TOMBA REALE E LABORATORIO CERAMICO PORTATI ALLA LUCE NEL SOHAG, EGITTO
La missione archeologica egiziano-americana del Ministero di Stato per le Antichità egiziano (MoTA) e dell’Università della Pennsylvania che lavora ad Abydos ha portato alla luce, nella provincia di Sohag, nell’Egitto centrale, una tomba reale e un laboratorio per la produzione di ceramica, risalenti rispettivamente al Secondo Periodo Intermedio e all’Epoca romana.
La tomba è stata localizzata nella Necropoli della Montagna di Anubi (Gebel Anubis), una cima montuosa nel Sud di Abydos, dominata dal complesso funerario del faraone del Medio Regno Senwosret III (1878-1839 a.C.) e che è arrivata a includere ulteriori, ma più modesti, edifici funerari reali del Tardo Medio Regno e del Secondo Periodo Intermedio.
Di particolare interesse tra queste tombe sono quelle della dinastia di Abydos del Secondo Periodo Intermedio, un’enigmatica sequenza di sovrani che portavano titoli faraonici ma erano attivi solo a livello regionale. Finora, la più importante di queste tombe della dinastia di Abido è quella del faraone Senebkay (circa 1600 a.C.), portata alla luce nel 2014 dal team dell’Università della Pennsylvania guidato da Josef Wegner.
Secondo i dati forniti dal Ministero, la tomba reale appena scoperta risale al 1700-1600 a.C., gettando nuova luce sulle tradizioni funerarie di Abydos. Studi preliminari indicano che la tomba è precedente a quella del re Senebkay e, secondo Wegner, direttore del team egiziano-americano, la struttura appena scoperta è significativamente più grande di altre tombe note associate alla dinastia di Abydos.
La tomba si trova a circa sette metri sotto la superficie e presenta una camera funeraria in pietra calcarea sormontata da soffitti a volta in mattoni di fango che originariamente erano alti cinque metri. I resti decorativi scoperti nel sito includono iscrizioni ormai sbiadite che fiancheggiano l’ingresso della camera funeraria, raffiguranti le dee Iside e Nefti. Sono state trovate anche tracce di fasce inscritte in geroglifico dipinte di giallo, che un tempo recavano il nome del proprietario della tomba.
Gli elementi decorativi presentano somiglianze stilistiche con quelli visti nella tomba di Senebkay, suggerendo una continuità nelle tradizioni funerarie tra la meno nota stirpe reale di Abydos. La missione prevede di proseguire gli scavi e di effettuare ulteriori analisi per stabilire una cronologia più precisa della tomba e del suo occupante.
Nel frattempo, la missione del Supreme Council of Antiquities ha scoperto un completo laboratorio di ceramica di Epoca romana nel villaggio di Banawit, sempre nella provincia del Sohag, rivelando uno dei più grandi centri di produzione di ceramica e vetro che un tempo riforniva il Nono Nomo dell’Alto Egitto.
Il sito contiene un vasto complesso di fornaci, ampie strutture di stoccaggio per recipienti in ceramica e un notevole gruppo di 32 òstraka con iscrizioni in demotico e greco. Queste iscrizioni offrono uno sguardo all’attività commerciale della regione, documentando transazioni e pagamenti di tasse relativi alla produzione di ceramiche e vetro.
Secondo Mohamed Abdel-Badie, responsabile del Settore delle Antichità Egizie presso il Consiglio Supremo delle Antichità, gli studi preliminari suggeriscono che il laboratorio fosse in funzione durante il periodo bizantino e che in seguito sia stato riconvertito in luogo di sepoltura nel VII secolo d.C. Il sito potrebbe aver continuato a funzionare come cimitero fino al XIV secolo, come testimoniano le molteplici sepolture umane, tra cui tombe intatte in mattoni di fango contenenti resti scheletrici e corpi mummificati. Le sepolture sembrano essere principalmente familiari, comprendenti uomini, donne e un’alta percentuale di bambini.
Uno dei reperti più sorprendenti è la mummia ben conservata di un bambino, scoperta sdraiata in posizione di sonno e con indosso un colorato berretto intrecciato. Notevole anche un cranio femminile, probabilmente appartenuto a una donna di circa trent’anni. Resti botanici, tra cui radici di grano e semi di piante antiche come la palma dum e l’orzo, sono stati trovati nel sito, offrendo ulteriori approfondimenti sulle pratiche agricole della regione durante questo periodo.
Man mano che gli scavi e le analisi proseguono, si prevede che queste scoperte getteranno nuova luce sia sulla storia economica dell’Egitto romano e bizantino sia sulle tradizioni funerarie in evoluzione dei suoi successivi abitanti.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: MoTA