giovedì, 26 Dicembre 2024
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TOP-10 DELLE SCOPERTE ARCHEOLOGICHE 2024 – ultima parte

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La rivista ARCHAEOLOGY, una pubblicazione dell’Archaeological Institute of America, pubblica la sua solita classifica della Top-10 delle scoperte archeologiche, secondo gli editori della rivista stessa. Ecco l’ultima parte della Top-10 del 2024; per la prima parte, clicca qui. Per la seconda parte, clicca qui.

Buona lettura.


I 134 uomini a bordo delle navi HMS Erebus e HMS Terror , che salparono dall’Inghilterra nel maggio 1845 sotto la guida del capitano John Franklin, erano equipaggiati con provviste apparentemente abbondanti e attrezzature all’avanguardia per aiutarli a tracciare una rotta marittima attraverso la parte superiore del Nord America dall’Atlantico al Pacifico, il leggendario Passaggio a Nord-Ovest che era sfuggito agli esploratori europei per più di tre secoli. Lungi dal raggiungere il suo ambizioso obiettivo, tuttavia, la spedizione Franklin sarebbe passata alla storia come l’impresa artica più catastrofica della storia. Non sopravvisse un solo uomo.

Quasi due secoli dopo, i ricercatori stanno ancora scoprendo nuovi macabri dettagli sugli ultimi giorni della spedizione. L’ultimo resoconto scritto della spedizione, redatto dal capitano James Fitzjames (in foto) dell’Erebus il 25 aprile 1848, fu lasciato vicino a Victory Point sull’isola di Re Guglielmo nell’Artico canadese.

Fitzjames riferì che l’Erebus e la Terror erano rimaste intrappolate nel ghiaccio e abbandonate, che Franklin era morto l’anno precedente e che altri otto ufficiali e 15 membri dell’equipaggio erano morti. Gli uomini rimasti progettarono di dirigersi a sud il giorno dopo, con Fitzjames ora secondo in comando, sotto il capitano della Terror , Francis Crozier. Molti non arrivarono lontano.

In un sito sull’isola di Re Guglielmo, a circa 80 chilometri a sud di Victory Point, gli archeologi nei primi anni ’90 scoprirono i resti di 13 membri della spedizione. Come indicazione di quanto terribili dovessero essere diventate le condizioni, scoprirono che le ossa appartenenti a quattro di questi individui mostravano segni di tagli che indicavano che i loro corpi erano stati cannibalizzati!

Un team guidato dall’archeologo Douglas Stenton dell’Università di Waterloo ha confermato per la prima volta l’identità di una delle vittime: il capitano Fitzjames. I marcatori sul cromosoma Y di un discendente paterno diretto del bisnonno del capitano corrispondevano a quelli sul cromosoma Y estratto da una mandibola, con molteplici segni di taglio, trovato sull’isola.

Stenton sottolinea che né il grado né lo status di Fitzjames sembrano essere stati sufficienti a proteggerlo da questa indegnità in cui l’istinto primordiale, l’istinto di sopravvivenza, abbia semplicemente sopraffatto l’inibizione, prolungando solo le sofferenze.


La serie della Top-10 prosegue nel Parco archeologico El Caño, nel centro di Panama, dove gli archeologi hanno portato alla luce una tomba di 1.250 anni fa contenente i resti di un uomo avvolto in ornamenti d’oro e sepolto a faccia in giù insieme a numerose statuette d’oro e otto pettorali d’oro con tubetti realizzati in ossi di cervo. La Necropoli di El Caño fu costruita sulle rive del Rio Grande di Panama tra l’VIII e l’XI secolo d.C. dal popolo Coclé.

L’archeologa e direttrice del progetto Julia Mayo inizialmente credeva che i tubi fossero flauti, ma, dopo un’ispezione più attenta, ha stabilito che sono quegli strumenti noti come tubi curativi, che i Coclé probabilmente usavano per inalare ed esalare il fumo delle erbe medicinali bruciate durante i rituali. La presenza dei tubi, insieme al nascondiglio d’oro, che include campanelli e una piccola statuetta d’oro raffigurante una creatura ultraterrena con orecchie e naso di pipistrello, suggerisce che l’uomo fosse un capo Coclé, probabilmente uno sciamano o uno stregone.

Secondo la Mayo, la necropoli era usata per venerare gli antenati Coclé e per legittimare il potere delle famiglie regnanti attraverso cerimonie pubbliche. Sulle superfici dei pettorali sono raffigurate creature mitologiche, tra cui bestie ibride con caratteristiche di pipistrelli, farfalle, pesci, squali, coccodrilli e uccelli. Questi ibridi rappresentano la mutevolezza e la transizione verso l’aldilà.

