unito e degli Stati Uniti. Anche i residenti locali della vicina città moderna potranno assisteranno allo scavo come ospiti.
Il progetto si basa sugli scavi di alcuni saggi, condotti prima della pandemia, nonché su un’indagine fotogrammetrica completa basata su voli di droni condotta nell’autunno 2022 per aggiornare la ricerca esistente sulla zona. Il team utilizzerà le più recenti tecnologie forensi, tra cui l’analisi isotopica dei resti di animali, analisi della metallurgia, la magnetometria e il dispiegamento di droni per scansionare l’area.
Erb-Satullo ritiene che ciò che è davvero interessante di questo sito, oltra alla sua dimensione, è la conservazione della stratigrafia che risalirebbe esattamente agli anni intorno alla crisi del XII secolo a.C. Molte di queste strutture fortificate si trovavano su colline soggette a erosione ma Dmanisis Gora ha una topografia relativamente piatta, quindi il sedimento si è accumulato in strati nel tempo, contribuendo a preservare manufatti e indizi archeologici oggetto della ricerca ma anche la resilienza delle popolazioni locali…
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: Università di Cranfield