TOP 10 DELLE SCOPERTE ARCHEOLOGICHE 2021 – prima parte
La rivista ARCHAEOLOGY, una pubblicazione dell’Archaeological Institute of America, pubblica la sua classifica Top 10 delle scoperte archeologiche 2021, secondo gli editori della rivista stessa. Per quelle del 2020, clicca qui.
Come ogni anno vi propongo il solito resoconto di scoperte archeologiche e per il 2021, un anno ancora condizionato da ancora mille difficoltà, questa è la lista. Buona lettura.
Luxor, Egitto. Un insediamento che è rimasto sepolto sotto la sabbia per migliaia di anni si ritiene sia una delle più grandi città dell’antico Egitto mai portate alla luce. Il sito è stato scoperto casualmente durante la ricerca del tempio funerario del faraone Tutankhamon, lungo la riva occidentale del Nilo a Luxor. Quello che hanno trovato in questo 2021, invece, è stato un insediamento urbano case case, strade e muri altri fino a tre metri. Iscrizioni geroglifiche indicano che la città era denominata tehn Aten o Aton “abbagliante” o città d’oro, fondata dal nonno di Tutankhamon, Amenhotep III, così chiamata perchè risale all’età d’oro dell’antico Egitto, secondo Zahi Hawass.
“tehn Aten” era il principale centro amministrativo e industriale dell’Egitto è grazie al notevole stato di conservazione della città, i ricercatori riescono a individuare una visione senza precedenti della vita lì più di 3000 anni fa. Sebbene finora sia stato scavato solo circa un terzo del sito, gli archeologi hanno scoperto abitazioni contenenti oggetti di uso quotidiano tra cui vasi di ceramica, giocattoli e manufatti vari in pietra calcarea. Hanno anche identificato forni per pane, cucine e altre aree associate alla produzione di cibo, oltre a un grande contenitore ceramico contenente quasi 10 kg ibbre di carne secca preparata da un macellaio di nome Luwy. Sono state individuate anche fabbriche che producevano mattoni di fango e amuleti decorativi nonché un quartiere residenziale e amministrativo circondato da caratteristici muri a zigzag. Gli studi sono ancora in corso.
Quesang, Tibet. La prima arte rupestre del mondo potrebbe essere stata realizzata da due bambini vissuti in Tibet tra 226.000 e 169.000 anni fa. I giovani artisti, probabilmente Neanderthaliani o Denisoviani hanno lasciato una serie di impronte di mani su un affioramento di un tipo di calcare chiamato travertino. Il travertino, che si accumula intorno alle sorgenti minerali, è inizialmente abbastanza morbido da trattenere impronte per poi indurirsi con il tempo. Altre impronte preistoriche sono state trovate, sempre conservate nel travertino, vicino alla sorgente termale.
David Zhang, dell’Università di Guangzhoue, e i suoi colleghi hanno utilizzato la datazione in serie dell’uranio che esamina tracce di uranio e torio nei depositi di carbonato di calcio come il travertino, per determinare quando le impronte trovate in questo 2021 siano state lasciate sulla superficie dell’affioramento. Poiché l’uranio decade in torio a una velocità nota, i ricercatori sono stati in grado di calcolare l’età del travertino dal rapporto tra i due elementi.
Grotta di Contrebandier, Marocco. Durante la selezione di circa 12.000 frammenti ossei scavati dalla Grotta di Contrebandiers vicino alla costa atlantica del Marocco, l’archeologa Emily Hallett, del Max Planck Institute for the Science of Human History, ha notato che alcuni erano lisci e lucenti, come se fossero stati intenzionalmente modellati da mani umane. Dopo essersi consultata con i colleghi, ha stabilito che 62 dei frammenti sono strumenti ossei risalenti tra 120.000 e 90.000 anni fa. Questi includono una serie di strumenti realizzati con costole di animali di un tipo ben noto per il suo uso nella lavorazione della pelliccia e della pelle.
La Hallett, nelle analisi di questo 2021, identificò anche ossa di carnivori come volpi del deserto, sciacalli dorati e gatti selvatici che avevano segni che indicavano che erano stati scuoiati per la loro pelliccia. Insieme, le ossa dei carnivori e gli strumenti ossei sembrano fornire la prima prova conosciuta di preparazione di indumenti, teoria che si adatta bene ai precedenti studi genetici sui pidocchi dell’abbigliamento che suggerivano che l’abbigliamento fosse stato indossato per la prima volta dagli umani in Africa fino a 170.000 anni fa. Hallett afferma che è anche possibile che le persone della Contrebandiers Cave abbiano prodotto pelle per infilare insieme piccole perline per creare ornamenti personali simbolici.
White Sands, New Mexico. Negli ultimi due decenni, gli archeologi hanno scoperto una serie di siti che mostrano come i primi individui siano arrivati nelle Americhe già 16.000 anni fa. Alcuni studiosi hanno esplorato siti che hanno fornito date ancora più antiche, ma altri ricercatori hanno messo in dubbio la legittimità di queste scoperte, sostenendo che i manufatti recuperati non siano inequivocabilmente opera delle mani dell’uomo. La datazione al radiocarbonio di materiale associato a impronte umane fossilizzate al White Sands National Park identificate nel 2021 ha dimostrato che gruppi umani vivessero in Nord America già 23.000 anni fa.
Le impronte fanno parte di centinaia di impronte umane fossilizzate che gli archeologi hanno trovato nel parco e che sono stati lasciati in quelle che un tempo erano superfici fangose che circondavano un lago estinto. Un team che include l’archeologo della Cornell University ha identificato una serie di tali percorsi, lasciati principalmente da adolescenti e bambini, che si sono sovrapposti l’uno sull’altro nel corso dei millenni. La datazione al radiocarbonio dei semi di piante acquatiche trovati sotto e sopra sei di queste impronte mostra che sono stati creati tra 23.000 e 21.000 anni fa.
Arabia Saudita settentrionale. Dodici pannelli raffiguranti immagini di cammelli e asini selvatici sono ora noti per essere i più antichi rilievi animali a grandezza naturale del mondo. Utilizzando tecniche per l’analisi dei segni degli strumenti e dell’erosione, nonché manufatti associati alla datazione al radiocarbonio, i ricercatori hanno datato i rilievi, in quello che è noto come il sito dei cammelli, alla metà del sesto millennio a.C., circa 5.000 anni prima di quanto originariamente teorizzato finora. Durante il periodo neolitico (ca. 8000-3000 a.C.), l’Arabia settentrionale era molto più umida di quanto non fosse ora e i gruppi nomadi allevavano pecore, bovini e capre e cacciavano una ricca fauna selvatica. Gli animali avrebbero avuto un ruolo cruciale nell’esistenza dei pastori, spigando perché hanno creato dei rilievi così importanti.
L’archeologa Maria Guagnin del Max Planck Institute for the Science of Human History ritiene che il sito sia stato chiaramente utilizzato per millenni e nuovi rilievi venivano periodicamente aggiunti o quelli vecchi riscolpiti quando i dettagli iniziavano ad affievolirsi. La Guagnin non ha dubbi, tuttavia, sulla maestria mostrata dagli artisti neolitici che lavoravano in cima a scogliere dove non sarebbero mai stati in grado di vedere l’intero animale mentre lo scolpivano, con sorprendenti livelli di naturalismo e dettaglio.
–CONTINUA–
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: Archaeology.org 2021