Secondo i ricercatori, i Coclé selezionavano animali che potevano abitare più elementi (terra, aria, acqua e fuoco) o che possedevano capacità associate allo sciamanesimo, come la trasformazione, il volo o la visione nell’oscurità e le  figure in rilievo sui pettorali d’oro rappresentano i modi in cui le divinità si manifestavano agli sciamani.


La città poco conosciuta di Chochkitam, situata nella fitta foresta pluviale del Guatemala nord-orientale, vicino al confine con Belize e Messico, è stata ricognita e fotografata l’ultima volta dagli archeologi circa 100 anni fa. Nel 2024, l’archeologo Francisco Estrada-Belli della Tulane University è tornato sul sito e ha scoperto una piccola piramide.

I saccheggiatori avevano ripetutamente saccheggiato la piramide, ma appena sotto l’ultimo strato raggiunto, Estrada-Belli ha scoperto una camera funeraria crollata piena di macerie. All’interno della camera a forma di cassa mortuaria, il team ha portato alla luce uno scheletro parziale appartenente a un sovrano Maya, una maschera di mosaico di giada frammentata e ossa umane iscritte con glifi Maya. Fuori dalla camera, hanno trovato una stele reale parzialmente integra.

Per ricostruire la maschera alta oltre q5 cm, il team di Estrada-Belli ha riassemblato 33 frammenti di giada che in origine provenivano dalla valle del fiume Motagua, a più di 350 km di distanza, pezzi di madreperla usati per gli occhi e una bocca formata da una conchiglia di spondylus color rubino. Il team ha identificato due femori appartenenti a individui diversi, probabilmente il padre e il nonno del sovrano defunto, che erano stati scolpiti come forma di culto degli antenati. Su un osso decorato, i ricercatori hanno individuato un’immagine dettagliata del sovrano che indossa insegne e un copricapo con il suo nome, Itzam Kokaj Bahlam.

Il sovrano tiene una maschera simile a quella trovata nella tomba e indossa una cintura con parte del suo nome, Bahlam, che è il titolo di una dinastia precedentemente sconosciuta. Dalla cintura pendono maschere con i nomi di divinità e antenati incisi. La stele reale reca una raffigurazione del padre del sovrano, Muwaan Bahlam, e fu probabilmente usata come pietra angolare della tomba. Sulla base del design dei manufatti trovati nella camera e della datazione al radiocarbonio delle ossa del sovrano, il team di Estrada-Belli ha datato la sepoltura tra il 230 e il 350 d.C.


La Top-10 termina con questa scoperta. I ricercatori hanno scoperto che un paio di manufatti in legno rinvenuti nella Cloggs Cave in Australia sono stati utilizzati più di 10.000 anni fa per lanciare incantesimi che erano centrali nel rituale più lungo e praticato ininterrottamente al mondo.

I primi scavi nella grotta sono stati effettuati negli anni ’70 e gli archeologi erano convinti che fosse abitata in modo intermittente da cacciatori aborigeni a partire da circa 23.000 anni fa. L’interpretazione della grotta come un ricovero occasionale non è mai stata accettata dalla popolazione locale GunaiKurnai che ritiene che i loro antenati la usassero come un rifugio sacro per i rituali praticati da uomini e donne di medicina noti come mulla-mullung, non semplicemente come dimora.

Negli ultimi anni, gli anziani GunaiKurnai hanno chiesto agli archeologi di tornare alla Cloggs Cave e di collaborare con loro per condurre nuovi scavi basati sulla loro conoscenza tradizionale. Un team guidato dall’anziano GunaiKurnai Russell Mullett e dall’archeologo Bruno David della Monash University ha scoperto nelle profondità della grotta due piccoli focolari con comignolo con testi di  bastoni in legno leggermente bruciati e rifiniti, ricoperti di grasso animale: prova di una pratica rituale risalente ad almeno 12.000 anni fa.

I resoconti del XIX secolo riportano che, per curare (o maledire) qualcuno, un mulla-mullung GunaiKurnai avrebbe posto un bastone spalmato di grasso di canguro in diagonalenel comignolo. Avrebbero poi cantato il nome del bersaglio finché il bastone non fosse caduto di lato, punto in cui l’incantesimo avrebbe avuto effetto.

La datazione al radiocarbonio dei bastoni e del carbone dei due focolari nella Grotta di Cloggs ha mostrato che un focolare è stato utilizzato circa 12.000 anni fa e l’altro circa 10.000 anni fa. La disposizione sia dei focolari che dei bastoni corrisponde perfettamente alle descrizioni etnografiche del rituale GunaiKurnai, suggerendo che il mulla-mullung abbia tramandato la conoscenza del rito per circa 500 generazioni, rendendolo l’unico rituale dell’era glaciale noto per essere sopravvissuto immutato fino all’era moderna.


Fine Top-10

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

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