giovedì, 21 Novembre 2024
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UNA NUOVA RICERCA CONFERMA CHE GLI SCITI USAVANO LA PELLE UMANA DEI NEMICI PER ALCUNI MANUFATTI

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Secondo un nuovo studio, gli antichi Sciti, (gr. Σκύϑαι), guerrieri nomadi e pastori che fiorirono nelle steppe dell’Europa e dell’Asia, trasformarono la pelle umana in cuoio da indossare: la scoperta conferma l’affermazione dello storico greco Erodoto, che visse tra il 484 e il 425 a.C. circa, secondo cui gli Sciti, che svilupparono la loro civiltà dall’800 a.C. al 300 d.C. circa, usavano la pelle umana.

Per indagare, i ricercatori hanno analizzato 45 campioni di pelle provenienti da 18 sepolture provenienti da 14 siti nel sud dell’Ucraina e, secondo lo studio, pubblicato sulla rivista PLOS One, due manufatti in pelle, rinvenuti in tempi diversi negli ultimi decenni, dentrambi provenienti da faretre o contenitori che contenevano frecce, erano stati realizzati in pelle umana.

Nella costruzione delle faretre veniva utilizzata anche la pelle di animali, pecore, capre, bovini e cavalli e venivano sepolte nei kurgan, tumuli che contenevano le sepolture di sovrani o altri individui di alto rango risalenti a circa 2.400 anni fa, quando gli Sciti erano fiorenti.

Secondo Margarita Gleba, coautrice dello studio e docente di archeologia presso l’Università di Padova, considerando che le faretre erano un elemento importante dell’identità del guerriero scita, è molto probabile che finissero per essere sepolte con i loro possessori.

Il team di ricerca ha analizzato la pelle utilizzando l’impronta digitale della massa peptidica, una tecnica che esamina le proteine ​​specifiche in campioni organici per determinare da quale tipo di animale sono state prodotte, confermando quanto Erodoto fosse accurato nella sua valutazione scritta del riutilizzo della pelle umana da parte degli Sciti.

Erodoto scrive che uno Scita concia la pelle umana raschiandola dapprima con la costola di un manzo, la lavora con le mani in una sorta di impasto e, dopo averla resa elastica, la tiene a seccare fissandola orgogliosamente alla briglia del cavallo che cavalca; il guerriero che possedeva più scalpi o lembi di pelle era giudicato migliore degli altri. Aggiunge macabramente Erodoto che molti Sciti realizzano persino indumenti da indossare con questi frammenti di pelle umana, cucendoli insieme come cappotti di pelle. Molti guerrieri anche tolgono la pelle dalle mani destre dei loro nemici morti e ne fanno coperture per le loro faretre. (rif. Erodoto, Historíai, Libro 4.64)

Barry Cunliffe, docente emerito di archeologia europea presso l’Università di Oxford, ritiene che possano esserci altre ragioni, oltre a quelle menzionate da Erodoto, che possano aiutare a spiegare perché gli Sciti usassero la pelle umana. La caccia a un animale o la lotta contro un nemico, afferma Cunliffe, permette di ottenere un potere extra sugli altri nemici e, la convinzione che le proprie frecce siano guidate verso la preda perché tenute in prossimità della loro pelle, rafforzerebbe l’idea di forza, confermata ulteriormente dalle affermazioni di Erodoto secondo il quale anche i cavalli dei guerrieri sciti erano decorati con le teste dei loro nemici, per incutere terrore.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: UNIVERSITà DI PADOVA 

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